Crisi boliviana – Intervista a G.M. Italiano in Bolivia.
Vive e lavora da oltre 30 anni in Bolivia, nella città di Santa Cruz de la Sierra, capitale del dipartimento di Santa Cruz, la regione più grande e sviluppata del paese, situata nella sua parte orientale, divenuta teatro della crisi politica scoppiata negli ultimi mesi del 2022.
L’avevo conosciuto una decina di anni fa a Buenos Aires e mi sono messo in contatto con lui per avere notizie e impressioni sull’attuale crisi boliviana.
Ho ritenuto prudente, anzi doveroso, omettere però le sue generalità proprio in ragione del contenuto dell’intervista e delle risposte fornite.
“Quali sono le ragioni che hanno spinto il popolo di Santa Cruz a riempire le strade e a manifestare contro il governo?”.
Le cause sono diverse, ma ciò che ha scatenato la protesta è la questione del censo, ossia il censimento della popolazione reale, visto che l’anagrafe attuale non è aggiornata da oltre 13 e anni e questo determina una serie di problemi. A livello di votazioni, visto che migliaia di morti votano – indovina per chi – a livello di rappresentanza parlamentare – sottostimata poiché vi è stato un aumento demografico – e di contributi statali al dipartimento – anch’essi non adeguati alla crescita della popolazione.
Diciamo che la frizione fra Santa Cruz e il governo centrale inizia da quando Morales è al potere e lo dimostra il fatto che qui da noi, lui e il MAS – il Movimiento al Socialismo – non hanno mai vinto, nonostante i loro brogli.
“Che ruolo gioca il MAS nella politica del paese?”
Il MAS e la struttura burocratico-amministrativa dello Stato sono sovrapponibili. Tutti gli impieghi pubblici sono riservati agli iscritti al partito o ai suoi amici. Quindi polizia, strutture giudiziarie, insegnamento, tutto controllato da loro. E chi non ha la tessera fa molta più fatica a trovare un lavoro.
Tra l’altro, i quadri del MAS sono istruiti e indottrinati da consiglieri cubani e venezuelani, allo stesso modo dei membri della nostra intelligence, e ci sono anche reparti dell’esercito che ricevono addestramento a Cuba.
Del resto il paese è pieno di Venezuelani. E non credo che siano venuti qui in vacanza.
“Qual è la situazione sotto il profilo della legalità e dello stato di diritto?
L’ultimo episodio, l’arresto del governatore Luis Fernando Camacho, è l’ennesima riprova della assoluta mancanza di autonomia della magistratura, che esegue ciò che la politica comanda. Lui aveva semplicemente guidato le proteste a Santa Cruz, nel 2019, avvenute peraltro in tutto il paese, contro il risultato chiaramente falsato delle elezioni. E ora si ritrova con l’accusa di terrorismo e cospirazione.
Ma l’illegalità opera anche ad altri livelli.
Nella zona orientale del paese, quindi soprattutto nella nostra regione, operano vere e proprie milizie, anche se ufficialmente non lo sono, i c.d. “ interculturales”, ossia gruppi di indios che, con l’autorizzazione del governo, occupano terre di proprietà altrui, già coltivate, vi si installano anche con la violenza e ottengono i titoli ufficiali di proprietà, in nome di diritti ancestrali del tutto opinabili.
Inutile aggiungere che le organizzazioni sociali che fiancheggiano e sostengono queste azioni sono legate al MAS.
“Parliamo della coca, visto che la Bolivia ne è produttrice…”.
L’ONU, su domanda del governo boliviano ha riconosciuto il significato ancestrale della pianta per molti territori; sugli altopiani la foglia è consumata da sempre, per le sue proprietà benefiche; per questo sono riservate delle aree per la coltivazione che serve a mantenere questa tradizione e a realizzare prodotti autorizzati dalla legge.
Questo, però, è il quadro ufficiale.
“Quello non ufficiale, invece?…”.
In realtà, l’area delle coltivazioni è assai più estesa e questo permette la produzione e la commercializzazione dello stupefacente.
Pasta-base per creare cocaina arriva anche dal sud del Perù ma coltivazioni e laboratori – dove compare sempre un esperto colombiano – per la sua produzione e per quella del prodotto finito sono disseminati un po’ ovunque, anche se la concentrazione si trova nella provincia dello Chapare, già feudo di Morales quando era il capo del sindacato dei cocaleros, situata nel distretto di Cochabamba, all’interno del paese.
Lì vige una sorta di mini-stato gestito dai narcotrafficanti. Impossibile per qualsiasi estraneo avvicinarsi. Gira gente armata, vetture senza targa e la polizia non fa nulla. Chissà perché…
“Mi stai dicendo che le autorità fanno finta di non vedere?”.
Sto dicendo che il fenomeno è talmente noto e diffuso che è impossibile non rendersene conto. La cocaina permette guadagni astronomici e qualche decina di migliaia di dollari per corrompere qualche comandante della polizia locale non rappresentano che pochi spiccioli per chi lucra dal traffico milioni e milioni di dollari.
Poi, qualche laboratorio, ogni tanto, viene individuato ma più a seguito di denunce che provengono dall’interno del sistema, a partire da quello politico, per motivi di supremazia, scontri ed equilibri interni, che per la reale volontà di smantellare questo fenomeno che lo Stato tollera. E se lo tollera è perché c’è chi ne ricava vantaggi. Due più due fa quattro in tutto il mondo.
“ La Cina sta penetrando in Sudamerica. Anche in Bolivia si registra questa presenza?”.
Sì, e ti dico una cosa. Hai presente le continue, anche giuste, proteste internazionali sui diritti dei popoli originari minacciati dal progresso e dallo sfruttamento industriale? Bene, in Bolivia compagnie cinesi, con la copertura di cooperative minerarie nazionali che sono titolari delle relative autorizzazioni, stanno estraendo oro dai fiumi amazzonici boliviani utilizzando il mercurio. Avvelenando gli ecosistemi, il Rio delle Amazzoni e le stesse popolazioni che vivono sulle rive, che si stanno progressivamente intossicando.
In più, queste compagnie fantasma cinesi, che ci mettono i soldi e il macchinario, grazie a un accordo segreto con le cooperative, che invece spendono nulla o quasi, si tengono dal 60 al 75% dell’oro, senza pagare tasse. Il tutto con la piena conoscenza di ciò da parte del governo boliviano, che nulla eccepisce visto che le cooperative minerarie stanno dalla sua parte.
Svendono il paese e avvelenano le popolazioni amazzoniche. Altro che “Stato plurinacional” !
“È così profondo il grado di corruzione nelle istituzioni boliviane? …”
Sì, ed è per questo che Santa Cruz vuole allentare sempre di più i lacci con La Paz. Se prima chiedevamo autonomia, oggi pretendiamo federalismo, quindi polizia, insegnanti, leggi e regole che siano espressione della nostra volontà e dei nostri programmi.
E ti assicuro che la popolazione è determinata. Dopo il cabildo del 13 novembre, che ha visto la partecipazione di un milione di persone, in quello del 19 novembre la partecipazione è raddoppiata. Ho visto coi miei occhi anche persone di 80 anni sfilare nella piazza centrale del Cristo. Qui non mollerà nessuno.