La narrativa di guerra scivola sul calcio – In televisione ultimamente veniamo martellati dalle lacrime, gli abbracci, i proclami e vengono sbandierati gli aiuti dati dal governo Meloni per il popolo ucraino in guerra.
La narrativa del popolo ucraino compatto al fronte che resiste contro le orde russe però è stata messa in crisi dalla partita dello scorso 16 febbraio, Rennes – Shakhtar Donetsk.
Qualcosa non torna
Com’è possibile che mentre vediamo immagini di bimbi in lacrime, di invii di armi, di raccolta vestiti e fondi, di servizi giornalistici sulle brutture della guerra, sulla chiamata alla difesa estrema ed alla riconquista dei territori del Donbass di Zelenskyi, 11 e più baldi giovani giocano a calcio e non solo: al loro seguito pure una curva di tifosi agguerriti e festanti?
I sacrifici degli italiani
Le nostre scuole sono al freddo, i nostri ospedali sono fatiscenti, i terremotati di Amatrice attendono da anni case e ricostruzione, e sulle spalle di noi comuni mortali si è abbattuta la crisi economica con carobollette, carovita e inflazione.
Giorgia segue l’Europa League?
Il governo Meloni, senza avere la coscienza di dichiararlo, ci chiede di fare sacrifici per inviare armi, soldi e aiuti all’Ucraina in guerra.
La vulgata governativa ci propina che il popolo ucraino è allo stremo e che senza il nostro supporto non sarebbe in grado di resistere: forse sarebbe opportuno fare incontrare alla Meloni la curva ed i giocatori dello Shakhtar Donetsk così da bilanciare le palle governative che il popolo italiano è costretto a subire da un anno a questa parte.
Redazione