La sinistra non spala fango scava trincee

La sinistra non spala fango scava trinceeLa sinistra non spala fango scava trincee – Invece di spalare fango dalle strade e dalle case di Romagna, la Sinistra è impegnata a scavare una nuova trincea politica, gettando al contempo la mota sugli avversari.

Il primo a essere investito dalla melma, Marcello De Angelis, del quale proprio chi punta il dito contro ogni poliziotto anche solo un po’ troppo risoluto o spiccio nei modi dimentica la storia familiare: fratello di un ragazzo giovane, forte, intelligente e generoso, che fu assassinato dalla Polizia.

Allora, certi fatti non indignavano come oggi i talk show, ma Nanni non solo fu assassinato dalla Polizia, ma fu anche oltraggiato dalle istituzioni che fecero passare per suicidio la sua morte.

Non solo: fu oggetto di un clamoroso e mai meglio indagato depistaggio, quando si tentò di farlo passare per uno degli autori materiali della Strage del 2 agosto 1980, giorno in cui, per fortuna sua e non solo, era a 500 chilometri lontano da Bologna e sotto i riflettori della Rai.

Il linciaggio di Chiara Colosimo

Oggi tocca a Chiara Colosimo, per la sua presunta amicizia con Luigi Ciavardini, del quale, a proposito di Nanni De Angelis, condivise sia il dramma del linciaggio sia, per sua sfortuna, del depistaggio.

Era Ciavardini che gli agenti romani avrebbero voluto ammazzare di botte, quando insieme, lui e Nanni, furono fatti scendere dalla macchina in cui erano stati caricati dopo l’arresto.

E Nanni, giusto per completezza dell’informazione, non era ricercato in quel momento: la trappola era stata tesa a Luigi, di cui, semmai, in quel momento era un “favoreggiatore” per amicizia e cameratismo.

Ciavardini, poi, a causa della stessa delazione tesa a coinvolgere Nanni e Massimiliano Taddeini, entrò nell’infernale girone giudiziario da cui non è mai più riuscito a uscire.

Anni di piombo

Ed è assordante il silenzio di tutti quei “sinistri” politici che, negli anni ‘90 e 2000, ben consci di come parte della Storia degli “anni di piombo” fosse stata costruita sulla scorta di queste e altre menzogne e impastata col sangue di quel ragazzo come di altri, oggi faccia finta di non aver partecipato, promosso o condiviso le tesi del comitato “E se fossero innocenti”.

Fa impressione vederli nuovamente tutti insieme, questi “sinistri”, scavare la trincea nel fango putrescente della peggior coscienza della Repubblica.

Scavare la trincea nuova sul 2 agosto per quale ragione?

È facile a dirsi. L’unico vero segreto di Stato sulla strage di Bologna non è quello sulla nazionalità dell’esplosivo, sulla identità dell’attentatore.

Ormai, quelle risposte, al di là delle risibili sentenze emesse, sono note a tutti coloro che hanno studiato le carte senza pregiudizio.

L’indicibile arcano è la ragnatela di rapporti politici – nazionali e internazionali – tra il latore di quell’orrenda valigia e i partiti – Pci, Dc e Psi, in primis – che hanno alzato una cortina di nebbia quasi impenetrabile per gli occhi di chi vorrebbe conoscere tutta la verità sulle stragi.

Non solo questo, però. Non solo ragioni “storiche”.

Dissuasione immorale

La trincea di oggi serve essenzialmente a esercitare una “immoral suasion” sul premier, sul governo e, naturalmente, su Fratelli d’Italia.

Lo schema della strategia è chiaro, specialmente nelle parole dei critici più “moderati”, del tipo di Mario Calabresi.

L’invito è sottile: la “destra di governo”, non avendo praticamente niente da spartire con certi fenomeni degli anni ‘70, deve avere il coraggio di tagliare i ponti con quel passato.

Se lo facesse nel senso suggerito, la Meloni e Fd’I non prenderebbero le distanze dal fenomeno terrorista – come per altro aveva già fatto Giorgio Almirante a nome del Msi-Dn -, bensì proprio da quella “storia della destra” da cui anche quelle derive originarono, almeno parzialmente.

Alla Meloni e a Fd’I si chiede di andare al di là di Gianfranco Fini e di An: da questi ultimi si pretese di dichiarare “male assoluto” il Fascismo; dalla Meloni si vuole una distanza anche da quella missina.

La Sinistra attacca chi non adegua

In questo modo, nel recente passato, pur non mancando di elogiare Fini – quello “realmente redento”, ma, in realtà, solo caduto nella trappola per insipienza culturale e fors’anche personale -, la Sinistra per anni ha bastonato via via tutti coloro i quali, nella destra parlamentare, non si sono adeguati al “politicamente corretto” sul piano storico, alimentando polemiche, invocando roghi, ostracizzazioni, espulsioni dalle istituzioni politiche e culturali.

Adesso, se la Meloni cedesse, l’operazione di delegittimazione degli avversari da parte della Sinistra potrebbe completarsi in modo ancor più completo e radicale.

Infatti, nella distrazione della stampa maggiore e del Parlamento, in alcune aule di Tribunale, insieme ai vecchi teoremi, si sta tentando di avvalorare la nuova, immensa calunnia: tra i poteri occulti “atlantisti” che ordinava le stragi e il “braccio armato” della “eversione nera” che le avrebbe materialmente compiute, c’era la mediazione del “doppio petto” missino.

La Meloni, però, cosa c’entra con tutto ciò?

Niente, per ragioni evidentemente anagrafiche, e per questo motivo – par di sentire anche il tono di questi ragionamenti – che problema potrà mai avere nel dichiararsi distinta e distante da quella storia?

Solo che, se cedesse alla pressione, la Meloni diverrebbe sì, se non l’unica, una delle poche e certamente la più autorevole delle “intonse”; però, al vertice di una comunità politica originata e ancora partecipata nell’elettorato, nella classe dirigente e finanche in quella parlamentare e ministeriale da una sorta di associazione a delinquere con finalità terroristiche.

Trincea contro Verità e Giustizia

Si scava la trincea, in vista del tradizionale anniversario, per giunta, e nelle more del processo di Appello a carico di Gilberto Cavallini, per sterilizzare il dibattito che si dovrebbe invece aprire sulle carte già desecretate; per impedire laddove sia possibile la desecretazione di quelle che mancano ancora; per delegittimare e demonizzare tutta un’area di votanti, di militanti, di intellettuali e di politici che le distanze da loro stessi certamente non le possono prendere.

Dunque, la scelta di fronte alla quale si trova la Destra – non a caso attaccata con intensità maggiorata ora che governo e Parlamento sono distratti dalle emergenze – è quella tra accettare una volta per tutte anche la sfida della memoria, oppure abbandonare il campo. Nel secondo caso, consegnando una volta per tutte alla Sinistra la possibilità di emettere i “certificati di buona condotta”, senza i quali diventerà sempre più difficile, se non impossibile pensare, scrivere e partecipare alla vita politica in questo nostro Paese.

E pensare che il tema non sia attuale perché ora si è al governo, perché ora i voti hanno premiato il Centrodestra, e che altri e ben diversi siano i problemi a cui trovare risposte sarebbe miopia imperdonabile, non colposa, ma colpevole.

Anche perché se il “fare quotidiano” è materia prioritaria del governo; la battaglia politica dovrebbe e può essere – anche nell’assalto a quella trincea – dei partiti e del Parlamento che dovranno prima o poi tentare di spezzare l’immonda strumentalizzazione egemonica della Sinistra sulla memoria e sulla morale pubblica.