Caso Orlandi: intervista esclusiva ad Alessandro Ambrosini

Caso Orlandi: intervista esclusiva ad Alessandro AmbrosiniCaso Orlandi: intervista esclusiva a Alessandro Ambrosini – Le nuove registrazioni sul caso Emanuela Orlandi pubblicate dal reporter di inchiesta Alessandro Ambrosini – ideatore di Notte Criminale (https://nottecriminaleblog.wordpress.com/) – lascerebbero intendere un coinvolgimento diretto da parte del Vaticano. Abbiamo intervistato il reporter che ha pubblicato le registrazioni lo scorso 6 dicembre per avere il suo punto di vista sul caso Orlandi.

Ultimamente hai smosso le acque sul caso Orlandi con delle registrazioni potenzialmente esplosive. Ci puoi dire come te le sei procurate?

Il tutto nasce in modo casuale. Soprattutto l’incontro. Una sequenza di coincidenze favorevoli e qualche buona entratura ci hanno permesso di incontrare questo personaggio. Che non aveva mai parlato a dei giornalisti. Il sottoscritto, che già immaginava la sua ritrosia a farsi videoriprendere (anche se avevamo la telecamera), ho pensato bene di accendere il registratore di un secondo telefono che avevo nel giubbetto. Mentre il primo era sul tavolo. Sapevamo di incontrare una vecchia volpe, ce lo aveva certificato un magistrato che lo conosceva bene

Quanto durano le registrazioni e quanto ritieni siano attendibili le informazioni che contengono?

La registrazione dura 4 ore. Sebbene ci sia da scremare molto, dopo l’ascolto fatto con la conoscenza di oggi e l’esperienza di oggi, penso che ci sia un buon 60% di verità volutamente inframezzata di esagerazioni ed ego criminale.  È una matrioska. Bisogna arrivare alla bambola più piccola e preziosa togliendo quelle che fungono da contenitore

Dopo tanto tempo, il caso Orlandi sembrava finito nel “dimenticatoio” soprattutto per i giovani. Puoi dirci quali sono le (poche) certezze che abbiamo sulla vicenda?

Dopo quasi quarant’anni, questa storia regala pochissime certezze se non il coinvolgimento del Vaticano e la presenza di un mare di depistatori che hanno lavorato per creare una cortina fumogena intorno al rapimento. Di certo, c’è anche la presenza di elementi della Banda della Magliana, Renatino De Pedis, sopra tutti.

Quali piste sono state seguite negli anni?

Innanzitutto, bisogna dire che la verità distorta è stata costruita, molte volte, con il supporto più o meno consapevole della stampa. E ne sono emerse svariate di piste: dai Lupi grigi di un “primo” Alì Agca, ai servizi segreti bulgari, a quelli dell’ex Unione Sovietica, a quelli americani e italiani. Per poi continuare con la Banda della Magliana in chiave ricattatoria, per dei soldi della mafia o della ‘ndrangheta che non erano più usciti dallo Ior di Marcinkus. Fino ai più recenti personaggi da operetta “alla Marco Accetti”, all’uso di De Pedis come risolutore di problemi come dimostrerebbe l’audio “rubato” che ho pubblicato su Notte Criminale due settimane fa.

Le intercettazioni che hai reso note cosa potrebbero portare di nuovo? In che contesto vanno inserite?

Innanzitutto, va sempre sottolineato che sono delle registrazioni che vanno prese e analizzate molto bene. All’interno di un contesto che dura quattro ore. Vanno quindi “pesate”. Di nuovo c’è sicuramente il fatto che vengono dette da uno dei soci di De Pedis, quindi molto vicino a lui in quegli anni. Che si tratterebbe di un caso di molestie sessuali perpetrate, secondo la fonte, da un personaggio molto altolocato del Vaticano.

Che le alte sfere vaticane non potevano più coprire e che avrebbero risolto il problema chiedendo l’aiuto dello stesso boss. Aiuto che non poteva rifiutarsi di dare per motivi di convenienza. Bisogna sempre ricordare che la Banda della Magliana non fu un monolite. Esisteva la fazione più “di strada” e quella più intrecciata con il potere politico, economico, massonico e legata ai servizi segreti “deviati e non”. Una fazione che era quella dei “testaccini”. A loro volta, divisi in rapporti distinti tra le varie fazioni interne al Vaticano: chi aveva rapporti con Marcinkus e chi con Monsignor Casaroli, segretario di Stato all’epoca. Una struttura a compartimenti stagni quella della Banda. Probabilmente organizzata da “menti finissime”.

Perché non sono state utilizzate prima? Chi e perché sarebbe intenzionato a ignorarle?

I motivi sono tanti. Innanzitutto, nel 2009 non era facile parlare della personalità del Vaticano a cui si fa riferimento. Una eventuale pubblicazione, al tempo, avrebbe portato all’esclusione automatica di questa pista, a una querela certa e al rischio che fosse trattata con una risata. Poi ci sono motivi legati alla coscienza di una persona e al rispetto che si deve sempre dare ai familiari della vittima. Pietro Orlandi è una delle persone più determinate che ho conosciuto. Un vero esempio sotto molti aspetti, sia per la pazienza e sia per aver saputo resistere a pressioni enormi. Per decenni. L’audio l’ho mandato a lui nel 2017, dopo aver pesato molte cose. Ripeto, va ascoltato per intero per darne la giusta chiave. Infine, ma non per ultimo, lo sdoganamento dato da Vatican Girl e le dichiarazioni dell’amica di Emanuela Orlandi. Tutto va a incastrarsi perfettamente con quell’audio, fatto nel 2009. Quando in Italia neanche si sapeva dell’esistenza di Netflix.

Ritieni ci sia la volontà di sminuirle o magari relativizzarle mescolandole con altre piste e teoremi?

C’è sicuramente la volontà di sminuire quegli audio. Anzi, di silenziarli. Ma oggi non è facile. Questo nuovo millennio digitale ha rotto questa possibilità. Poi ci sono due motivi che rispondono al perché. Da una parte abbiamo l’informazione ancora “schiava” del potere della Santa Sede, sia economico che sociale. Dall’altra parte abbiamo l’interesse dei media a non fare luce piena su questa vicenda. E’ una storia che paga in termini di lettori, in pubblicazioni editoriali continue, in argomenti che servono ai talk per lo share. E’ molto colpevole l’informazione. In quarant’anni hanno dato voce a tutto. Dai finti spioni è finito di tutto. Quando invece la verità era e resta dentro le mura vaticane. Poche le voci dissonanti rispetto alla maggior part dei media. Che, bisogna ricordarlo, subito dopo l’uscita del Giornale su questo audio, tutti hanno ripreso la notizia. Tutti, nessuno escluso. Ma che, colpevolmente, l’hanno taciuta dopo la pubblicazione. Una voce su tutte è mancata: quella di Chi l’ha visto, da cui sono stato contattato immediatamente prima della pubblicazione e poi ha calato un sipario di silenzio. Bizzarro, ma spiegabile con personalismi nel campo giornalistico che non fanno onore alla categoria.

Al di là delle conclusioni investigative e giudiziarie, traendo spunto dal caso in questione cosa pensi della professionalità dei Media italiani di oggi?

Bisogna sempre cercare di non generalizzare. È importante leggere lo stato attuale della stampa.  E non parlo solo di questo caso. Trovo che tutto si stia livellando in basso. Difficilmente trovi giornalisti che abbiano ancora la voglia di andare a consumarsi le scarpe sulla strada. Ed è anche per un problema economico, fortissimo. Quando ti pagano 30 euro lordi un pezzo per cui hai dovuto spostarti, lavorare per tre giorni e spendere soldi di tasca tua, non si può pretendere più di quello che leggiamo. Altro aspetto è la velocità dell’informazione che ti porta a essere superficiale, inesatto. Più o meno volutamente, come nel caso di Repubblica che nel sottotitolo di un loro articolo mi ha dato anche il ruolo di sodale della Banda della Magliana.

Una stampa basata, molte volte sul copia e incolla delle agenzie. Ma si riesce a sprofondare anche più in basso.

Lo si vede in alcune testate online che fanno inchieste sul nulla, inchieste estremamente costose che non ripaghi con i click. Qualche dubbio ti viene. Anche più di qualche dubbio.

Però non tutto è da buttare. L’ho vissuto proprio in questa storia. E bisogna riconoscere che alcuni giornali hanno fatto il loro lavoro, come il Riformista e il Giornale prima. Bisogna riconoscere che la trasmissione di Purgatori, Atlantide, e i loro ospiti, hanno fatto informazione senza aver paura di indispettire le “alte sfere”. Il giornalismo deve servire un solo padrone: la verità.

La redazione ringrazia Alessandro Ambrosini e Notte Criminale (https://nottecriminaleblog.wordpress.com/) per l’intervista