Bologna anonima e in declino?

Bologna anonima e in declino?
Bologna anonima e in declino?

Non fossero bastate le grottesche decisioni ideologiche di un sindaco che è riuscito a portarla alla ribalta della attenzione e nazionale ed internazionale non già per le sue eccellenze, bensì per la tragicomica e delirante imposizione dei famigerati 30 km orari, ora Lepore mette un’altra mattonella nel progetto di distruzione sistematica di Bologna.

Un’identità aggredita

Salvo miracoli che ne paralizzino le nefaste scelte, il capoluogo felsineo è ogni giorno di più spossessato della propria identità secolare e unica, proiettato verso un ineludibile anonimato e declino.

Attoniti e impotenti, i suoi cittadini hanno dovuto assistere, prima ad una colpevole mannaia sistematica sulle attività tradizionali e storiche (penalizzate da cantieri, restrizioni all’accesso, tasse stellari e assenza di supporto), poi, a paralleli investimenti – direttamente o indirettamente pubblici – nei soliti progetti faraonici dei soliti “amici degli amici”, destinati a naufragare nella assurdità di scelte palesemente assurde e insostenibili sin dall’origine (leggasi lo sperpero di risorse, la concessione gratuita di spazi dell’amministrazione, l’allestimento a fondo perduto in infrastrutture logistiche per cattedrali nel deserto come il fallimentare recidivo  “Fico”).

Espulsione delle attività tradizionali

Se le botteghe, i negozi tradizionali, i ristoranti autentici, sono stati costretti a migrare, nella migliore delle ipotesi o a chiudere definitivamente, lasciando spazio  a decine di  negozietti anonimi e tutti ripetitivi di alimentari gestiti da improbabili esercenti o da pseudo erogatori di prodotti finto-locali spacciati per “taglierifici” alla moda; dall’altro lato, in barba alle “normative di tutela” e della salvaguardia della identità di Bologna, sono state fatte eccezioni clamorose per i grandi colossi di impronta internazionale.

Il Decreto Unesco

Con la solita, improvvida decisione, invece di correggerne le storture e rilanciale la imprenditoria locale, il ‘Decreto Unesco’, ovvero il regolamento comunale adottato nel 2019 che vietava per un periodo di 3 anni l’insediamento di nuove attività commerciali di particolari tipologie nel centro storico della città (cosiddetto Nucleo di Antica Formazione) è stato prorogato fino al 20 giugno 2025.

Fin qui, parrebbe, nulla di strano.  Ma a un’attenta analisi emergono incredibili incongruenze che indignano per il modo con cui la città viene vilipesa nella propria impronta più autentica e profonda.

Misure inefficaci

Forse, qualcuno in buona fede può credere che tali misure siano state concretamente efficaci? Che le esigenze di tutela e di valorizzazione delle aree di pregio siano state soddisfatte?

Più che contribuire al contrasto di situazioni di incuria e di deterioramento delle condizioni del territorio, hanno invece mestamente e colpevolmente condotto a risultati diametralmente opposti.

La beffa Starbucks

Ma al danno si aggiunge la beffa, quando, in questo quadro di scelte miopi se non deliranti, si aggiungono le “ciliegine” dei “progetti speciali” che, in deroga ai principi conclamati, ammettono eccezioni clamorosamente incongruenti come il mostruoso e più eclatante approdo di “Starbucks”.

Come l’Insediamento di questa multinazionale della bevanda in plastica dal sapore chimico possa fronteggiare lo “snaturamento commerciale e sociale nel cuore della città storica e monumentale”, non è dato sapere…

Bologna al contrario

Quello che è certo, è che fin dall’inizio i segnali appaiono inquietanti, come il logo prescelto dal colosso americano per “rappresentare Bologna”: le 2 torri stilizzate… alla rovescia, con la Asinelli palesemente pendente al posto della Garisenda!

E solo questo riassume tutta la follia delle cose che accadono a Bologna.

Luca Armaroli

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