Multe e sanzioni: se l’amministrazione pubblica è nemica del cittadino

Multe e sanzioni: se l’amministrazione pubblica è nemica del cittadinoMulte e sanzioni: se l’amministrazione pubblica è nemica del cittadino – Apparentemente, una notizia secondaria: il Comune di Treviso è riuscito a ribaltare, con un ricorso al Tribunale ordinario, il pronunciamento del giudice di pace che aveva annullato delle multe elevate con l’autovelox su un tratto della tangenziale di quel capoluogo.

Multacrazia

La notizia, però, viene diffusa dall’Ansa e, per tanto, così secondaria non dev’essere. E, infatti, c’è un aspetto che dovrebbe riguardare non solo gli amanti del radicchio, perché è la spia di un male che colpisce ovunque: la sempre più estesa multa-crazia della Pubblica amministrazione italiana, a cui vengono vieppiù assoggettati gli italiani che, in questo modo, sono costretti a versare nelle casse dell’erario quei denari che non riescono – non riescono perché non hanno lavoro o perché il lavoro rende sempre meno – a pagare con le tasse.

Contro quel mostro – che colpisce specialmente il cittadino “sub specie” automobilista – l’unica difesa era la Giustizia.

Talmente efficace, questo antidoto alla famelicità di Comuni, Province, Regioni e governo centrale – che lo Stato ha pensato subito a delle contromisure – oggettivamente incostituzionali, ma alla Costituzione, ormai, chi ci pensa più? -, prima tra tutte il “contributo unificato”: un’ulteriore tassa che limita l’accesso alla Giustizia e la rende irraggiungibile per tutta una serie di ricorsi che, in concreto, hanno un valore inferiore o di poco superiore al “contributo” stesso.

Un’amministrazione nemica del cittadino

Senza contare che, in ossequio a “direttive dall’alto”, in particolare nei contenziosi da Codice della Strada, se il cittadino perde, deve pagare la multa contestata sensibilmente maggiorata; se perde il Comune, con la compensazione delle spese processuali, l’ente pubblico perde giusto i soldi – per di più dichiarati illegittimi – che sperava di incassare. Insomma, non lo Stato che amministra nel nome del popolo, ma che sfrutta i cittadini, conculcando anche il suo diritto di rivalsa.

Ora, invece – ecco l’importanza della notizia trevigiana -, anche vincere contro la Pubblica amministrazione nella “via breve” del giudice di pace non è più sufficiente, visto che questa si riserva pure il diritto – anche su questioni di così basso valore – di ricorrere in appello alla Giustizia ordinaria, tanto gli eventuali costi della causa, li pagano comunque o i cittadini, se vince, o i contribuenti, se il Tribunale conferma la decisione del giudice di pace.

Democrazia e tirannide

Altro che istituzioni, le articolazioni dello Stato diventano ogni giorno di più artigli che si conficcano sempre più frequentemente e sempre più profondamente nella carne della comunità nazionale. Cosa distingue realmente una democrazia da una tirannide?

Il giudizio storico che il premier dà del Fascismo (in Italia) o sul generale Edward Lee (in America), giusto per fare qualche esempio? Oppure, l’atteggiamento che i politici assumono a ogni sospiro che viene dai mondi del “pianto organizzato”, come le associazioni Lgtb, sempre pronte a reclamare presunti “diritti negati”?

No, molto più semplicemente, il rapporto tra Stato politica e amministrazione, cittadino e Stato Giustizia, dove quest’ultimo, nel regolare i rapporti tra i primi due, ha sempre un occhio attento ai diritti del secondo rispetto al primo.

Negli Stati etici – quindi anche quelli dittatoriali – l’interesse dello Stato è sempre e comunque prevalente, anche quando è illogico, ingiusto e finanche crudele, su quello degli individui; negli stati del genere a cui l’Italia dice di appartenere, invece, l’interesse generale prevale su quello individuale sempre e solo quando non violi i “diritti inalienabili” del cittadino.

E l’accessibilità alla Giustizia e a una Giustizia imparziale – anche nei confronti dello Stato che la organizza e la gestisce – è uno dei diritti, se non il diritto fondamentale.

Una questione di diritti

Un diritto senza il quale tutti gli altri sono vuote parole su un pezzo di carta, inutile per quanto pregiata sia l’edizione in cui sono stampate. Possibile ragionare così vastamente su una notizia così “secondaria”? Possibile sostenere che si difenda la democrazia, contestando una multa per eccesso di velocità o per divieto di sosta? Non è esagerato? Forse, per qualcuno sì: qualcuno che ha scordato che gli Stati uniti sono nati per non pagare una sorta di “iva” maggiorata sul The…