Uscire dalla gabbia europea

Uscire dalla gabbia europeaUscire dalla gabbia europea – Scrivevamo qualche tempo fa che l’Italia può salvarsi solo uscendo dall’Unione Europea.

Oggi più che mai torna d’attualità la necessità per il nostro paese di rendersi autonomo, di svincolarsi da una istituzione fatiscente, corrotta, anacronistica e per di più pericolosa. È un dato di fatto che l’economia italiana non si può salvare facendo affidamento sui prestiti ad interesse elargiti dalla Banca Centrale Europea.

Salvare l’economia italiana

L’economia si salva unicamente aumentando i posti di lavoro e solo in tal modo può crescere il gettito fiscale indispensabile per risanare il bilancio dello Stato. Per creare nuovi posti di lavoro, oltre a incentivare le imprese private, è necessario investire nel settore pubblico offrendo al paese nuove infrastrutture moderne ed efficienti.

Tanto per fare un esempio, già ai tempi di Linea Futura e di Andare Oltre, correnti da lui fondate nel vecchio MSI, Pino Rauti osservava come il trasporto delle merci in Italia avvenga soprattutto su gomma impegnando eccessivamente il traffico sulla rete autostradale e contribuendo a dismisura all’inquinamento dell’ambiente.

Da allora la situazione è rimasta tale e quale e non si capisce come mai non venga elaborato un progetto da parte del governo per incrementare il trasporto sulla enorme rete marittima di cui dispone l’Italia e utilizzando allo stesso scopo i treni ad alta velocità. In questo senso andrebbe formato personale specializzato e ampliata la rete ferroviaria.

I governi italiani sono complici

È come se i nostri governanti vivessero in uno stato di torpore, intenti unicamente a fare fronte alla quotidianità, privi di qualunque reale volontà di cambiamento. Lo stesso dicasi per il loro atteggiamento di fronte ai trattati europei, in primis quello di Maastricht, che hanno posto una serie di balzelli, veri e propri sbarramenti al fine di impedire alle imprese italiane un aumento dei prodotti nazionali e la loro esportazione all’estero. E’’ noto che l’Italia è condannata ad importare dall’estero più di quanto necessiti.

È un dato di fatto che, mondialista e globalista in tanti settori, l’UE pratica per l’Italia un liberismo a sovranità limitata.

Anche il governo Meloni, in perfetta linea con i governi precedenti su questo tema fa orecchi da mercante.

Odiano il nostro stile di vita

Non è infatti sufficiente polemizzare con Bruxelles sulle piccole cose restando ininfluenti. I problemi vanno affrontati alla radice e con decisione. Il fatto che l’UE voglia introdurre per i vini un’etichetta Nuoce alla salute, come per le sigarette, è insopportabile. Partita dall’Irlanda, questa proposta è stata fatta propria immediatamente dai vertici comunitari che hanno evitato di considerare che se nel Nord Europa è quasi una consuetudine sballarsi il sabato sera, la stessa cosa non avviene nei paesi mediterranei. Tale etichetta andrebbe a danneggiare direttamente le aziende vinicole italiane.

La farina di grilli

Del resto, che i politici di Bruxelles siano degli stravaganti privi di qualunque buongusto è dimostrato anche dal fatto che hanno escogitato un piano alimentare che prevede il consumo degli insetti e dei loro derivati.

Dopo una rigorosa procedura di valutazione scientifica effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), gli Stati membri hanno dato alla Commissione il via libera per autorizzare un operatore del settore alimentare a immettere il suo prodotto sul mercato dell’UE.

La Commissione ha adottato il relativo atto giuridico il 1° giugno 2021. E questo, asserendo che gli insetti permetterebbero di fare fronte al crescente costo delle proteine animali, contribuendo anche alla salvaguardia di un ambiente più sano e sostenibile.

Gli insetti, ricchi di proteine e nutrienti, pullulano in abbondanza sul nostro pianeta, e tuttavia sono responsabili di meno dell’1% dell’impronta di carbonio totale connessa all’allevamento. Ciò fa di essi un’alternativa ideale alla dieta tradizionale. Una posizione questa che non tiene minimamente conto della cultura alimentare dei paesi membri proprio perché dettata da una sostanziale ignoranza da parte di chi non dà alcun valore al cibo, all’arte culinaria, al piacere della tavola. Sarebbe infatti chiedere troppo agli scervellati di Bruxelles.

L’Unione Europea, lo ribadiamo, è una gabbia dalla quale l’Italia deve assolutamente uscire.

L’aumento dei tassi è criminale

Basti pensare a quanto accaduto nel mese di dicembre quando Christine Lagarde e i finanzieri della BCE hanno deciso senza consultare nessuno l’aumento dei tassi di interesse.

I tassi infatti vanno a incidere non solo sui costi dei mutui pattuiti nell’acquisto degli immobili ma sull’intero costo della vita. La Lagarde il 15 dicembre, in funzione di quella che è una vera e propria fissazione e cioè ridimensionare l’inflazione al 2 %, ha aumentato i tassi di 50 punti base determinando per l’Italia un aumento dello Spread a 207, danneggiando stipendi e pensioni, e pare che non voglia fermarsi continuando, come da lei annunciato ad aumentare “i tassi al ritmo di 50 punti base per un periodo di tempo”. Quanto questo periodo sia lungo non viene meglio precisato e le borse hanno subito reagito negativamente, soprattutto quella di Milano.

È vero che questi provvedimenti unilaterali hanno provocato la protesta di alcuni membri del governo italiano ma non basta. In Casa Meloni non si vuole capire che se non si fa ritorno alla sovranità monetaria, gli italiani non saranno mai padroni del loro destino.

Non dimentichiamo il Qatargate

Senza contare, per concludere, la corruzione di diversi esponenti di spicco dell’Unione Europea venuta fuori con il cosiddetto Qatargate.

Come se guadagnassero poco, gli eurodeputati hanno pensato bene di farsi foraggiare dai Paesi del Golfo glissando sulla loro intolleranza religiosa e sulle ben note crudeltà che caratterizzano la loro società.

Corrotti, con valigie stracolme di banconote come nei migliori film gangster americani, autentici delinquenti che credevano di farla franca sentendosi al sicuro e al di sopra di ogni sospetto. E pare che il meglio debba ancora venir fuori. Ed allora è lecito chiedersi cosa deve succedere ancora perché l’Italia apra gli occhi e scelga la via della libertà?