Luigi Ciavardini: I Giudici di Bologna sollevano un polverone dal nulla

Luigi Ciavardini: I Giudici di Bologna sollevano un polverone dal nulla

 

Luigi Ciavardini: I Giudici di Bologna sollevano un polverone dal nulla – Dunque, ricapitoliamo: Luigi Ciavardini meriterebbe oltre 4 anni di carcere per non aver confessato il nome del medico che gli avrebbe curato la ferita al volto, quella rimediata durante l’azione in cui i Nar assassinarono l’agente Francesco Evangelista.

Ammissione mancata che configurerebbe, al contempo, sia il reato di reticente o falsa testimonianza, sia il favoreggiamento a beneficio di Gilberto Cavallini, nell’ambito del reato di banda armata finalizzata alla strage per il quale entrambi sono stati pur processati e condannati.

Partendo da quest’ultima considerazione, se Ciavardini è stato processato e condannato quale partecipe del reato di banda armata finalizzata al compimento della strage e come esecutore materiale della stessa – reati parimenti contestati a Cavallini e per i quali è stato a sua volta condannato, anche se ancora non in via definitiva come esecutore -, Ciavardini non avrebbe, anzi, non ha il diritto di tacere tutto quanto possa nuocere alla sua posizione?

Dichiaratosi innocente

Essendosi protestato sempre innocente per l’esecuzione della strage, non avrebbe, anzi, non ha il diritto di tacere particolari che lo hanno visto protagonista diretto di quelle vicende?

Certo, che ha questi diritti, ma, evidentemente, per gli ex-terroristi dei Nar, almeno a Bologna, pare viga un codice penale diverso, direttamente attinto dai codici in uso alla cara, vecchia “santa inquisizione”.

Giusto per la precisione, anche l’omicidio dell’agente Evangelista faceva parte dei reati ricompresi nel capo di imputazione per la banda armata finalizzata alla strage.

Inoltre, in che modo tacere il nome del medico che gli avrebbe curato la ferita avrebbe favorito Cavallini nel suo percorso giudiziario, atteso che i quattro – Cavallini, Ciavardini, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti -, pur protestando la loro innocenza per la strage, hanno sempre ammesso di essere stati insieme, prima, dopo e lo stesso 2 agosto, da terroristi e latitanti, continuando, appunto, a “costituire la banda armata”?

La normalità del Diritto?

Misteri del rito bolognese che, adesso, aspettano il vaglio della magistratura giudicante, pur non lasciando molte speranze in ritorno alla normalità del Diritto.

Risibile, poi, l’accusa, secondo la quale, in una perdurante “complicità”, trent’anni dopo la strage di Bologna, Ciavardini avrebbe favorito la fuoriuscita dal carcere di Cavallini, trovandogli un’occupazione nella cooperativa sociale di cui faceva, a sua volta, parte.

Da chi mai avrebbe potuto trovare lavoro, il Cavallini, se non in una cooperativa sociale di ex-detenuti e, in particolare, in quella dove già erano occupati o avevano un ruolo i suoi ex-compagni di sventura?

Non è così per tutti i detenuti, per qualsiasi reato, in qualunque parte d’Italia?

Possibile che, quando si parla di strage nel tribunale di Bologna, il cervello venga sempre portato all’ammasso?

Il Comune che paga ex terroristi

E che dire del fatto che, a sostenere questa accusa, tra le parti civili, ci sia anche il Comune di Bologna, l’ente che, addirittura, in modo diretto ha assunto ex-terroristi – ovviamente “rossi” -, come Roberto Ognibene.

Possibile che contesti la condotta di un ente privato a favore di ex-detenuti proprio un ente che retribuiva ex-terroristi con soldi pubblici?

Andiamo, su… un minimo di dignità, almeno!

Per altro, non suona un po’ come “scarica barile”, questo teorema, subito raccolto e rilanciato da alcuni media, secondo cui Ciavardini avrebbe favorito la scarcerazione di Cavallini, offrendogli un lavoro?

Basta la promessa di un contratto per un’occupazione, per uscire di galera, oppure è necessaria, previa relazione, una decisione del Tribunale di sorveglianza?

Con tutta la “stima” che si può avere di Ciavardini, ci sembra eccessivo considerarlo più influente e decisivo dei magistrati, in materia di liberazione anticipata.

Insomma, un polverone per nulla o, meglio, per mascherare vicende che stanno emergendo ai margini dei processi per le stragi e di cui, necessariamente, si parlerà a lungo, nei prossimi giorni.

Massimiliano Mazzanti

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