Luigino Di Maio in gita per la UE nel golfo persico

Luigino Di Maio in gita per la UE nel golfo persicoLuigino Di Maio in gita per la UE nel golfo persico – Fa quasi ridere, salvo il fatto che è vero – e quindi fa piangere -, l’indicazione espressa da Josep Borrell, “Alto Rappresentante Affari Esteri” della UE, di Luigi Di Maio come rappresentante incaricato per l’area del Golfo Persico per conto dell’Unione Europea.

Un teatro strategico

Il posto, vista l’area geografica designata, non è propriamente di secondo piano, soprattutto se si considera che il Golfo è divenuto ancora più importante per l’Europa in termini di forniture energetiche, dopo che Bruxelles ha spinto alla massima potenza (scalvando e superando le cancellerie dei governi nazionali) sulle sanzioni antirusse, che hanno interrotto gli approvvigionamenti che Mosca ci garantiva in precedenza a buon mercato.

Il socialista europeo Borrell, in tutto ciò, si è particolarmente distinto per intransigenza e assenza di una vera prospettiva diplomatica per la risoluzione del conflitto. Quindi, perché Di Maio? Noi italiani (ma anche all’estero non ci vorrà tanto per comprenderlo) sappiamo bene come sia del tutto inadeguato per un tale incarico.

Evidentemente Di Maio ha, agli occhi di Bruxelles, delle qualità che possono essere ritenute funzionali a tale missione.

Proviamo a immaginare quali

Innanzitutto, serve una persona che, nominata in seno ad una organizzazione sovranazionale come la UE, non abbia particolarmente a cuore gli interessi della nazione d’origine.

In linea di massima tutti gli italiani vanno mediamente bene allo scopo, dal momento che, come disse Montanelli: “quando si farà l’Europa unita i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei”, vista il sentimento innato di subordinazione politica e di assenza di orgoglio nazionale che pervade la penisola.

In termini di spirito da sciuscià però Luigino è una garanzia e un campione assoluto. Eletto con promesse di uscita dalla NATO, dalla UE e dell’euro, finito a far da accondiscendente Ministro degli Esteri di Mario Draghi e aggregato ad una coalizione elettorale con PD e +Europa, in poco più di un lustro di carriera, ha espresso una nullità politica e una totale fedeltà alla mano del padrone, che elargisce una nuova poltrona e una nuova prebenda, tali da suscitare emozioni molto positive a Bruxelles.

Un politico all’altezza dell’UE

Lo spirito servizievole di Luigino lo si era già vista anche all’alba del conflitto su larga scala in Ucraina, quando si distinse per aver definito Putin “un animale”, cancellando 30 anni di politica estera italiana, notoriamente volta a perseguire un punto di equilibrio tra NATO e Russia; non si ravvisano dichiarazioni di tale violenza neanche dagli esponenti di Stati Uniti o Regno Unito, ovvero in nessuno dei paesi che hanno un approccio di massima ostilità verso la Russia (ma sì, lo sciuscià ama eccedere, ama strillare la sua adesione alla causa del padrone anche in una maniera, che lui, il padrone, non si permetterebbe, chissà mai che non venga in premio una barretta di cioccolato o un pacchetto di Lucky Strike).

Un assist agli USA?

Sarà forse eccessivamente complottista come pensiero ma la sensazione che suscita una nomina sconclusionata come quella di Luigi Di Maio, in un luogo come il Golfo Persico, sembra veramente suggerire che la UE voglia prevenire gli Stati Membri dalla possibilità di contrarre contratti di fornitura decenti e che tanto vale restare accodati alle forniture (carissime) di GNL americano.

Di Maio scelto dall’Unione Europea per rappresentare gli interessi critici dell’Europa: basterebbe questo per farci riflettere su come la UE non sia una istituzione a servizio degli interessi delle nazioni europee, quanto l’esatto opposto.

Filippo Deidda