Quanto durerà Nordio? – Era ampiamente prevedibile la reazione di una parte della magistratura all’annuncio del guardasigilli, l’ex pm Carlo Nordio, di voler affrontare in maniera decisa alcuni temi caldi della Giustizia, attraverso interventi anche di carattere costituzionale.
Le intercettazioni
Davanti alla Commissione Giustizia del Senato, ha toccato in particolare l’annosa questione dei limiti delle intercettazioni telefoniche, il cui utilizzo è sfrenato, quasi patologico, molto superiore alla media degli altri paesi europei, sconfinando spesso nell’abuso e nell’arbitrio.
Ha pure sottolineato la necessità di una revisione del codice di procedura in senso garantista e in aderenza ai principi costituzionali. In questa prospettiva ha rimarcato il principio della presunzione di innocenza, troppo spesso vulnerato, secondo il ministro, da un’azione penale “arbitraria e talvolta capricciosa” e dall’uso della custodia cautelare “come strumento di pressione”.
La separazione delle carriere
Chiarissima, infine, la sua opinione sul tema della separazione delle carriere: “Non ha senso l’appartenenza dei PM allo stesso ordine dei giudici: svolgono un ruolo completamente diverso”.
Davvero un’altra musica rispetto a quella che risuonava non molto tempo fa, quando con un parlamento a maggioranza grillina che alimentava un clima forcaiolo, si ipotizzava, addirittura, che la presunzione d’innocenza dovesse fermarsi solo fino al primo grado di giudizio e si scrivevano norme che, di fatto, abolivano la prescrizione.
Le reazioni politiche
Naturalmente, è iniziata la controffensiva. Il movimento 5Stelle – ça va sans dire – Area – la corrente progressista dei magistrati – e altre associazioni hanno criticato aspramente le proposte di Nordio; i primi colpi di cannone, in attesa che il fronte del partito dei giudici si compatti.
Con le solite argomentazioni speciose, ma suggestive: le intercettazioni servono per combattere la mafia, non bisogna togliere strumenti operativi alle indagini, la separazione delle carriere era una delle proposte giudiziarie della P2 e la sua attuazione priverebbe i PM della loro indipendenza. Nordio, però, va detto chiaramente, non dovrà temere solo l’attacco della Sinistra.
Dovrà guardarsi le spalle anche da certe correnti legalitarie all’interno della Destra.
Il precedente di Berlusconi
O forse dimentichiamo che i reiterati tentativi di Berlusconi di riforma della giustizia si sono spesso scontrati con una certa propensione dei finiani al mantenimento dello status quo, forse per il timore di vedersi attribuire posizioni di tutela giudiziaria del Cavaliere?
Il quale ne avrà combinate più di Carlo in Francia ma sul tema dello straripamento delle proprie funzioni da parte di una parte della magistratura e del pericolo che da ciò ne derivava ci aveva visto giusto.
La mossa dei PM
Ma intanto, dal partito dei PM, è arrivato un primo significativo segnale. Lo hanno dato il Procuratore generale della Corte di Appello di Milano, il Procuratore capo presso il Tribunale, e altri PM della procura milanese. Abitualmente presenti ogni anno alla trasmissione in diretta, dal carcere di san Vittore, della prima della Scala, hanno disertato l’evento manifestando in questo modo il proprio dissenso verso il ministro della Giustizia, invitato a parteciparvi.
La riforma è necessaria
È di tutta evidenza il pericolo che le riforme annunciate rappresentano per il sistema di potere della Sinistra; che non mollerà l’osso e farà di tutto – proprio così, di tutto – per non vedere smantellata una propria sponda di riferimento. Non basterà, però, a Nordio la sola forza di carattere per portare a compimento il suo programma, sostanzialmente appoggiato anche da Renzi e Calenda. Bisognerà che il maggior partito di governo, vista la sensibilità di FI e Lega sul tema della giustizia e il loro sostegno, faccia quadrato senza cedimenti attorno a lui.
Il che, visti i precedenti, non è del tutto scontato.