Addio a Sinisa Mihajlovic

Addio a Sinisa MihajlovicAddio a Sinisa Mihajlovic – Ci sono sfide che si possono giocare anche bene, persino benissimo, ma non si possono vincere.

E il grande Sinisa Mihajlovic ha perso proprio una di queste: non perché gli sia mancata la grinta necessaria, ma perché nessuna grinta può farcela, contro un destino infame.

La tempra e dirittura morale

In queste ore e nei giorni successivi, si leggeranno tante belle parole, sul campione che ha deliziato tanti tifosi di diverse squadre, in Italia e all’estero, sul campo o dalla panchina; altre ne ricorderanno la dignità di uomo che ha saputo comunque affrontare il male senza perdersi in una disperazione che ne avrebbe offuscato l’immagine; pochi altri, come il sottoscritto, ne ricorderanno la formidabile tempra e dirittura morale, tale da permettergli di farsi beffe del politicamente corretto, quando non abiurò, anzi, ribadì pubblicamente la simpatia per Zeljko Raznatovic, alias Tigre Arkan, controverso e per certi versi inquietante figura di combattente serbo.

Non dimenticò la sua patria

Ormai stabile in Italia, Sinisa non dimenticò mai quale fosse la sua patria e non fece distinguo, nell’infuriare di una guerra anche mediatica contro Belgrado, tra gli amici che si battevano per la libertà e l’indipendenza della sua terra e dei suoi popoli, al fine ipocrita di compiacere il campo su cui si appoggiavano i nemici della sua gente. L’ipocrisia era e fu un difetto che non lo sfiorò mai, in tanti anni di vita sportiva e pubblica.

Mihajlovic piacque ai supporter

Forse, a volte eccedette in durezza, con se stesso e con gli altri, dentro e fuori il rettangolo di gioco, ma mai incorse nei peccati di ignavia e di falsità. Mihajlovic piacque ai supporter delle squadre in cui militò, da centrocampista o da allenatore, perché sapeva onorare le bandiere, a partire da quelle che gli rivestivano il cuore fin dalla nascita.

Senza Sinisa il Calcio è più povero

Leggendario per il suo stile e la sua potenza nel “punire” gli avversari coi calci da fermo, il suo volto al contempo sereno e squadrato nel marmo mancherà al Calcio moderno, fatto di lustrini e paillettes, soldi e donnine. Averlo conosciuto di persona, anche solo per stringergli la mano, è stata un’esperienza emozionante per tanti amanti del pallone; averlo apprezzato per quel che pensava e per la trasparenza del suo dire, un piacere solo per i più attenti, forse. Quel che è certo, è che senza Sinisa, oggi il Calcio è più povero. Non di soldi, ma di virtù, di talento e di sana e genuina passione.