Le due facce dello stesso …dollaro

Le due facce dello stesso …dollaro-1Le due facce dello stesso …dollaro – Chissà se gli italiani se ne siano accorti, ma il main stream è cambiato.

E’ cambiato nel senso che, più o meno in maniera evidente, ha accolto nel suo grembo la presidente del Consiglio, ma solo lei e non anche i suoi ministri o il suo partito. Non è un “abbraccio“plateale, bensì un’aria, un venticello, una sensazione che emana anche dalle critiche dei soliti giornaloni. Anche l’opposizione della Sinistra, più che assomigliare a un rude incontro di pugilato, dà l’idea di un match di wrestling, dove i contendenti se le danno per finta.

Costanti, poi, gli apprezzamenti sulla sua (e quindi nostra!) collocazione nel campo europeo ed internazionale (Atlantico).

Persino la stampa e gli intellettuali di destra sembrano, incoerentemente, meno critici: hanno limato la punta dello stiletto, in qualche caso persino riposto in cantina il fioretto.

Insomma, pare che l’adesione, sin troppo sottolineata, all’atlantismo, alla NATO, all’Europa, all’Ucraina sia stata una sorta di giuramento d’ingresso nella “setta” globalista, confermata apertamente peraltro dall’uomo più vicino alla Meloni, il “Richelieu” Fazzolari, il quale afferma come “agli occhi degli Usa”, del “deep state”, della Cia non c’è interlocutore più affidabile di Big Giorgia.

Zelante sostenitrice della guerra

Non per niente l’Italia è la più fedele e zelante sostenitrice della guerra, costi quel che costi, senza se senza ma, personificazione del vecchio proverbio: “si accarezza il cane..per il padrone“ ovvero: si accarezza il cane per ingraziarsi il padrone ove il cane, simbolicamente, è l’Ucraina e il padrone gli Usa e il suo braccio armato, la NATO.

Ma vi è una particolarità invero strana: mentre ben cinque ministri ad oggi sono duramente, ma ingiustamente, attaccati dalla Sinistra che  ne chiede insistentemente le dimissioni, questa non ha avuto e non ha la stessa durezza per il loro capo, la quale, per altro, in tutte le occasioni è rimasta alquanto defilata dalle posizioni dei singoli, compresa la vicenda ultima di Azione Giovani, nonostante, come solito, la narrazione dominante abbia totalmente capovolto la vera dinamica dell’evento, attribuendo l’aggressione a questi ultimi.

Narrazione doppia

Insomma, mentre si abbraccia con trasporto Zelensky ogni volta che capita a tiro, si evita di “abbracciare” pubblicamente i propri ministri, quando questi sono attaccati dalla Sinistra.

Una narrazione doppia che, da un lato, approva o quantomeno non disapprova il capo del governo, mentre dall’altro, chiede le dimissioni di metà dei suoi ministri.

Persino la nuova segretaria del Pd, Schlein, estremista Woke- Atlantico-Svizzera-Aschenazita, nell’audizione in Parlamento del Ministro degli Interni, in merito al naufragio sulla costa calabrese di un barcone di clandestini, per il quale incolpa (cialtronescamente) il governo ed in particolare Piantedosi, conclude con la doppia narrazione citata, ovvero invita il ministro a vergognarsi e a dimettersi e la Premier solo …ad una “profonda riflessione” !

Questa cortesia è peraltro stata ricambiata dalla Meloni recentemente, in occasione di dichiarazioni sulla giornata delle donne che ha utilizzato, sia pure in altro contesto, la frase “e non ci hanno visto arrivare” che è il mantra della Schlein.

Un sottile segnale di considerazione personale secondo alcuni.

Insomma, si spara sul “collaboratore” e si dà invece un buffetto al suo capo, forse perché il “capo” è riconosciuto (pur nelle diversità di collocazione) come appartenente alla medesima “cricca” atlantista?

Ardua la risposta, certo in tutte le circostanze la presidente non pare essere scesa in campo per difendere i suoi con la convinzione e la determinazione che sarebbe stata necessaria.

 La narrazione doppia, la “sorella d’Ucraina” la usa, con diversa intensità da un bel po’, non possiamo dimenticare le astensioni “ad adiuvandum” o il voto favorevole a tutti i provvedimenti liberticidi durante la pandemia, ma il racconto biforcuto trova il suo apice  durante (e dopo) le vittoriose elezioni.

Questa doppia narrazione, ai fini del consenso, produce la conseguenza che gli elettori di FdI (in gran parte contrari all’invio di armi) siano tutti convinti che l’attuale svolta di totale sottomissione NATO/Atlantista, di obbedienza assoluta all’Europa e la totale fedeltà alla guerra Ucraina siano strategie per andare al governo ma col tempo certamente ci sarà la contro svolta e si tornerà alla tradizionale destra!

Dategli tempo, poi, si vedrà, sembrano dire; oppure: si vabbè, meglio quegli altri?

Il meno peggio

Insomma, non si va oltre la teoria del “cavallo di Troia” infilato nelle schiere atlantiste o quella del “meno peggio”.

Quella del “meno peggio” è la tesi preferita dagli intellettuali di destra per giustificare alcune, come dire, …discese dall’albero della trascendenza per fare incursioni al “piano terra” e accontentarsi del relativismo politico che alligna.

Ora, all’atlantista di recente ma provata fede, Meloni, si aggiunge in campo avverso una atlantista di antica e altrettanto provata fede, la Schlein, che oltre ad essere di famiglia miliardaria ed influente negli Usa, ha collaborato alla campagna elettorale di Obama, (Il Nobel per la pace che, dalla Siria alla Libia, non si è fatto mancare certo il merito di aver esportato con le armi la sua democrazia ) il che vuol dire certamente che la sua fedeltà è stata prima verificata dalla solita Cia, altrimenti non entri nello staff, sia pure elettorale, di un futuro presidente degli Stati Uniti.

Le due donne quindi sia pure agli antipodi nella visione ultima della realtà, hanno però in comune due caratteristiche, vivono entrambe uno solo dei tempi patrimonio dell’uomo….il presente, ne reinterpretano la realtà ed identificano l’Occidente, il loro occidente, non più come luogo geografico né come la culla della nostra civiltà, ma solo come il “tempo della modernità“ che assume il ruolo di valore dominante nel pensiero unico.

Il referente “imperiale”

In secondo luogo, e materialmente ciò ha immediatamente una ricaduta sulla politica interna e sulla collocazione internazionale, entrambe hanno lo stesso referente “imperiale”, lo stesso padre, gli Usa.

Se così è, se queste valutazioni contengono anche solo una parte di “verità”, allora vuol dire che l’occupante occulto (ma non troppo) della nostra nazione, non solo ha “autorizzato”, ritenendola più affidabile, la Meloni al governo, come dice Fazzolari, ma si è coperto le spalle saturando anche il “campo” delle opposizioni, ritenendo qui più affidabile la Schlein, che rappresenta anche fisicamente quella “transizione ideologica” che nasce, ricordiamolo, al di là dell’atlantico.

Due donne ai vertici della politica italiana, due donne emancipate e realizzate, due donne diverse certo, ma meno di quanto si possa fare pensare.

Due donne che sono comunque le due facce dello stesso …dollaro.

Giovanni Preziosa