I Propositi della Meloni per il 2023? I BTP di guerra

I Propositi della Meloni per il 2023? I BTP di guerraI Propositi della Meloni per il 2023? I BTP di guerra – Chiariamo subito, l’Italia oggi non dovrebbe essere in guerra con nessuno, almeno ufficialmente, però ha un cappio economico talmente stretto sul collo da potersi considerare come in guerra da vario tempo.

Questa guerra è iniziata nel 1993, anno orribile per l’economia tedesca e da allora abbiamo dovuto sopportare ogni genere di prepotenza: l’abolizione del Mec a favore della UE dai confini spalancati e gli accordi sull’euro che proibivano una seconda valuta interna e parallela, anche se negoziabile solo in Italia.

Un gruppo di italiani, traditori dell’Italia, firmò tutto ciò (Prodi, Ciampi, Draghi, etc.). E adesso qualcuno di questo governo vuole provare con i BTP di “guerra” per vedere se riusciremo a sopravvivere.

Sopravvivere allo sbilancio dello Stato italiano

Lo Stato italiano ha avuto dal 1993 uno sbilancio costante sui 40 miliardi annui. Voleva dire che, tra le entrate dello Stato e le spese, mancavano 40 miliardi ogni anno.

Poi è arrivato Draghi che per tutti era un genio e questo sbilancio è aumentato, e ci sono voluti 60 miliari invece di 40. Che genio.

Tutto ciò coi rendimenti dei titoli di Stato più bassi degli ultimi 30 anni, ovvero gli interessi passivi incidevano pochissimo su quello sbilancio.

Adesso gli interessi passivi stanno aumentando e lo sbilancio dello Stato italiano arriverà ad 80 miliardi all’anno.

Era il Qe a finanziare lo sbilancio dello stato italiano

Come si trovavano questi soldi negli anni scorsi? Si trovavano emettendo titoli di Stato, Btp, che venivano comprati alle aste internazionali con le spalle coperte dalla Bce, sempre se i governi italiani erano graditi, ovvero proni a Bruxelles.

Se tali governi non fossero stati graditi, la Bce non avrebbe ritirato i titoli invenduti alle aste e lo Spead schizzava alle stelle grazie agli speculatori come Soros. Questo fatto che la Bce ritirava i titoli invenduti alle aste veniva chiamato Quantitative Easing, QE per l’appunto. Ora la Bce ha annunciato la fine del QE con la prossima primavera 2023 e la domanda di tutti dovrebbe essere: “Chi comprerà mai i titoli di Stato italiani invenduti alle aste? Avremo di nuovo il Sole 24 Ore che titolerà a 9 colonne FATE PRESTO, riferito all’arrivo di Monti gradito a Bruxelles, al posto dello sgradito Tremonti?”.

E oggi, un governo formalmente contrario agli sbarchi, favoriti alla grande dal ticket Draghi-Lamorgese, sarà gradito a Bruxelles? Saranno sufficienti i baci che si mandano la Meloni e Zelenski a determinare un gradimento sufficiente per l’Italia?

La Von der Leyen l’ha detto chiaro, se l’Italia non rispetterà i valori della Ue, “ci sono gli strumenti” per farglieli rispettare.

QE esagerato, troppa inflazione e aumento dei tassi

Oggi abbiamo anche un repentino aumento dei tassi di interesse per i Btp dovuto a un esagerato QE sia della Fed americana che della Bce. Evidentemente concordato tra le due banche centrali. E oggi i tassi del Btp stanno vicini al 5% e quelli americani pure. E lo sbilancio dello Stato italiano aumenta.

Perché hanno esagerato col QE? In definitiva, solo una manciata dei soldi “stampati” dalla Bce è finita in Italia, dov’è finito il resto dei soldi? Nessuno ce lo spiega, né il governo della Meloni né, tanto meno, la Bce. Sappiamo solo che la Deutsche Bank aveva un buco di 500 miliardi, che la Commerz Bank (sempre tedesca) aveva un buco di 300 miliardi e la Rabo BanK aveva un buco di 220 miliardi. Non è che la Bce ha coperto quei buchi per non far fare a tedeschi e olandesi la figura degli sperperatori?

Grazie a ciò abbiamo i tassi di interesse in pericolosa salita.

Dopo l’annuncio della fine del QE è in arrivo il MES

La Meloni è stata categoricamente equivoca sul Mes, ossimoro, e ha detto: “Finché ci sarò io, non ci sarà nessun accesso al Mes (da parte dell’Italia)”.

Una supercazzola degna del suo maestro Gianfranco Fini, ovvero ci sta dicendo: “Finiremo per votare il Mes ma non lo useremo”. Una bella differenza dal “non lo voteremo mai” di prima.

Hanno annunciato un passaggio parlamentare per la votazione sul Mes, con PD, Renzi, Calenda, Berlusconi già pronunciatisi come favorevoli all’introduzione del Mes. Basteranno i voti di Conte e di qualche altro traditore e anche l’Italia, oggi ultimo Paese dell’UE a non aver ancora votato per il Mes, aderirà al Mes.

Tanto la Meloni ha detto che è “secondario” poiché non chiederà mai i soldi al Mes.

Ma perché il Mes è così pericoloso? Semplice, basta un po’ di difficoltà nella restituzione del prestito e arriverebbe subito la Troika, come in Grecia.

BTP di Guerra per evitare Soros (e il MES)

Giorgetti ha un’ideona per scongiurare l’arrivo del Mes dopo la fine del QE: creare dei Btp di “guerra” togliendo le tasse agli interessi dei Btp attuali, rendendoli così più appetibili per i risparmiatori italiani.

Oggi gli italiani investono solo il 6,4% in titoli di Stato, contro il 20% di qualche anno fa. Capirai, coi governi Monti-Pd-Draghi, chi si fidava di dare i soldi al governo.

D’altra parte, nelle banche italiane ci sono 1.530 miliardi di risparmi degli italiani, 7 volte la cifra che dovrebbe arrivare col Recovery Fund (Pnrr) e tornare al 20% come prima investiti degli italiani vorrebbe dire far ricevere al governo Meloni 350 miliardi (ben 4 anni di tranquillità sui mercati) in cambio della sua promessa che i Btp non andranno mai in default.

Paolo Savona e Carlo Messina, due che, a dire il vero, fino ad oggi non hanno tradito l’Italia, sostengono l’idea. Così l’Italia non dovrebbe dipendere dalla Bce alle aste dei titoli e non dovrebbe inginocchiarsi al Mes. Ma, perché gli italiani dovrebbero fidarsi della Meloni?

Pescare nei conti correnti degli italiani non blocca l’emorragia

Lo sbilancio di 40 miliardi all’anno degli anni precedenti e quello di 80 miliardi dei prossimi anni è un’emorragia che si blocca in un solo modo: rinegoziando con la UE per tornare ai vincoli commerciali del Mec (quindi col Wto pesantemente revisionato) e rinegoziando la clausola degli accordi sull’euro che impedisce la seconda valuta parallela all’Italia. Il resto lo farebbe la bravura degli italiani, grandi nella loro capacità di esportare i nostri prodotti.

Ma tutto questo non succederà perché l’Italia conquisterebbe una significativa quota di mercato a danno di francesi, olandesi e tedeschi, e la Meloni non ha il coraggio di combattere una battaglia come questa.

E allora i Btp di “guerra” sarebbero solo una cura palliativa, più simile all’intervento su un moribondo che al rimedio per una persona che avrebbe ancora le forze per salvarsi.