L’Ecodittatura getta la maschera

L’Ecodittatura getta la mascheraL’Ecodittatura getta la maschera – Arriva tardi, Giorgia Meloni, con il suo progetto presidenzialista.

Arriva tardi perché, seppure non ufficialmente, siamo già in una repubblica presidenziale, in cui il Presidente detta l’agenda della politica e la sua linea.

Avevamo avuto già un assaggio di questo presidenzialismo strisciante ai tempi di Napolitano, non a caso soprannominato “Re Giorgio”.

Ultimamente, con le sue nette prese di posizione sul conflitto in Ucraina, sul gender, sulla commissione Covid, sulla cosiddetta transizione ecologica e molto altro, Mattarella sembra muoversi quasi più da capo politico che come figura super partes. In occasione della Cerimonia del Ventaglio, davanti ai giornalisti parlamentari, si è detto sbalordito del fatto che si dibatta sull’emergenza climatica.

I dogmi green

Insomma, i dogmi proclamati da Frans Timmermans e compagnia green vanno messi in pratica senza discutere e guai a citare dati e fonti che smentiscono, questi sì scientificamente, gli assunti di Bruxelles.

La radicalizzazione delle posizioni in merito ai temi del cambiamento climatico sta conoscendo un improvviso salto di qualità e così emergono atteggiamenti totalitari nemmeno troppo velati.

Ad iniziare le danze più recenti è stato Angelo Bonelli, dell’Alleanza Sinistra-Verdi, a cui non è sembrato vero di poter uscire dalle nebbie dell’inesistenza che contraddistinguono la sua esperienza politica e, sfoggiando un’impostazione sovietica, eccolo proporre il reato di “negazionismo” per chi osa discutere i dettami green.

Negazionista!

Certo, l’Italia è da tempo abituata a vedere il diritto di opinione – sancito dall’art.21 della “Costituzione-più-bella-del-mondo” – ridicolizzato dalle leggi Scelba e Mancino, per cui Bonelli si è sentito supportato da tanta giurisprudenza. Insomma, la finestra di Overton sul “pensa come vuoi, basta che pensi come noi” è già aperta da un pezzo.

Il termine “negazionista”, poi, è il nuovo marchio di infamia da gettare addosso all’avversario quando si vuole escluderlo dal consesso civile e trasformarlo nel peggiore dei mostri. Funziona molto bene.

Quindi ecco il prossimo passo: il pensiero unico -sul green ma non solo, il ricordo del ddl Zan è ancora fresco – imposto a colpi di sentenze e di manette.

Resosi conto di averla sparata un po’ troppo grossa, il deputato verde ha cercato di rimediare affermando di non voler colpire il diritto di opinione – ma quando mai? – bensì la “diffusione di notizie false”.

Ora, in pieno regime di relativismo, a chi spetti decidere la veridicità delle notizie, Bonelli non lo spiega, ma lo accenna soltanto.

La Scienzah, quella con l’”h” finale, quella che non ammette dibattito, ma che pretende di dimostrarsi da sola. Il contrario della vera scienza, in sostanza. Quella comunità -poco- scientifica autoreferenziale, a cui si sono abbeverati i Timmermans e le Grete con il ditino alzato, deciderà cosa è vero e cosa è falso, su cosa si potrà dibattere e cosa invece dovrà essere accettato senza riserve. Stupisce e un po’ diverte che l’area politica da cui partono le proposte più repressive verso la libertà di pensiero, stia ancora festeggiando in pompa magna la liberazione di Patrick Zaki, detenuto per reato di opinione.

Di fronte alle sparate dei Bonelli, l’Egitto di Al-Sisi sembra quasi un’oasi di libertà.

Raffaele Amato