L’africanofilia delirante dei commentatori di calcio

L’africanofilia delirante dei commentatori di calcioL’africanofilia delirante dei commentatori di calcio – L’altro ieri abbiamo assistito all’inizio della ventiduesima coppa del mondo di calcio. Per quanto mi riguarda, è l’undicesima. Nella seconda giornata, mentre guardavo Olanda-Senegal e la totalità dei giornalisti francesi si chiedeva se fosse il caso o no di far entrare la propaganda omosessualista in una dittatura islamica, mi sono accorto che quegli stessi giornalisti, nell’occasione commentatori, tifavano apertamente per il Senegal contro i biondi olandesi.

Nostalgia

Intanto, mi venivano in mente con nostalgia i commenti di Thierry Roland insaporiti da considerazioni piccanti, qualche volta al limite del razzismo (“signor arbitro, lei è un bastardo”, “per un quarto di finale di coppa del mondo non hanno trovato di meglio di un arbitro tunisino”, “non c’è nulla di più difficile del commentare una partita dove gioca la Corea del Sud: sono tutti alti un metro e settanta, tutti bruni, tutti col cognome Lee, l’unico biondo è il portiere e non è che questo ci aiuti molto”, “ah, gli Italiani, questo gol è stato per loro come un colpo di spaghetti in testa”); al peggio, questo genere di commenti provocava una lettera a TÉLÉ 7 JOURS1 che usciva due settimane dopo quando l’incidente era già dimenticato.

Iniziato nel 1982

Riflettevo di come oggi i tempi fossero cambiati e che nell’epoca del politicamente corretto il mestiere di commentatore non avesse più niente a che vedere con quello che avevo conosciuto nella mia prima coppa del mondo. Era il 1982 e ci fu la vittoria di una fantastica squadra italiana e il magnifico cammino della squadra francese che assomigliava ancora a una squadra francese. Tuttavia, pensandoci bene, dal 1982 ad ora, passando per il 1990, 2002 e 2010 si è verificata una costante: ossia la presa di posizione dei commentatori francesi in favore delle squadre africane.

In favore delle squadre africane

Era cominciato nel 1982 con la sorprendente nazionale algerina. Avendo solo 9 anni, anche se la mia coscienza razziale (scusatemi la parola grossa) fosse già sveglia, non ci vedrei nulla di male. Nel 1990, quando la non meno sorprendente squadra del Camerun giocò un ottimo e inaspettato torneo, mi dissi che ciò era dovuto al fatto che la Francia non si fosse qualificata e che, in sua sostituzione, i tifosi francesi avessero voluto vivere la coppa del mondo attraverso quella squadra (molto fallosa, peraltro) composta quasi esclusivamente da calciatori che erano cresciuti nel nostro campionato.

Nel 2002 il Senegal

Nel 2002, però, dopo che la squadra francese, che aveva vomitato il suo odio su Jean-Marie Le Pen e i suoi elettori fra i due turni delle presidenziali, era stata umiliata dal Senegal ed eliminata prematuramente dalla coppa, i commentatori diventarono accaniti tifosi della squadra africana. Dopo la propaganda che avevamo appena vissuto in occasione delle elezioni, la mia capacità di scusare o anche solo comprendere questo fenomeno era pari a zero. Perché avremmo dovuto sostenere delle squadre che non ci assomigliano sul piano fisico, né su quello culturale e neppure su quello calcistico?

Perché non i vicini europei?

Dovremmo tifare le squadre dei paesi di quegli espatriati che ci avvelenano la vita dagli anni Settanta? Perché non sosteniamo i nostri vicini europei come Inghilterra e Germania? O, se vogliamo adottare il criterio di presenza di popolazioni d’immigrati nel nostro paese, allora perché non simpatizzare per le nazionali d’Italia, di Spagna, di Portogallo o Polonia? Questa tendenza è ancora proseguita nei vent’anni successivi con la Tunisia nel 2006 (aspettate di vedere oggi pomeriggio!) e col Ghana nel 2010: si direbbe che tutta la Francia sia in attesa della prima qualificazione in semifinale, nella storia del mondiale, di una squadra africana.

Ma perché?

In cosa questo ci riguarderebbe? Forse ci consideriamo già un paese africano? Confesso di non capire, così come non capisco perché continuiamo sempre di più a denigrare la nostra razza, il colore della nostra pelle, la nostra religione, il nostro modo di vita e la nostra cultura.

L’ideale sarebbe magari porre la domanda a questi commentatori africanofili, ma ci sono tante possibilità che questa sia loro trasmessa quanto quella che essi rispondano, sinceramente, che una squadra africana possa vincere un giorno una coppa del mondo!

Frédéric Avalli – Quadro parigino del Parti de la France

Articolo apparso il 25 novembre 2022 sul blog 

Pubblicato per gentile concessione dell’Autore e tradotto da Gianni Correggiari

Note: 1 Rivista del tipo dell’italiana “Sorrisi e Canzoni TV”