Flash dell’Ansa: Riciclaggio: Fini, “Sono stato ingannato dai Tulliani”

Flash dell’Ansa: Riciclaggio: Fini, “Sono stato ingannato dai Tulliani”.Flash dell’Ansa: Riciclaggio: Fini, “Sono stato ingannato dai Tulliani”. – Ora, dall’uomo che ha rinnegato <lo Statista più grande del secolo>; che non si è mai curato più di tanto, da un certo momento in avanti, neanche della memoria del suo mentore, Giorgio Almirante; che, nel 2008, dal palco di “Atreju” si dichiarò <antifascista>, incurante della fatica dei dirigenti dell’allora Alleanza nazionale che si dovettero sgolare per zittire le proteste e i fischi dei militanti di “Ag” al solo sentire quella parola; potevano la moglie, i cognati e i suoceri pensare di restare immuni da questa propensione insopprimibile all’abiura?

Certamente, no, anche perché questi ultimi, al cospetto dei primi – o meglio: al cospetto di chiunque – sono il nulla.

Per altro, questa tardiva presa di distanza dal “clan”, all’interno della quale sono maturate le vicende che portarono al disastro la Destra italiana, induce a pensare che potrebbe anche trattarsi di un family-agreement: del genere: paghiamo noi, salviamo te.

Presa di distanze politica

A che pro? Sotto il profilo giudiziario, Gianfranco Fini non dovrebbe aver nulla da temere, data la lentezza senza paragoni con cui le inchieste che lo hanno coinvolto hanno proceduto.

Ammesso che abbia ancora dei conti in sospeso – e forse non ne ha proprio più -, le archiviazioni sono dietro l’angolo. Essere più precisi è impossibile: è passato ormai tanto di quel tempo che ci si è scordati di quel che è stato definito dai giudici e quel che ancora, semmai, resta da definire. Anche perché uno degli imputati-perno di quel procedimento è già sepolto dalle sabbie di Dubai chissà ormai da quanto e nessuno pensa che abbia voglia di tornare da queste parti.

L’obbiettivo di una tale dichiarazione è chiaramente “politico” e s’incastra benissimo con altri tasselli di un puzzle – di cui qualche tessera è già stata oggetto di notizia giornalistica – che vorrebbe Fini in pista, nel 2024, alle Elezioni europee.

Ovviamente, nelle liste di Fratelli d’Italia.

Le dichiarazioni su Giorgia Meloni; la sua conferenza alla Stampa internazionale nei giorni dell’incarico; le parole di Ignazio La Russa dopo quell’evento; la partecipazione a un convegno a Napoli in un ambiente non ostile: sono tutti elementi, questi, che vanno nella stessa direzione.

Difficile da digerire

La Meloni, da questo punto di vista, dimostra un coraggio da leonessa: se riuscisse a far digerire al partito anche il rientro di Fini, la sua leadership diventerebbe eterna e assoluta.

Tranne magari per coloro i quali deciderebbero – ed è difficile pensare che sarebbero pochi pochi – di abbandonare un partito con tali, inqualificabili tentazioni vintage.

D’altronde, la Meloni a Fini deve tanto, se non tutto e non sarebbe immorale, dal suo punto di vista – e solo dal suo punto di vista -, una sua intenzione a recuperarlo.

Sarebbe immorale, però, per le tante migliaia, decine di migliaia di militanti che al Msi-Dn avevano sacrificato parte della loro vita e che avevano accettato la nascita di An, pensando che il nuovo soggetto avrebbe assunto una dimensione che mai ne avrebbe dovuto tradire le idealità e le tradizioni.

Le cose sono andate diversamente, lo sanno tutti ed è inutile qui ripeterlo. C’è, però, una immoralità peggiore – una immoralità squisitamente “politica” – peggiore anche dei tanti voltafaccia ideologici e anche dell’eventuale perseguimento di interessi personali nell’azione di partito, di governo e nelle istituzioni. Una “immoralità” che viene non sminuita, ma evidenziata e ingrandita proprio dalle dichiarazioni odierne.

Una comunità tradita

Se, come sembra, Fini è intenzionato a tornare sul palcoscenico politico, infatti, con quale faccia si presenterebbe agli italiani, dopo aver ammesso di essere un uomo che può farsi raggirare come una trottola dalla prima “ragazzetta” venuta da Perugia e dall’ancor più giovane, scapestrato e nulla-facente o quasi fratellino della stessa?

Può un uomo su cui erano puntate le speranze di un’intera comunità umana e politica e che a quella comunità ha preferito le lusinghe della moglie e del cognato, accettando di mettere mano anche sui beni e la reputazione del partito, chiedere ancora la fiducia agli italiani e agli elettori? Certo, data l’età, non si dovrebbe rischiare un nuovo “giramento” di testa per una donna, anche se non sarebbe certo il primo a perdere la ragione per la “badante”, magari pure ucraina; però, non basta la senescenza a cancellare il sospetto che, dietro a tante belle parole e allo sbandieramento di tanti elevati principi, chi si è comportato così, al di là delle influenze mefitiche tra tinello e camera da letto, abbia sempre agito pensando prima a se stesso che al popolo di cui aspirava e essere guida.

E ciò in una cornice dove – è bene ripeterlo – se tradimenti, abiura e interessi personali restano pur parte della categoria della politica, di una pessima politica, ma pur sempre politica; la stupidità che si sarebbe palesata nel “raggiro familiare” dovrebbe indurre ad aspirare esclusivamente all’oblio. Per sempre e da parte di tutti.