Chi sta con la NATO non può dirsi patriota

Chi sta con la NATO non può dirsi patriotaChi sta con la NATO non può dirsi patriota – Credo che sia doveroso intervenire ancora una volta sulle ultime scelte governative per cercare di aprire gli occhi a chi ancora si illude che con l’avvento del centrodestra in Italia si sia aperta una nuova fase politica destinata a cambiare le sorti del nostro paese.

Sostegno infinito

Innanzitutto, l’ulteriore sciagurata decisione di continuare a foraggiare il governo ucraino di Zelenski sia economicamente che militarmente è un grave tradimento verso il popolo italiano e mostra come il governo Meloni abbia rinunciato già dal primo momento del suo insediamento a tentare di avviare una nuova politica estera realmente autonoma e indipendente.

Non è l’eseguire pedissequamente gli ordini degli Stati Uniti e della NATO, addirittura poi con un entusiasmo fuori posto, come denunciato dal generale paracadutista Bertolini, a fare sperare in un cambiamento di rotta. Sembra davvero che l’Italia non abbia una sua politica estera e che abbia addirittura rinunciato definitivamente ad averla.

La mano atlantica di FDI

A questa scelta corrisponde poi il fatto che il partito che guida il governo, Fratelli d’Italia, abbia posto un veto a qualunque dibattito interno, a qualunque confronto di idee. Sembra che all’interno di questo partito si respiri un pesante e opprimente clima di omologazione che tiene a freno, pena gravi conseguenze, chi pure in cuor suo sente che FDI dal vecchio MSI non ha ereditato proprio un bel niente.

Nel vecchio MSI, è vero, esistevano atlantisti ma anche militanti e dirigenti che non volevano essere al servizio degli americani. E comunque c’erano la guerra fredda e i comunisti, quelli veri.

Nel vecchio partito di Almirante ma addirittura anche di Michelini, negli anni 50 e 60, si discuteva, si litigava, si faceva anche a legnate. E non solo nei congressi.

Niente a che vedere con l’MSI

I militanti della generazione di chi scrive ricordano bene le esplosioni spontanee e organizzate del dissenso. Iniziativa di Base, i frequenti scontri con i pretoriani della Accademia Pugilistica Romana, le truppe scelte del MSI guidate da Alberto e Angelino Rossi che facevano capo a Giulio Caradonna, gli assalti dei militanti a Via Quattro Fontane o al Secolo d’Italia mostravano l’esistenza di una base critica, vivace, combattiva, non disposta a subire scelte sbagliate da parte della dirigenza sia in politica interna che in politica estera.

Altri tempi? Altri modi di intendere la politica?

Può darsi ma innanzi tutto un’altra sostanza umana, un’altra tempra di uomini e di militanti. Così pure un tempo chi dissentiva dalla dirigenza aveva la possibilità di fondare una corrente arricchendo il confronto delle idee. Come non ricordare Linea Futura o Andare Oltre di Pino Rauti? Oggi invece in FDI regna un silenzio plumbeo, catacombale e sono in parecchi, anche tra chi occupa posizioni di rilievo, ad avere paura di esprimersi perché questo significherebbe giocarsi una carriera reale o potenziale. La linea la detta tale Donzelli che, a quanto pare, ha minacciato di anatema chiunque osi fare un qualsivoglia riferimento al passato.

E così abbiamo visto persone insospettabili cambiare davvero casacca e trasformarsi da alfieri della Nazione Europa tanto esaltata ed osannata nel FdG, nei Campi Hobbit, nei convegni della Nuova Destra, in perfetti scherani dell’atlantismo più becero.

Personaggi che fanno finta di non accorgersi che in questo modo hanno rinunciato non solo a se stessi ma anche ad ogni idea e ideale di libertà nazionale.

Chi sta con la NATO ha di fatto rinunciato alla sovranità nazionale e non può dirsi patriota. PUNTO.

La Meloni dovrebbe fare un passo indietro

Non è in queste brevi note che vogliamo affrontare i nuovi scenari geopolitici che i nostri governanti preferiscono ignorare, sui gravi danni economici e commerciali che l’appiattimento sugli USA ha causato al nostro paese, non staremo qui a discettare su quanto sarebbe utile per l’Italia proporre un tavolo di trattative, tornando finalmente protagonista sugli scenari internazionali.

Chi condivide e sottoscrive il quarto invio di armi all’Ucraina non solo contribuisce a che una guerra sanguinosa non abbia mai termine, ma mette a rischio anche la sicurezza dell’Italia e dei suoi cittadini perché nel crescendo dell’escalation, le basi NATO/americane in Italia sono un reale obiettivo sensibile.

Nei giorni scorsi anche da parte della Germania sono sorti dei dubbi sull’invio di carri armati al regime di Zelenski.

E va rimarcata anche la lungimiranza del premier ungherese Orban che sta progressivamente prendendo le distanze dall’Alleanza Atlantica. L’Italia invece, nelle mani di politicanti fiacchi, paurosi e irresponsabili, preferisce marciare ad occhi chiusi verso il baratro.