2 agosto ‘80: Lepore assalta la Meloni, per difendere il Pci

2 agosto ‘80: Lepore assalta la Meloni, per difendere il Pci2 agosto ‘80: Lepore assalta la Meloni, per difendere il Pci – Se la “summa” delle sciocchezze storiche, politiche e anche giudiziarie contenute in quella che per comodità si definisce “sentenza Caruso” – quella che motiva la condanna di Paolo Bellini e altri per la Strage di Bologna -, che di per sé stesse costituiscono un indigeribile “malloppone” di 1750 pagine e più, non fosse già troppo, ecco che ci si mette anche Matteo Lepore.

Il sindaco di Bologna, dopo la sentenza pretende non si capisce nemmeno che cosa dalle istituzioni e dal governo.

L’ha definita una “presa di posizione”, scordandosi anche che le sentenze di primo grado, come dice la definizione stessa, sono solo una tappa del percorso processuale e che anche le persone ora condannate, per la legge, quindi, anche per lui, sono innocenti.

Ovviamente, l’abissale ignoranza dei fatti e del processo non sono una scusa valida, per Lepore: chi sale in cattedra, almeno dovrebbe sapere di cosa si parla.

Quel che comunque è inaccettabile fin da ora, sono le accuse al Msi-Dn che, anche nel caso che l’impianto di questa sentenza fosse confermato, non c’entra nulla con tutta questa storia.

Se Lepore avesse studiato qualcosa, infatti, saprebbe come non solo Mario Tedeschi non fosse più “missino”, dal 1974, ma, con gli altri della scissione che guidò per costituire Democrazia nazionale, operò per distruggere il Movimento sociale.

Così come, secondo il famoso “piano di rinascita nazionale” di Licio Gelli, il Msi-Dn avrebbe dovuto essere emarginato né più né meno di come accadeva con la politica del così detto “arco costituzionale”.

Poi, insistere che la Strage di Bologna sia stata compiuta per impedire al Pci di prendere il potere è una idiozia tale da far dubitare della sanità mentale di chi pensa a una tale ipotesi.

La “solidarietà nazionale” era già finita da un pezzo, anche prima del congresso democristiano del 1979 che, per altro segnò la sconfitta politica e l’inizio della parabola discendente anche di Pier Santi Mattarella, abbandonato anche da una parte consistente della sinistra Dc.

La “notte della Repubblica” di cui parla Lepore iniziò il 15 marzo 1978, il giorno prima del rapimento dello statista, quando Berlinguer decise che il Pci non avrebbe dato i suoi voti al nuovo, nascente governo di Giulio Andreotti perché proprio Aldo Moro impose al premier incaricato di respingere il veto comunista contro Carlo Donat Cattin.

E se non fosse il fazioso che è, Lepore saprebbe e ammetterebbe che il Pci di allora era alleato strettamente ad Andreotti – il quale, pur di guidare il primo governo coi comunisti avrebbe fatto le proverbiali “carte false” – non di Moro, nel disegno del quale la partecipazione al governo dell’opposizione aveva come unico scopo quello di logorarli fino alle elezioni politiche del 1979.

Se, poi, le cose presero una piega diversa, lo si deve all’Unione sovietica – potenza che controllava direttamente e strettamente le Brigate rosse – che, per spezzare ogni equivoco, avallò il rapimento e l’uccisione di Moro stesso.

Quell’Unione sovietica, è bene ricordarlo, che era ancora il principale azionista anche del Pci che, infatti, servilmente e da traditore quale esso era, si schierò e si allineò a Mosca già pochi mesi dopo, quando nel 1979 l’Armata rossa invase l’Afghanistan.

Unione sovietica che, guarda caso, era anche il controllore diretto di quella frangia palestinese, di cui il Pci era diretto referente in Italia, trafficava armi ed esplosivi nel nostro Paese fino all’incidente di Ortona.

Francamente, nessuno è in grado di prevedere se e cosa risponderà Giorgia Meloni a Lepore. Probabilmente, non gli risponderà e farebbe anche benissimo, in ossequio all’antico adagio: “de minimis non curat praetor”.

Se, però, la premier o il suo partito decidessero di replicare, sarebbe venuto il momento di dire alto e forte che tanta foga è sintomo solo di una paura: quella non tanto che venga fuori la verità sulla Strage di Bologna; men che meno che si scopra chissà cosa sul ruolo del Msi-Dn nella strategia della tensione, che fu quello di principale vittima di quell’ordito, pagato con un tributo di sangue altissimo dai suoi ragazzi e dai suoi dirigenti; bensì, finalmente, sulle responsabilità pesantissime del Pci nella stagione degli “anni di piombo” e sui depistaggi finalizzati non solo a coprire i responsabili veri di tante triste pagine di quella storia, ma la sua azione funzionale alla principale potenza straniera e nemica dell’Italia e dell’allora Occidente.