Guerra Ucraina: Meloni in prima linea

Guerra Ucraina: Meloni in prima lineaGuerra Ucraina: Meloni in prima linea – Negli ultimi tempi, il fronte politico e mediatico più acceso contro la Russia e a favore della Ucraina è quello europeo ed inglese. In quello europeo l’Italia, o meglio la premier Meloni, ne è la capofila più agguerrita.

Gli Usa mantengono un profilo più basso, pur essendo i protagonisti ideologici e materiali della guerra per procura alla Russia. Da tempo, non si assiste a quelle “infiammate” aggressioni polemiche contro Putin nemmeno da parte di Biden.

Pare un paradosso che a ben guardare tale non è se ricordiamo che comunque gli Usa una “linea rossa” da non superare l’avevano sino ad ora sempre posta ed è simboleggiata dal no alla copertura aerea e alla fornitura di velivoli da combattimento a Zelensky.

Propositi bellicosi

Al contrario sempre più combattivi (la pace coincide con la vittoria dell’Ucraina) sono i propositi di Zelensky che, come i vecchi venditori porta a porta di pentole, negli ultimi tempi quelle armi insistentemente le chiede all’Europa nel suo complesso o ai singoli stati.

Insomma, sembra che l’attivismo di Zelensky oggi sia orientato più verso i proseliti europei che verso il padrino della “sua” guerra ovvero gli Usa.

Attivismo generosamente ricambiato dall’Europa che si spinge, nella sua solidarietà all’Ucraina, molto più in là degli americani, non ponendosi alcun dubbio sulla guerra e soprattutto aderendo in toto all’idea di Zelensky che l’unica pace possibile sia appunto la vittoria.

Nuovi scenari per gli USA

L’opinione pubblica americana pare, però, aver perso quell’aspetto monolitico sulla approvazione del conflitto ucraino e gli stanziamenti di nuove armi a Zelensky devono fare i conti anche con i nuovi equilibri a favore dei repubblicani alla Camera Usa in vista, peraltro, delle prossime elezioni presidenziali.

Può dirsi poi che le problematiche dell’Indo-Pacifico diventano oggi preminenti per gli Usa.

Aggiungiamo che nonostante il non brillantissimo sforzo bellico in Ucraina, la Russia con 6.000 testate atomiche è la prima potenza nucleare al mondo e c’è da chiedersi in mano a chi andrebbero nell’ipotesi di totale default della Confederazione russa.

Sembra, a volte, che l’America non abbia intenzione di “intestarsi” direttamente una sconfitta totale di Putin che avrebbe due possibili conseguenze: un cambio di potere peggiorativo dal punto di vista bellico o “bellicoso” o la disintegrazione della confederazione russa, 85 regioni, che senza il vincolo di un potere forte subirebbero una deriva centrifuga verso altri poli di attrazione mondiali, vedi Cina, almeno per alcuni di quei territori, che geograficamente o per risorse naturali sono assai appetibili,  Siberia ecc.

Ha senso la Nato

C’è da chiedersi inoltre, se si eliminasse la Russia dal “globo terraqueo” avrebbe ancora senso l’esistenza della Nato? E senza la Nato l’America riuscirebbe a tenere insieme il suo impero europeo?

La risposta, con cui concordiamo, di autorevoli analisti non sospettabili di “putinismo” (vedi Caracciolo/Limes) è no.

Gli USA hanno quindi tutto l’interesse ad indebolire la Russia ma non ad annientarla, ma questa non è la visione di Zelensky che invece a questo, follemente, punta tentando di surrogare, almeno in parte, al vecchio padre Usa una madre Europa; infatti, oltre a quella di armi sempre più potenti ed aerei la richiesta più pressante è diventata quella di accelerare il suo ingresso nella Ue.

Richiesta che l’Europa non vede l’ora di accogliere-

Il padrone di Zelensky

Ma, potremmo chiederci, è possibile che Zelensky abbia tutta questa autonomia dal suo padrone per attuare, una sorta di piano B che vede l’Europa come suo riferimento, vista l’oggettiva difficoltà ad un ingresso immediato nella Nato.

Pensiamo di no, ovviamente, anzi viste le dichiarazioni del segretario della Nato che ultimamente non solo appoggia l’ipotesi della Ucraina in Europa, ma invita i paesi membri, nelle more burocratiche, a stipulare strette e concrete relazioni bilaterali con Kiev, è più probabile che questo sia piuttosto un perverso meccanismo per invocare un domani il famoso art.5 Nato.

Non solo, anche in tema di armi siamo in presenza di un meccanismo di “procura” (le conclusioni del G7 e le dichiarazioni di Biden lo confermano) infatti sembra sorpassata la linea rossa della fornitura di F16 all’Ucraina, nel senso però che gli Usa autorizzano gli europei a fornirli ma non hanno ancora dichiarato di provvedervi direttamente.

Insomma, siamo in una nuova fase dove, i sudditi europei sollecitati dal padrone atlantico sono un passo avanti nel bellicismo antirusso, e la nostra premier si distingue nelle espressioni di fede in Zelensky non solo materialmente con gli aiuti economici e le armi, ma anche con gesti simbolici come quello di andare a prendere a domicilio Zelensky con un aereo di stato per portarlo a Roma, siamo ormai così servi che ci usa anche come taxi.

Ucraina più armi che uomini?

 Chiediamoci invece, vista l’attuale  situazione sul campo, di sostanziale stallo, dove la Russia difficilmente potrà essere allontanata dai territori conquistati, ( se non al prezzo di un conflitto mondiale), vista la difficoltà di una controffensiva ucraina solo ripetutamente annunciata, ma che perdurando ancora la guerra avrà più armi che uomini per usarle; sembra quasi che l’Europa si sostituisca in posizione di “front-office” agli Usa ( dovendo questi considerare i progressivi cambiamenti di opinioni interne soprattutto in vista delle elezioni presidenziali) nel conflitto, almeno mediaticamente;

questa, l’Europa ma soprattutto la statista della garbatella, convinta che “l’Ucraina combatte per noi, per i nostri ideali”, avrà considerato che il prossimo passo sarà la richiesta di uomini, di contingenti militari in terra Ucraina ?

E in questo caso varrà ancora per la Premier la convinzione che la pace giusta è solo quella della vittoria?

Ai posteri….

Giovanni Preziosa