Anche il CAI si inchina al politically correct

Anche il CAI si inchina al politically correctAnche il CAI si inchina al politically correct – Nel 2023 le radici cristiane del nostro Paese vengono considerate un anacronismo, perlomeno da tutti coloro che perorano la causa del politicamente corretto e del multiculturalismo ad ogni costo.

Una dichiarazione astrusa

Anche chi, apparentemente, sembrerebbe immune da sospetti a riguardo, in realtà si spertica per corroborare le folle tesi dei paladini della sinistra più ideologizzata.

Talchè, folle ma vero, succede che il CAI (Club Alpino Italiano) dica che le croci sono “anacronistiche e divisive” e che pertanto vadano rimosse dalle vette dei monti nostrani.

Le nuove esigenze

E questa sciocchezza, secondo l’associazione alpinistica, deriverebbe dal fatto che il presente sarebbe “caratterizzato da dialogo interculturale e da nuove esigenze paesaggistico ambientali”.

Insomma, un altro caso di una parte d’Italia che rinnega se stessa in nome del modernismo. Dimenticando, tra l’altro, che quella di collocare croci sulle vette è una tradizione alpinistica – non solo nazionale – che va al di là delle credenze religiose che si radica nel retroterra sportivo e culturale di milioni di alpinisti.

Questa è ignoranza

Ma tant’è. Ancora una volta l’ignoranza cieca prende il sopravvento sul buonsenso e conculca la nostra identità.

E c’è finanche chi già inizia a rimuovere le croci dalle vette.

Un atteggiamento emblema di un clima deteriore, che – se protratto troppo a lungo – rischia seriamente di compromettere l’esistenza stessa della nazione.

Giustino D’Uva