Bologna: Zona 30 illegale, il governo deve agire, non protestare

Bologna: Zona 30 illegale, il governo deve agire, non protestare – Indipendenza! non poteva certo restare indifferente alla chiamata di amici – quelli del comitato Una Bologna che Cambia -, i quali hanno rivolto un appello a tutte le forze politiche e sociali del capoluogo emiliano per una vasta mobilitazione contro la Zona 30, gli ormai noti (e ridicoli) limiti di “lentità” (la parola non esiste, ma “velocità”, ormai, appare fuori luogo) che stanno facendo ridere tutta Italia.

Però, l’appello a tutte le forze di opposizione a cui si è risposto positivamente non ha certo impedito al portavoce del circolo “Bologna” di Indipendenza!, Giovanni Preziosa, di evidenziare e sottolineare come non sia tutta farina del sacco del sindaco, Matteo Lepore, questa follia che si sta concretizzando sotto le Due Torri.

Preziosa è stato chiaro: ben vengano tutti i ripensamenti, anzi, ma è chiaro come Lega, Fratelli d’Italia e i loro alleati di governo debbano realmente mettersi una mano sulla coscienza e assumersi l’onere e l’impegno davanti ai cittadini non di contrastare il provvedimento, indicendo un referendum; bensì, di annullarlo d’imperio con un atto amministrativo ad applicazione immediata.

Zona 30 è illegittima

Preziosa, in verità, lo ha spiegato fin dalle prime battute di questo assurdo dibattito e certamente va a suo onore – e a merito di Indipendenza – il vedere adesso Matteo Salvini, ma ancor più prestigiosi docenti di Diritto amministrativo, allinearsi alla sua tesi: la Zona 30 – a Bologna come altrove – è semplicemente illegittima.

È illegittima perché palesemente contraria ad una disposizione di legge ordinaria, al Codice della Strada e, più precisamente, a quanto disposto dall’articolo 142 che riserva la competenza nello stabilire i limiti di velocità al solo Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Certo, come in tutte le norme italiane, sono previste deroghe e gli enti proprietari delle strade possono imporre, abbassandolo, un limite massimo di 30 km/h. Però, possono farlo solo sul presupposto di evidenti pericolosità di strade o tratte di esse di tipo strutturale (strettoie eccessive, buche profonde, presenza di scuole, ecc.) e per il solo tempo necessario a risolvere la criticità. Cessata l’emergenza, l’ente proprietario deve ripristinare il limite istituzionale dei 50 km/h e, nel caso di inerzia dello stesso ente, il Ministero può (o deve) intervenire direttamente per ripristinare l’ordinaria legalità della circolazione.

Preziosa, infine, ha fatto notare – prima e durante la manifestazione dell’altro giorno – come anche l’integrazione pretesa dall’Europa e recepita dal Ministero dei Trasporti nel giugno 2023 non parli affatto di limiti di velocità e, per tanto, non possa essere invocata a giustificazione di quanto predisposto dalla Giunta comunale bolognese. Dunque, la delibera di Matteo Lepore è illegittima e deve – e può – essere revocata dal ministro in qualsiasi momento.

Il referendum truffa

Perché, allora, FdI e Lega puntano, invece, su un referendum cittadino, quando possono imporre la loro – legittima, in questo caso – volontà? Perché probabilmente hanno bisogno di un “escamotage” che permetta loro di ritirare la parola – una parola che è stata accompagnata da 600 mila euro di finanziamenti pubblici – data dal governo allo stesso Lepore poco prima dello scorso 28 giugno, quando Ministero e Comune sottoscrissero una convenzione festeggiata con queste parole sul sito “Iperbole” dell’amministrazione comunale: “Città 30, oltre € 600.000 per la mobilità pedonale e la moderazione della velocità”. Ora, quando c’è un momento di unione tra forze politiche e sociali diverse non è mai buona cosa fare polemiche all’interno di questo stesso fronte, col rischio di pregiudicare il raggiungimento del risultato ottimale per i cittadini.

E Indipendenza! non ha certamente intenzione di rompere le uova nel paniere a una mobilitazione che è sempre più vasta e sempre più sentita a Bologna. Purché, però, come ha illustrato appunto Preziosa, le forze che sono contestualmente al governo (a Roma) e all’opposizione (a Bologna) non utilizzino questo tema per “schedare” il consenso con raccolte di firme a dir poco superflue, ma assumendosi la responsabilità di adottare la soluzione che altri partiti e comitato hanno fatto emergere come la preferita da gran parte della cittadinanza e imponendosi sull’arroganza del sindaco.

Scendere in piazza tutti

Chi – come Indipendenza! o come i comitati civici – non è attualmente nelle condizioni di assumere decisioni imperative, ha la facoltà e anche il dovere di scendere e animare la piazza, quando vengono conculcati i diritti e le libertà dei cittadini; chi, invece, il potere decisionale ce l’ha, come ce l’hanno i partiti di governo, ha il dovere, prima ancora che la facoltà, di assumere decisioni coerenti con quanto sostiene o ha sostenuto di di fronte ai cittadini.

Massimiliano Mazzanti

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