Confusione: Delinquenza

confusioneConfusione: Delinquenza – Una vecchia canzone di Battisti recitava:

Confusione 
Mi dispiace
Se sei figlia della solita illusione
E se fai confusione…”

Gli faceva eco un’altra canzone, molto più banale, cantata dai “Ricchi e Poveri” che diceva:

Basta una sola canzone
Per far confusione
Fuori e dentro di te

… Si, basta una sola, ripetuta, martellante canzone, uno slogan, per creare la confusione necessaria a far passare concetti falsi.

Gli slogan, nella nostra contemporaneità, sono il principale strumento di menzogna avendo sostituito i saggi proverbi e le antiche giaculatorie, pillole d’icastica e profonda verità destinate a chi ha orecchie per intendere, a chi è intellettualmente onesto, a chi non è disposto a cedere ai “vani pensieri”.

Non se ne può più di idiozie, menzogne, calunnie, imposture, raggiri, panzane, veicolate dagli slogan, vuoti pensieri per premessa che sofisticano la realtà fino ad invertire la verità.

Il nostro Corradi ne proporrà, settimanalmente, alcuni particolarmente indigesti e che creano confusione proponendo come vero quel che vero non è…

Gli slogan che creano «confusione fuori e dentro di te».

DELINQUENZA (che nessuno giustifichi Caino, neanche a fronte di un eccesso di legittima difesa da parte di Abele).

Un quindicenne che effettua una rapina a mano armata è un rapinatore sennò sarebbe solo un discolo, un ragazzaccio, un giovinastro, finanche una canaglia che spara con un fucile a piombini ai gatti.

Ma se va in giro, pistola in mano, a rapinare le persone; quel quindicenne è un delinquente che usa la violenza sul più debole e a volte può anche andargli male, qualcuno reagisce, lo bastona, lo accoltella, gli spara… e se tira le cuoia (mi si passi il bisticcio) morta lì!

Legittima difesa

I suoi quindici anni non giustificano il suo crimine, il giovane delinquente, delinquente rimane e, fino a prova contraria, il suo sparatore è un uomo che legittimamente si è difeso contro un criminale.

Una preghiera per la sua anima e pietà e comprensione per i suoi genitori (basta che non strumentalizzino la questione per far passare loro e il figliolo come una famigliola pacifica vittima della cattiva società), questa è la vita e la vita vuole che ognuno sia soggetto a pagare il fio delle proprie azioni… si chiama «responsabilità».

Il ragionamento conseguente è di una semplicità disarmante: un delinquente di meno in giro, il ché significa anche che ci sarà una vittima in meno di un reato obbrobrioso quale la rapina in danno del più debole…

Esperti televisivi

se poi un antropologo vuole occuparsi del caso (com’è avvenuto in un programma televisivo) e sostiene che colui il quale ha reagito sparando al giovane rapinatore in fondo ha poche colpe perché “essendo uno ragazzo di 23 anni è troppo giovane per portare una pistola in quanto a 23 anni il cervello non è ancora sviluppato”, dando per scontato che l’uccisione di quel delinquente sia comunque una sciagura da addebitare a chi si è difeso… vaffanculo all’antropologo (in quel caso un’antropologa).

Solo una società dedita ai vani pensieri può stracciarsi le vesti per un delinquente, anche se quindicenne, freddato dalla reazione della sua vittima.