Un’arma ancestrale definitiva

Un'arma ancestrale definitiva-1Un’arma ancestrale definitiva – Combattere contro le inciviltà e contro chi le assetta. Questo è un impegno che lega qualunque vero soldato della civiltà europea, verso spregevoli avversari umani e gli antichi spiriti malvagi che sempre li aizzano a muoverci guerra.

Per cimentarsi nel combattimento, servono le armi belliche più ingegnose, le strategie più astute e le tattiche più tecnologicamente avanzate: tutto il meglio delle potenzialità umane per sorprendere il nemico. Eppure nessun combattente sarà mai provvisto di armamento a sufficienza, dell’uomo avveduto anche nelle tattiche della guerra spirituale.

Con maggio, si apre il mese dedicato alla recita del Rosario: quante volte i militi più valorosi avranno sgranato le loro corone prima di lanciarsi armati addosso ai nemici più feroci, nelle battaglie più violente?

Si è sempre trattato di soldati di tutta Europa; paladini, in molte occasioni, della vita civile, delle giurisdizioni e del patrimonio culturale immenso dell’amato continente. In ogni caso di uomini infuocati dall’amore ardente per le tradizioni europee. Fede e costumi mossi da uno spirito buono, intelligente e non sortiti per caso dal fango.

Il Medioevo

Gli illuministi e i marxisti perennemente in voga, e coloro che fanno dell’anti clericalismo a priori una “santa religione”, credono che discendendo l’Uomo dallo scimpanzé, sarebbe a lui più consono il trastullarsi fra caschi di banane mature piuttosto che volgere di tanto in tanto il PENSIERO, libero e proprio, a Chi abita oltre l’universo; e che la preghiera in generale sia una sciocchezza per donnicciole, un rigurgito di ‘medioevo’.

Come se il Medioevo fosse stato un periodo di buio cieco, invece del luminoso cielo costellato da filosofi, poeti, scopritori di scienze e di mondi, difensori di Tradizione, quale è stato! Benedetto da Norcia, Carlo Magno, Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, Giovanna d’Arco, Federico I Barbarossa: non furono medievali?

Sono citati milioni di volte dai più illustri pensatori, ignorando che fossero tutti uomini e donne di vivissima fede e vincolati a un mondo opposto all’odierno, tanto che sarebbe giusto definirlo ‘Cristianità’, epopea di fioritura e veri lumi.

A torto, o a ragione, il discorso però non tange minimamente il Rosario. Non una pratica per pii infanti che si cullano nel niente, ma una arma contro i maligni ispiratori di tutte le falsità, le menzogne e costruzioni ideologiche, affatto speculate all’annientamento dell’uomo integrale.

Siamo o no di stirpe divina?

Se sì, allora un veicolo di comunicazione internazionale con la divinità, che per alcuni esiste da mille anni, per altri da meno e per altri ancora da più, era necessario. Un mezzo ancestrale. Se no, contentiamoci, nell’evoluzione, delle banane d’avanzo di qualche babbuino primitivo.

Per rispondere ai tanti che hanno in dispregio tale pratica guerriera (immanchevoli i sapienti di terracotta), antichissima e sempre attuale, basta ricordare che fu donata all’umanità da una madre che non invidia i paragoni. Madre è la Patria, perché dette alla terra natia tutte le generazioni dagli antenati fino a noi; madre è la donna che ci ha partorito dandoci la vita. E così è madre la benefattrice di questo Rosario, la Donna che ha dato al mondo un Dio in carne e ossa perché potesse soffrire con noi. “Dio Padre ebbe riunite tutte le acque e le battezzò <mària> (i mari); dopodiché adunò le grazie e le chiamò Marìa” – fa il motto di Luigi de Montfort .

Le parole possono continuare a non finire. Ci sarà sempre chi disprezzerà l’onore della pietà, ritenendo roba da donnette amare tutte queste Madri.

Nella stessa spiritualità che fu di Dégrelle, LEONE della rivoluzione delle anime.

Filippo Bacchettini