Murales LGBT a Rimini e tolleranza a senso unico

Murales LGBT a Rimini e tolleranza a senso unicoMurales LGBT a Rimini e tolleranza a senso unico – Il murale di Rimini, in seguito cancellato, al punto da spingere il sindaco a scomodare la Digos, ritrae la storia di un uomo che esiste davvero.

Si tratta di Evan Hempel, uomo trans che nel 2015 ha partorito e ha allattato suo figlio.

Per questo motivo Marco Tonti di Arcigay circolo «Alan Turing» ha definito il murales “Un’opera forte ed esplicita che ha la potenza della vita vissuta” e, per questa stessa ragione, ha considerato la sua cancellazione “una censura vigliacca” che “ha il sapore violento della cancellazione della realtà”.

Cancellazione della realtà?

Da quando la maternità è cosa dell’uomo?

Da quando la maternità è una” mentalità vecchia “?

A detta di Vladimir Luxuria, “quel padre raffigurato a Rimini, etero o gay che sia, rappresenta l’uomo che deve prendersi cura del figlio nutrendolo di amore e di cura. È una metafora che si scaglia contro una mentalità vecchia secondo la quale l’uomo faceva i figli e dei figli se ne doveva occupare la moglie. Io non capisco perché certi politici debbano occuparsi d’arte”.

Il riferimento è alle parole del consigliere regionale leghista Matteo Montevecchi che si era scagliato contro il disegno “l’immagine più controrivoluzionaria che si possa mostrare in questi tempi per cercare di recuperare l’umanità perduta: una dolce madre che allatta. Maria che allatta Gesù”.

Alquanto distorta dunque l’importanza che l’attivista Lgbtq+ dà al padre, dal momento che valorizzare, giustamente, il ruolo della figura paterna non equivale a cancellare quella materna, colpendo l’immagine che meglio la rappresenta come appunto l’allattamento, in quanto momento in cui si sigilla il legame tra madre e figlio e, non per nulla, nella storia dell’arte la maternità è sempre stata motivo di rappresentazione pittorica proprio per dare valore ad un avvenimento che racchiude in sé il miracolo della vita.

Un miracolo al quale solo una Donna può dar vita.

L’arte ha sempre rappresentato la maternità

Non per nulla nel corso dei secoli la maternità è stata simbolo di amore e vita, dalle Madonne con Bambino dell’arte Medievale e Rinascimentale per arrivare ai secoli più recenti con un’immagine più laica, ma non priva di fascino e sentimento.

Tra gli artisti da ricordare Klimt con “Le tre età della donna”, realizzato nel 1905 e la “Maternità” del celebre pittore spagnolo Pablo Picasso.

L’ opera “Affetti” di Giacomo Balla uno dei più grandi pittori futuristi, che ha infatti dedicato diverse opere a sua madre e alla rappresentazione della maternità.

Tornando all’affresco arcobaleno, sullo stesso era apparsa la scritta a caratteri cubitali “Equacity” che campeggiava sullo sfondo di una bandiera arcobaleno.

Da quando il valore dell’inclusività equivale alla cancellazione della maternità?

Eppure, è l’ideologia Lgbt a essere portavoce della tutela delle diversità, la stessa ideologia che, paradossalmente, intende cancellare la diversità per antonomasia: quella uomo /donna.

Una diversità che è fonte di vita e quindi è motore del mondo.

Tolleranti a senso unico

Per questo motivo l’oscurantismo e la censura subentrano quando si attacca e addirittura si nega la diversità delle diversità.

Di conseguenza l’oscurantismo subentra quando vengono vandalizzate le sedi di chi osa discostarsi dall’ideologia transfemminista a sfondo arcobaleno come successo più volte alle sedi di Pro Vita & Famiglia nel silenzio assordante di quella politica che, in questi giorni, si è strappata le vesti per la censura al capolavoro politicamente corretto

Già…la stessa politica che ha appoggiato la censura ai manifesti anti abortisti di Pro Vita & Famiglia “perché un’offesa alle donne”.

Invece cancellare un affresco che cancella la maternità, offendendo di conseguenza le donne, è un atto di censura che porta l’intervento della Digos

Dopotutto “Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare”.

Rita Lazzaro