I panni sporchi della lobby LGBT

I panni sporchi della lobby LGBTI panni sporchi della lobby LGBT – Ogni volta che la Chiesa si oppone all’ideologia Lgbt ecco che scatta il disco rotto arcobaleno: “la chiesa pensi ai suoi pedofili”.

Ma il mondo del “love is love” non si trova nella condizione di poter dare lezioni di lotta alla pedofilia.

Il sesso intergenerazionale

“Non è pedofilia ma sesso intergenerazionale”, questa la dichiarazione rilasciata in un’intervista su zoom da Rachel Hope Cleves, docente di storia all’Università di Victoria ma sostenitrice della causa same sex.

Rachel Hope Cleves è autrice di un romanzo che narra le avventure amorose di due donne dell’800 Charity and Sylvia: A Same-Sex Marriage in Early America.

La donna si è addirittura rifiutata di considerare “abuso” lo stupro di un bambino di 10 anni, sostituendo il termine pedofilia con uno più inclusivo come “sesso intergenerazionale”.

Rachel Hope, non per nulla, considera la pedofilia “un termine controverso perché per gli standard del nostro tempo, non vediamo alcuna possibilità per il sesso tra adulti e bambini, lo vediamo come uno stupro, non nel quadro del sesso e della sessualità”.

Arriviamo a Mieli

“Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.

Sono queste le parole di Mario Mieli, considerato uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno tra i massimi teorici del pensiero nell’attivismo omosessuale italiano negli anni 70.

Lo scandalo del Forteto

E sempre negli anni ‘70 da ricordare lo scandalo Forteto noto per i casi di molestie sessuali e di pedofilia accaduti all’ interno della comunità fondata da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi nel 1977.

“Al Forteto l’omosessualità era non solo permessa ma addirittura incentivata, un percorso obbligato verso quella che Fiesoli definiva ‘liberazione dalla materialità’ (…) l’amore riconosciuto e accettato, l’amore vero, alto e nobile era solo quello con lo stesso sesso (…) Il bene e l’amore vero erano quelli di tipo omosessuale, perché lì non c’è materia”.Queste sono alcune delle testimonianze agghiaccianti da cui sono emersi anche casi di zoofilia.

Da ciò si può amaramente evincere che quanto successe al Forteto avveniva in forza di una vera e propria volontà diabolica diretta a distruggere la famiglia naturale.

Gli asili nido LGBT

Tra le vicende più recenti, invece, da ricordare la decisione dell’organizzazione Schwulenberatung – che, da come si evince dal nome stesso, si occupa di assistenza psico-sociale alle persone queer – che ha deciso di aprire due asili nido lgbt a Berlino.

L’obiettivo è quello di esporre i piccoli da 0 a 3 anni a contenuti omosessuali per abituarli a “stili di vita alternativi”.

Asili nido che saranno incorporati in una più ampia struttura abitativa, con appartamenti, ristoranti, persino un ospizio, tutti rivolti a persone non eterosessuali.

Le fatiche di Lautmann

Un immaginario alquanto discriminatorio e ben lontano dal concetto di inclusività e che diventa ancora più inquietante se si considera che uno dei tre membri del CdA di Schwulenberatung sia il sociologo Rüdiger Lautmann.

Una figura alquanto discussa visto che nel 1994 pubblicò un libro, Die Lust am Kind (“L’attrazione verso il bambino”), dedicato all’esplorazione della pedofilia.

Lautmann si ricollegava ai giudizi dello psichiatra Eberhard Schorsch, secondo cui la pedofilia non potrebbe considerarsi “intrinsecamente cattiva” o “pericolosa”, ma andrebbe valutata caso per caso.

Vicende e riflessioni aberranti che portano alla mente una frase di Nostro Signore che vale per tutti: dal mondo Lgbt alla Chiesa: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”.

Nemes Sicari