La vera Europa: Visegrad contro Maastricht

La vera Europa: Visegrad contro MaastrichtLa vera Europa: Visegrad contro Maastricht – “Il sole non sorge più ad est”. Cantava così la gioventù nazionalrivoluzionaria in allusione alla rivolta di Budapest.

Ovvio che il riferimento ricadeva sul sol dell’avvenire tanto “mantrizzato” dai comunisti e da milioni di invasati dalla chimera marxista. I tempi però sono cambiati e l’epicentro della crisi moderna s’incarna nelle fattezze sfigurate dell’Europa Occidentale.  Nella terra, dove il sole è calante, fino a sprofondare negli abissi atlantici.

Mentre ad est il sole stavolta nasce per davvero o rinasce vichianamente per conferire nuova linfa, luce e spirito ai suoi popoli.

Il patto di Visegrad

Il patto di Visegrad risale al 1991, un anno prima di Maastricht, tra tre nazioni appena uscite dal lungo ed estenuante letargo comunista: Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia.

Quest’ultima due anni dopo, darà vita alla separazione consensuale tra cechi e slovacchi dopo un forzato connubio durato 70 anni, prodotto della perfidia massonica di Versailles. Quindi da patto triangolare diventa V4, un blocco geopolitico di quattro realtà statuali assimilate da comuni finalità.

Visegrad ha una valenza storica e simbolica. Nel 1336 qui avvenne uno storico incontro tra i sovrani dei quattro regni corrispondenti ai paesi soprammenzionati.

Da esso scaturì un importante accordo di cooperazione commerciale.

Sfuggire dalla gabbia comunista

Parimenti, l’incontro si è ritualmente riproposto nel 1991: reso necessario dopo la dipartita del Patto di Varsavia e del COMECON, che fin lì aveva legava i loro destini all’ economia pianificata sovietica.

Visegrad doveva proporsi il fine di aprire lo sguardo ad Occidente. Prodromico quindi all’ingresso dei “quattro” nella NATO e nell’unione Europea, materializzatosi poi negli anni a seguire.

È singolare che se economicamente, tale scelta significò nuovo ossigeno per i comparti produttivi interni, sul piano etico non implicò affatto una “occidentalizzazione” dei costumi.

Questi paesi, pur soffrendo sotto la mordacchia bolscevica, non subirono il Sessantotto e i suoi riverberi in campo “sociologico”. Vero che la droga imperversò tra i giovani euro-orientali nel primo periodo postcomunista: problema ascrivibile allo sbandamento e al vuoto di valori prodotto dalla transizione dell’epoca.

Un ritorno alla tradizione

I Governi di Visegrad, ben presto, seppero correggere la rotta improntando i loro interventi in direzione di un ritorno alle radici patriottiche e alla Cristianità.

Prodigiosa può definirsi la “rivoluzione nazionale” di Orban che incastona la triade Dio-Patria-Famiglia nel cuore della costituzione Magiara. Tutto ciò ha posto un freno allo sfaldamento sociale in corso: segno che nei popoli spesso ad una armonica crescita economica si accompagni una rinascita sul piano spirituale.

Visegrad, per eterogenesi dei fini, da mero simposio economicistico assurge a centro ispiratore di una nuova civiltà.

Fu per lungo periodo sede di conservazione della Sacra Corona Apostolica di Santo Stefano e ci viene naturale operare un connubio simbolico tra la sacralità di quel luogo e la politica nel segno dei principi non negoziabili adottati dagli stati orientali.

L’altra europa

A Maastricht viene invece disegnata l’Unione “squadra e compasso”, delle tecnocrazie mercantili e del sovvertimento dei valori. Dalle sue sementi marce raccogliamo i frutti di una Europa che oggi promuove il meticciato a detrimento delle identità, l’ateismo e il multiculturalismo contro la fede cristiana, l’eutanasia e l’aborto contro la vita, la tirannia culturale gender LGBT a danno della famiglia naturalmente intesa.

Proprio l’esatto opposto di quanto i Governi del Blocco di Visegrad stanno perorando per le loro comunità nazionali. E a poco servono le minacce sanzionatorie di una Von Der Leyen o le ingerenze “arcobaleno ” di magnati alla Soros per scardinare la forma mentis consolidata di quei popoli. Come hanno resistito al comunismo, sviluppando gli anticorpi della tradizione e non certo del liberalismo, così non si lasceranno fagocitare dal nuovo leviatano.

Lo spirito del V4 di volgere lo sguardo ad Occidente c’è, ma a quello giusto che pone riferimento alla greco-romanità e al Cristianesimo. L’adesione a NATO e UE di questi paesi in tal senso riveste solo carattere strumentale o tattico: poco incide nel computo delle reali finalità. Basta vedere con quanta disinvoltura ed autonomia di spirito polacchi e ungheresi respingono al mittente certe direttive luciferine di Bruxelles.

Un futuro alternativo

Perchè se allo sbiadito “sol dell’avvenire” sovrapponi il Sole di Giustizia, perenne faro dei popoli, è evidente che per un provvidenziale gioco di riflesso tutto ciò possa irradiare anche il resto del continente nella cornice di un ‘auspicabile opera di riconquista.

Ed è proprio quello che temono il mainstream e i professi della cultura dominante dipingendo a più riprese il sovranismo di Visegrad come spauracchio da arginare, minaccia per i diritti civili e il loro fantomatico progresso.

Mistificazione che accresce perciò il valore della sfida e la bontà di quanto descritto, lasciando intendere che a questa falsa Europa si può contrapporre una alternativa e autentica che vive nel cuore dei popoli, con precisi caposaldi e reali esempi ai quali richiamarsi.