Tutte le donne della Meloni

Tutte le donne della Meloni – Nel discorso della neo Premier Giorgia Meloni vengono citate tante donne illustri che hanno dato un contributo importante alla storia del nostro paese.

 

Le donne citate dalla Meloni
Rosalia Montmasson, la patriota “testarda”. Un temperamento che, infatti, la portò a essere l’unica donna partecipante alla spedizione dei Mille.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso, “elegante organizzatrice di salotti e barricate” che, non per nulla, partecipò attivamente al Risorgimento.
Alfonsina Strada che “pedalò forte contro il vento del pregiudizio”. Infatti fu la prima donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia, ritenuta tra le pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile.
Maria MontessoriMaria Montessori fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia. E’ stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori in tutto il mondo. È stata tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia.
Grazia Deledda, una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 1926. La seconda donna, dopo la svedese Selma Lagerlöf, a ricevere questo riconoscimento. La prima italiana che insieme alla Montessori “spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese”.
Tina Anselmi, la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica italiana (prima del Lavoro e della previdenza sociale, poi della Sanità).
Nilde Iotti, la prima donna nella storia dell’Italia repubblicana a ricoprire la terza carica dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992, diventando la presidente della Camera rimasta in carica più a lungo in assoluto nella storia della Repubblica Italiana, per ben 12 anni e 307 giorni.
Ilaria Alpi, una giornalista e fotoreporter italiana, assassinata a Mogadiscio (Somalia), dove lavorava come inviata per il TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin.
Oriana Fallaci, giornalista, scrittrice e attivista italiana. Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu una grande sostenitrice della rinascita culturale ellenica e conobbe le più importanti personalità di questa, tra cui Alexandros Panagulis col quale ebbe anche una relazione. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo.
Maria Grazia Cutuli giornalista italiana, assassinata in Afghanistan, dove era stata inviata in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York.
Chiara Corbella Petrillo è stata una laica e madre di famiglia italiana, proclamata serva di Dio dalla chiesa cattolica nel 2018.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, una politica italiana. Dal 24 marzo 2018 al 12 ottobre 2022 presidente del Senato della Repubblica nella XVIII legislatura. Oggi ministro per le riforme istituzionali nel Governo Meloni.
Marta Maria Carla Cartabia, una giurista italiana. Dal 13 settembre 2011 al 13 settembre 2020 giudice della Corte costituzionale, della quale dall’11 dicembre 2019 è stata anche Presidente, diventando la prima donna a ricoprire la carica. È stata ministra della Giustizia nel governo Draghi nella XVII legislatura.
Fabiola Gianotti, una fisica italiana, dal gennaio 2016 è direttrice generale del CERN di Ginevra. Nel corso della sua carriera professionale la ricercatrice italiana ha partecipato a importanti progetti, uno fra tutti l’esperimento ‘Atlas’, del quale è stata coordinatrice internazionale dal 2009 al 2013, noto per aver fornito i dati che portarono alla scoperta da Nobel del bosone di Higgs.
Samantha Cristoforetti, un’astronauta e aviatrice italiana, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale.
Sono queste le donne ricordate da Giorgia Meloni, il primo premier donna d’Italia, nel suo discorso alla Camera dello scorso 24 Ottobre.

 

Il PIL demografico

Che le donne fossero al centro dell’agire politico della Meloni, lo si è visto anche nelle tre giornate di Milano, nel maggio di quest’anno, in cui il leader di Fdi ha difeso a spada tratta la figura materna considerandola “l’architrave della famiglia”. Un tema, quello della natalità e quindi della maternità, che non è mancato neanche nel suo discorso da Presidente del Consiglio. Infatti il Premier ha parlato espressamente di ripresa del Pil demografico, proponendo l’assegno unico e universale. Tra i suoi obiettivi vi è anche quello “di aiutare le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente anche per l’introduzione del quoziente familiare, incentivando in ogni modo l’occupazione femminile premiando quelle aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i tempi casa/ lavoro e sostenendo i comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura dei negozi e degli uffici”.

Le erinni del femminismo nostrano

Obiettivi che sono in perfetta linea con l’applicazione dell’art 37 cost che, infatti, riconosce il ruolo di donna sia come lavoratrice ma senza che ciò le precluda il diritto di essere madre. Il che rende ancora più stonate le critiche mosse dalle femministe di stampo, ovviamente, antifascista. Forse sono troppo preoccupate nel dar battaglia alle vocali e a dar vita al partito “sorelle d’Italia” come vorrebbe una stralunata Boldrini, invece di informarsi su ciò che di fatto riconosce la Costituzione di stampo antifascista.

Dalla scorsa settimana l’Italia ha una donna a capo del governo.

Una donna che dovrà dimostrare di saper tenere fede alle faraoniche promesse fatte in campagna elettorale e che dovrà aver il coraggio di difendere l’essere donna e la maternità, perché non c’è peggiore misoginia del difendere le donne e, contemporaneamente, negare la loro identità; versando per di più nella convinzione che garantire il diritto all’aborto sia la massima forma di autodeterminazione dell’universo in rosa, quando, in realtà, sa solo di morte, sconfitta, dolore.

Rita Lazzaro