La solitudine dei disabili

La solitudine dei disabiliLa solitudine dei disabili – La solitudine dei disabili in uno Stato che non c’è – A Ortona, in Provincia di Chieti, qualche giorno fa, sono stati trovati i corpi senza vita di due fratelli. Uno dei due si sarebbe impiccato dopo aver ucciso il fratello maggiore. Una tragedia che ha come protagonisti due uomini di 70 e 75 anni.

Sembra che il settantenne abbia ucciso il fratello disabile, di cinque anni più anziano, e poi si sia tolto la vita. L’omicida si sarebbe impiccato subito dopo aver soffocato l’altro, nell’appartamento dove entrambi vivevano.

L’omicida, a quanto si apprende, si prendeva cura personalmente del fratello paralizzato che aveva bisogno di essere accudito e trasportato in centri di assistenza.

Un altro omicidio suicidio a distanza di un giorno è accaduto a Napoli, dove i corpi di una coppia (lui di 76 anni, lei di 95) sono stati ritrovati senza vita nella loro abitazione.

Un epilogo straziante che ha come protagonista Giuseppina Faiella, colpita alla testa e trovata cadavere sul letto e Salvatore Maddaluno, lanciatosi dalla finestra della loro abitazione.

L’ipotesi è proprio quella che si sia trattato di un omicidio-suicidio.

Da quanto è emerso sembra proprio una storia di disperazione che avrebbe portato l’uomo a compiere un doppio gesto estremo. Prima l’omicidio della donna e poi il suo suicidio.

La donna era malata da tempo, per questo motivo era costretta a vivere allettata, completamente dipendente dal marito.

Storie di solitudine e abbandono

Famiglie abbandonate a loro stesse tra disperazione, sconforto, rassegnazione. Stati d’animo che, purtroppo, possono portare anche a gesti estremi.

Un abbandono e una disumanità verso i più fragili che non risparmia neppure i più piccoli. Come successo a Cosimo, bambino disabile di 11 anni, che non può andare in gita perché non c’è un pulmino adatto. Duccio Massaini, il padre del bambino, ha chiesto il bus per disabili all’inizio dell’anno scolastico senza ottenere risposta.

Il Corriere Fiorentino, ha raccontato la triste vicenda di Cosimo, studente dell’Istituto La Pira di Firenze, il cui papà deve lottare anche per permettere che suo figlio segua lo stesso percorso scolastico degli altri bambini. Cosimo, infatti, non può andare in gita insieme ai suoi compagni di classe perché non c’è un pulmino adatto che possa ospitarlo, così come non può andare in giardino perché i lavori per realizzare una rampa adeguata sono fermi da mesi. “Per accedere all’orto didattico Cosimo deve essere preso in braccio perché non esiste pedana. I giardini e il parco giochi sono inagibili e l’unica pedana che c’è è troppo ripida. Voglio rispetto per mio figlio. La gita è a primavera, ma ci hanno già detto di no evidentemente perché i mezzi per disabili sono già impegnati. Immagino toccherà alle maestre portarlo a spinta, ma in una città che dovrebbe essere al passo coi tempi e in grado di aprirsi al mondo, fa ridere che non si trovi un pulmino per un bambino disabile”. Questo quanto ha raccontato il padre ai giornalisti.

Cosimo dovrà contare solo sulla buona volontà delle maestre, che lo spingeranno fino al luogo della gita. Un anno fa, invece, fu costretto a rimanere da solo in classe perché anche in quell’occasione il pulmino non c’era.

Il caso di Cosimo non è un caso isolato.

A Bari, un ragazzo di sedici anni con autismo verbale ha cambiato ben 17 insegnanti di sostegno in dieci anni di frequenza della scuola dell’obbligo.

Una situazione che gli ha provocato una discontinuità didattica che ha reso vana, se non addirittura fatto peggiorare, la formazione scolastica del ragazzo, al punto che i suoi genitori hanno deciso di ritirarlo da scuola e continuare la formazione a casa, privatamente.

Una vergogna di civiltà in quanto una sconfitta per le istituzioni, questa è la storia raccontata dalla madre del ragazzo, Maria Grazia, prima attraverso i social network e successivamente dinanzi alle telecamere della trasmissione “Sportello Telebari”.

“È una sconfitta del sistema, prima ancora che nostra, ma sempre sconfitta è. Tenerlo a casa per proteggerlo dalla scuola, con molta, molta amarezza, ma ci siamo giocati pezzi di salute e di benessere psichico troppo importanti in questi anni. Brindiamo idealmente al sistema scolastico inclusivo “più bello del mondo”: noi ci siamo arresi. In bocca al lupo a chi resiste”, si legge nel post, diventato presto virale.

Ragazzi, bambini disabili non solo abbandonati dalle istituzioni ma anche derisi da chi dovrebbe proteggerli.

Come successo a Roma a Luca, un bambino autistico, stato costretto a cambiare scuola perché deriso dalle maestre in chat.

Abbandono, degrado, disumanità

Tutto questo in un Paese che parla di inclusione e umanità.

Tutto questo in un’Italia in cui la Costituzione recita che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

A quanto pare la cara e vecchia politica ha dimenticato che la Costituzione è un Testo programmatico ossia un programma non da tirar fuori solo in campagna elettorale ma da applicare giornalmente