Dal blocco navale al blocchetto degli assegni

Dal blocco navale al blocchetto degli assegni

 

Dal blocco navale al blocchetto degli assegni – Francamente, non si vorrebbe essere sempre critici col governo di Giorgia Meloni e con i provvedimenti che adotta, ma si fa fatica, ogni giorno, a chiudere gli occhi su quanto accade.

Ragionando il tanto decantato “piano Mattei”, per esempio, come si fa a non riflettere su un dato che chiunque trova difficilmente smentibile: se si tratta di un investimento – e qui non s’intende affatto negarlo né negare i buoni propositi che hanno indotto a progettarlo -, darà i suoi frutti, nel migliore dei casi, tra 3 o 5 anni.

Ammesso che 5 miliardi e mezzo di euro siano sufficienti a imprimere una spinta all’economia di una discreta quantità di paesi africani – una spinta tale da convincere gli abitanti di quelle nazioni a non cercare più fortuna in Italia e in Europa -, cosa accadrà nel frattempo?

La risposta, purtroppo, appare semplice: nulla o, peggio ancora, quello che sta succedendo da anni e, cioè, il moltiplicarsi degli sbarchi di immigrati clandestini nelle nostre spiagge siciliane e meridionali.

Italiani cornuti e mazziati?

Spiace doverlo sottolineare come uno degli esempi di incoerenza di questa maggioranza, ma passare dal “blocco navale” al blocchetto degli assegni servirà solo a rendere gli italiani, già mazziati dai problemi che l’immigrazione clandestina determina, pure cornuti con l’ennesimo sperpero di risorse. Non si tratta di inguaribile pessimismo, ma di buon senso applicato al giudizio delle cose.

I finanziamenti, l’Italia li offre ai governi legittimi; l’immigrazione clandestina è governata, invece, dalla criminalità più o meno organizzata africana o internazionale.

Ora, a parte il fatto che esistono pure nazioni africane dove potere legittimo e criminalità coincidono nelle stesse persone, è di chiara evidenza che, oggi e chissà per quanti anni ancora, molti governi del Terzo Mondo non avranno la forza di spezzare gli anelli di questa catena delinquenziale.

Finanziare lo sviluppo dell’Africa è certamente intelligente e forse anche doveroso, da certi punti di vista, ma vendere una tale iniziativa come soluzione per la difesa dei confini rasenta la “truffa in commercio”.

Mentre le ONG lucrano sulla speranza

Anche perché nessun paese della costa meridionale mediterranea si è mai lamentato di come l’Italia tratti o non tratti i migranti, oppure del trattamento riservato alle Ong che lucrano sulla speranza e sulla sofferenza di chi sfida la traversata di quel che fu il “mare nostrum”; no, a sollevare problemi sono partiti, agenzie, istituzioni e centri di potere più o meno occulti nostrani.

In altre parole, tutti soggetti che, per le più svariate e turpi ragioni, hanno interesse ad alimentare e a incrementare i flussi clandestini e che certamente non interromperanno le loro attività, a fronte dell’attuazione di questo benedetto “piano Mattei”. Tutti ricordano cosa si dicesse nel Centrodestra, fino a poco più di un anno fa, circa il fatto che nessun altro paese del mondo permette agli immigrati di entrare e restare nei propri confini come lo permette l’Italia.

Tutti ricordano le risposte che, da quella parte politica, venivano date alle pretese della Ue, dove proprio i paesi più spietati nel gestire il problema a casa loro pretendono che l’Italia diventi l’ostello più aperto, capiente e a buon mercato del Vecchio continente.

Ecco, è venuto il momento di dare concretezza a quelle proteste e a quelle reazioni.

Anche perché, a furia di sperperare miliardi su iniziative a vantaggio dell’estero, presto gli italiani capiranno come e perché devono ogni giorno di più stringere i cordoni della borsa e di come, al posto di fratelli d’Italia, al governo ci sono “figliuoli prodighi”, capaci solo di sperperare sconsideratamente le risorse nazionali.

Massimiliano Mazzanti

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