Crisi pandemica è crisi dell’Unione Europea

La crisi pandemica, economica e bellica che stiamo affrontando in questi ultimi anni ci mette davanti alla cruda realtà, ampiamente prevista, del fallimento dell’Unione Europea. Sulla carta, essa è descritta come un organo sovranazionale utile per il coordinamento  di alcune tematiche economiche che impattano sugli stati europei con lo scopo di mantenere la pace tra i membri e soprattutto di rendersi forte, autonoma e competitiva con le grandi potenze, quali Usa, Russia e Cina.

Cosa accade

La realtà dei fatti ci mostra invece come sia accaduto l’esatto opposto. Nessuna sana collaborazione tra stati, solo un insieme di regole e correttivi che affossano le economie nazionali – soprattutto dei paesi dell’area mediterranea – ed una deriva ideologica liberista ed ecologista che mette fortemente a rischio le sovranità nazionali.

Crisi

Il progetto europeo creato artificialmente dai tecnocrati di Bruxelles si sta scontrando in questi anni con il duro realismo: non è possibile pensare ad un’Europa indipendente dal punto di vista energetico, è sotto gli occhi di tutti cosa sta succedendo senza le risorse naturali russe.
Non è stata elaborata una valida strategia per arginare lo strapotere economico cinese, anzi viene prestato il fianco all’invasione di prodotti cinesi dal Green Deal europeo.
In tema di politica estera risulta drammatica la sudditanza europea nei confronti di Washington che da una parte tratta il continente europeo come una propaggine dell’impero americano, e dall’altra usa gli stati europei, ora da un punto di vista militare, ora da un punto di vista economico, con il solo fine di avvantaggiare gli USA.

L’utilità di un “Unione Europea”

A cosa serve quindi questo carrozzone tenuto insieme dalla retorica apolide dei “cittadini del Mondo”?
Serve a dire a Paesi come il nostro che non sono in grado di autogovernarsi, mostrando quindi l’altro grande fallimento della democrazia post bellica.

A creare normative comunitarie astruse che hanno la sola conseguenza di alimentare il divario sociale (vedasi le folli disposizioni in materia ambientale) e la crisi.

Serve infine a distruggere le identità europee, veri motori del mondo, in nome di un nuovo tipo umano europeo che vorrebbero fosse meticcio, liquido, resiliente ed ecologista.