La scuola alla deriva

La scuola alla derivaLa scuola alla deriva – Una cosa è certa. Il governo Meloni non è il governo del cambiamento. In nessun settore ma soprattutto e prima di tutto in quello della scuola. Non si tratta di rinfocolare le polemiche sulla nuova denominazione del Ministero che include la parla merito, che tanto ha appassionato la sinistra che ha dimenticato i problemi veri, ma di osservare che, esattamente come quelli precedenti, anche il governo di centro destra nella scuola per il momento ha fatto solo tagli.

La beffa del rinnovo contrattuale

Se i milioni destinati al personale scolastico sono 150, ben 120 sono tolti alle risorse per il buon funzionamento della scuola. Il contratto 2022-2024 è un vero e proprio bluff e lascerà la retribuzione dei docenti sempre a livelli bassissimi. Se un insegnante in Germania percepisce tra i 4.000 e i 5.000 euro al mese, un docente italiano con 15-20 anni di servizio prende 1643 euro.  Nell’Eurozona la media calcolata per il numero di insegnanti e il loro grado, in ciascuno stato è di 44.408 euro annuali a fronte dei 30.784 euro in Italia. A questo si aggiunge, la precarietà edilizia che è ha raggiunto livelli allarmanti, il taglio dei plessi scolastici stimati in circa 700 e l’insufficienza del personale scolastico a tutti i livelli.

Dati gli stipendi da fame, mancano i docenti di matematica e sempre meno giovani sono interessati all’insegnamento. Senza contare come anche il personale in servizio sia sempre meno motivato. Certo, il disastro ha origini ben precise. Basti ricordare quanto accadde all’epoca della Gelmini che tagliò ben 80.000 cattedre confondendo le classi di concorso assegnando quasi a casaccio materie e classi a docenti sforniti di una preparazione e un titolo specifico per svolgere i programmi con competenza. Certamente lo Stato risparmiò un bel po’ di miliardi ma la scuola subì un colpo tremendo. Aggiungiamo poi l’accorpamento delle classi trasformate in autentici pollai in aule anguste e strette a scapito dell’efficacia dell’insegnamento. Da allora, dicevamo, la situazione è rimasta praticamente invariata. Anche i dirigenti scolastici , poi, spesso non si occupano di un solo istituto ma sono chiamati alla “reggenza” di due o più scuole, cosa che contribuisce a creare disguidi e confusione.

La nostalgia del Professore

La figura del docente oggi non è più quella di una volta. Parlare della “funzione docente” è diventato anacronistico. Ormai, in virtù dell’inclusione, che resta comunque mal gestita, il “professore” di una volta non esiste più perché ridotto invece ad un ruolo di mero burocrate compilatore di schede, moduli, griglie di valutazione e verbali di scarso significato e dubbia utilità. Mentre ci si crogiola con il Gender e con le problematiche che le sue teorie hanno scatenato, orientarsi tra le decine di nuove sigle introdotte nella scuola non è facile. PdP, BES, DSA, AE, AEC, AGIA, AGID, AVSI. Ed è anche deprimente se si pensa che al di là di tutte queste sigle, continuamente in trasformazione, e di tante belle parole, nulla di sostanziale viene fatto.

PCTO – Percorsi per le Competenze

O meglio, l’unica strada che è stata imboccata è quella della scuola azienda dove si lotta per accaparrarsi l’utenza con gli Open Day o dove gli studenti sono costretti a misurarsi con l’alternanza scuola lavoro, ormai trasformata in PCTO, spesso condotta in condizioni di scarsa sicurezza se non addirittura di rischio, come testimoniato da diversi incidenti drammatici segnalati dalle cronache.

Politica e Scuola

Il problema vero è che i politici nostrani, dal centrosinistra al centrodestra, in verità della scuola ne sanno poco e niente e la loro conoscenza si basa sui ricordi di quando l’hanno frequentata. Non sanno infatti dove mettere mano, varando solo provvedimenti sbagliati. I sindacati, dal canto loro, hanno da tempo tradito la scuola. Nel 1991 firmarono i protocolli d’intesa sui servizi minimi, cosa che tolse agli insegnanti l’unica arma che avevano, quella del blocco degli scrutini e degli esami, impegnandosi in una serie di scioperi inutili quanto inefficaci e crogiolandosi in uno stato di inerzia perenne a vantaggio dei diversi “governi amici” del centrosinistra.

Docenti rassegnati

Gli stessi docenti appaiono ormai rassegnati e nulla fanno per riscattarsi e riprendere il loro ruolo precipuo che è quello di educatori capaci di trasmettere cultura e di formare le coscienze delle nuove generazioni. E così la deriva continua e la scuola italiana naviga verso orizzonti sempre più nebulosi e caotici.