Codreanu e la Romania Legionaria

Codreanu e la Romania Legionaria - Il 29 novembre 1938, alle dieci di sera, Corneliu Zelea Codreanu, assieme a tredici suoi camerati, viene fatto uscire dal carcere di Jilava per essere trasferito a quello diCodreanu e la Romania Legionaria – Il 29 novembre 1938, alle dieci di sera, Corneliu Zelea Codreanu, assieme a tredici suoi camerati, viene fatto uscire dal carcere di Jilava per essere trasferito a quello di Valmiselu. Col pretesto di un inesistente tentativo di fuga, Codreanu ed i suoi tredici legionari, all’alba del 30 novembre, vengono strangolati sull’autocarro dove erano stati fatti salire per il trasferimento.

La versione ufficiale, che parla di una uccisione durante un tentativo di fuga, verrà poi smentita dalla confessione resa più tardi dal maggiore Dinulescu, che diresse l’assassinio, secondo cui fu su ordine personale del ministro degli Interni, Calinescu, che Codreanu e i suoi furono uccisi.

L’11 febbraio di quell’anno re Carol aveva sciolto tutti i partiti ed instaurato una dittatura personale. L’ondata di repressioni che seguì fu condotta senza scrupoli e con sadica ferocia.

La nascita della Legione

Il 24 giugno 1927, giorno di San Giovanni Battista, Codreanu convoca una riunione con i suoi più fedeli amici e dà vita alla Legione dell’Arcangelo Michele. Difficile, quasi impossibile scindere la figura di Codreanu dalla sua creatura: la Legione. In essa si rispecchiano l’anima, gli ideali, la visione dell’Uomo e del mondo del “Conducator”. Nel panorama politico dei movimenti rivoluzionari europei fra le due guerre la figura di Codreanu e del suo movimento si distinguono per caratteristiche del tutto particolari.

Il movimento legionario fu quanto di più lontano potesse esserci da un partito politico classico. Sintesi di mistica del sacrificio e militarismo, attivismo e spirito comunitario, la Legione (che cambiò spesso nome a causa dei ripetuti scioglimenti imposti dal governo) fu portatrice di un’ideologia nazionalista, anticapitalista ed antibolscevica che rappresentò ben presto un’attrattiva fortissima per studenti, intellettuali, contadini ed operai.

Il carattere religioso

Il carattere “religioso” di questo movimento emerge da quanto scritto dallo stesso “Capitano”: “Il nostro movimento legionario ha soprattutto il carattere di una grande scuola spirituale. Esso tende ad accendere fedi insospettate, esso mira a trasformare, a rivoluzionare le anime. Gridate ovunque che il male, la miseria, la rovina vengono dall’anima. L’anima è il punto cardinale sopra il quale si deve operare nel momento attuale. L’anima dell’individuo e l’anima del popolo. Sono una menzogna tutti i programmi nuovi e i sistemi sociali fastosamente ostentati al popolo, se alla loro ombra ghigna la medesima anima malvagia, la medesima mancanza di coscienza verso l’adempimento del dovere, il medesimo spirito di tradimento verso tutto ciò che è rumeno, la medesima dissolutezza, il medesimo spreco e il medesimo lusso. Chiamate l’anima della stirpe a una vita nuova”.

Le “camicie verdi” raggruppano giovani tra i 18 e i 30 anni, riunite nel Cuib (che in italiano si può rendere col termine “nido”). E’ un’associazione spontanea catalizzata dall’attivismo di un militante. Risulta del tutto differente dalle tradizionali sezioni di partito. I militanti non operano perché vivono nella stessa area geografica o lavorano nella stessa fabbrica. E’ una struttura dinamica tenuta da legami personali. Nel Cuib si insegna come la Legione debba essere, innanzitutto, scuola di vita e di rinnovamento interiore, di fratellanza e di elevazione collettiva.

Le attività legionarie

I suoi legionari si impegnarono per migliorare le condizioni di vita dei contadini e degli operai costruendo dighe e avviando raccolte di fondi. Nello stesso tempo intrapresero azioni armate: lo stesso Codreanu sparò ad un prefetto che si era reso responsabile del massacro degli appartenenti alla Legione dell’Arcangelo Michele e poi si costituì in tribunale venendo assolto per legittima difesa. Julius Evola, dopo un incontro avuto con Codreanu, scriverà che la Guardia di Ferro aveva molti tratti comuni con quelli di un antico Ordine. Per uno speciale corpo d’assalto, intitolato a Mota-Marin (due capi legionari caduti in Spagna) vigeva la clausola del celibato. I capi dovevano astenersi da esibizione di ricchezza e da mondanità. Codreanu aveva imposto all’intero corpo legionario la regola del digiuno.

Vale qui la pena di riportare solo poche parole tratte da una lettera di Codreanu scritta dal carcere e datata 24 aprile 1934, Santa Pasqua: “Signore, prego in questa notte di Resurrezione, ricevi il mio sacrificio. Prendi la mia vita. Poichè a Te, o Patria, non bastano le nostre forze. Tu vuoi la nostra morte”.

La Guardia di Ferro

La storia del Movimento Legionario rumeno conobbe alterne vicende. Solo alcuni brevi cenni: Il 20 giugno del 1930, poco dopo il ritorno in patria di Re Carol II, si costituì ufficialmente come Guardia di Ferro, nome con cui la Legione fu conosciuta nel resto d’Europa. Il suo simbolo ricordava le grate delle prigioni dove molti legionari furono rinchiusi. L’11 gennaio 1931 un decreto ne sancì lo scioglimento, le sedi vennero perquisite e migliaia di legionari furono interrogati ed arrestati. L’accusa fu di aver tentato un’azione sovversiva contro la forma di governo fissata dalla Costituzione, ma mancando prove concrete alla fine, i giudici si trovarono costretti ad assolverlo, dopo che ebbe comunque passato quasi due mesi in carcere.

L’esecuzione di Calinescu

Il 21 settembre del 1939 un gruppo di guardisti, impadronitisi di una stazione radio comunicarono di aver giustiziato il primo ministro Calinescu per vendicare l’uccisione di Codreanu. Si consegnarono spontaneamente alle autorità e vennero immediatamente passati per le armi. Nel settembre dello stesso anno, a seguito di violenti tumulti scoppiati in opposizione alle numerose rinunce territoriali accettate dal re Carol su richiesta della Germania, viene nominato primo ministro il generale Ion Antonescu che costringe il re ad abdicare a favore del figlio Michele. Del nuovo governo riescono a far parte anche elementi guardisti.

La fine dell’esperienza legionaria

Ma l’ostilità covata da tempo da Antonescu nei confronti della Guardia di Ferro emergerà quando nel 1941 Hitler comunica allo stesso Antonescu la sua intenzione di attaccare la Russia. Questi obietta di non poter garantire la collaborazione della Romania se non fossero state prese misure contro la Legione. Fu così che molti legionari, a cominciare dal nuovo capo Horia Sima, sfuggiti all’arresto in patria, si rifugeranno in Germania dove però saranno internati nei lager di Buchenwaldt, Dachau e Sachenhausen.

I legionari tornano a combattere

Tra l’autunno del 1942 e l’inverno del 1943 quando l’avanzata sul fronte russo si arresta ed anche il fronte nord, tenuto esclusivamente dai tedeschi, viene sfondato in più punti, migliaia di guardisti passano direttamente dal carcere o dai campi di concentramento alla prima linea. Uomini della Guardia di Ferro combatteranno ancora, alla fine dell’aprile 1945, mentre tutto intorno a loro crolla. Come i volontari della Charlemagne, della Viking e della Nordland vogliono difendere non Berlino o la Germania, ma l’Europa. Per questi uomini la morte era una fedele compagna, il punto dove il sacrificio si faceva concreto. La morte legionaria. Ma se la “Guardia” finì ufficialmente nel 1941 con il suo scioglimento da parte di Antonescu l’esempio dello spirito legionario che la permeava ha continuato ad informare nei decenni successivi singoli e gruppi che in tutta Europa si sono riconosciuti nella sua weltanschauung.