Una società di imbecilli che proibisce le parole

Una società di imbecilli che proibisce le paroleUna società di imbecilli che proibisce le parole – Se il licenziamento è la vostra massima aspirazione, ma la moglie vi ucciderebbe se lasciaste il lavoro, sappiate che, in Italia, farsi licenziare è quasi impossibile.

Quasi impossibile

Intascare la merce che dovreste vendere? Mostrarsi non all’altezza della mansione assegnata?

Presentarsi in ufficio ogni eclissi lunare? Svaligiare la cassaforte dell’azienda?

Non illudetevi, ingenui!

“Non lo faccia più, mi raccomando!” vi dirà il giudice e voi, che sognavate i mari del sud, verrete reintegrati!

Licenziamento per giusta causa?

Il genio italico, che lavora giorno e notte in tutte le nostre testoline, si è palesato, tempo fa, in un autista il quale, inaspettatamente, ha trovato il modo di farsi licenziare alla svelta.

Un giorno, il colpo da maestro.

Il nostro incontra la sua collega omosessuale, che è incinta, e, stupito, esclama: “Ma non eri lesbica?”.

Cala il gelo, nel pullman e fuori.

La gente smette di respirare, il vento di muovere le foglie.

Lei dimentica l’orgoglio gay e si altera e a lui tocca tornare a casa, infatti la Cassazione, in casa, lo chiude col chiavistello.

In America l’idiozia viaggia ad altre velocità.

Non solo un complimento, anche cortese, è motivo di licenziamento, ma persino il parlare e lo scrivere di culture che non sono le proprie.

Serve un esempio perché se avete un cervello normale, non ci arriverete se non con una spinta:

Voi siete un giornalista maschio e bianco (maschio e bianco negli Usa è una combinazione sfortunatissima, tipo nascere sordi e ciechi) e vi viene in mente di descrivere i colorati vestiti delle donne africane.

Sareste accusati di appropriazione indebita perché solo le donne africane o al massimo le donne di colore, possono parlare dei loro vestiti.

Se lo fate voi, mancate di rispetto.

Negli USA una valanga di parole proibite

Perché? Bisogna essere scemi per poter dare una risposta. Mentre in Italia ci adeguiamo all’imbecillità straniera: voi non siete più il padrone del vostro cane, ma la mamma o il babbo (nessuno ha proposto ancora genitore 1 e genitore 2?), in America ci superano, anzi ci doppiano.

Lì pet – animale domestico – viene sostituito con compagno non umano. A sentirsi chiamare animale si potrebbe offendere il rottweiler e sarebbero dolori.

Se un vostro parente è calvo c’è una soluzione anche per lui: svantaggiato tricotico, se è obeso, morbido se è canuto, carente in melanina.

Tornando dalle nostre parti, non vi venga in mente di dare del ladro al ladro o una sberla alla ladra.

Nel caso, consegnatevi da soli … è meglio. Ha fatto così certo un Claudio Anastasio, il masochista più fifone dell’anno, che ha dato le dimissioni dopo aver citato, in un discorso, una frase di Mussolini.

Non so se è più fesso chi le dimissioni le ha chieste, chi le ha accolte o lui che le ha considerate “doverose”.

La gara è aperta, ma attenzione se volete concorrere.

C’è gente fortissima, campioni del mondo, come un certo Friedman, che si occupava dell’ufficio comunicazioni della Netflix e che per ben due volte ha detto la parola N… che parola?

La N-Word

In America i giornali hanno scritto esattamente così (la parola N) perché, da quelle parti, Negro non si può pensare, né scrivere e nemmeno dire.

Molto meglio, molto più socialmente accettato dar della zoccola alla propria mamma. Da noi fesso si può ancora dire. Imbecille, pure. Meno male perché non saprei proprio come descrivere altrimenti questa manica di idioti.

Irma Trombetta