Il PD non è un partito di sinistra

Il PD non è un partito di sinistra. Ormai questo concetto dovrebbe essere di una evidenza solare.

Ci fu un tempo in cui essere di sinistra voleva dire privilegiare gli interessi di una classe sociale rispetto a quelli dell’individuo. L’individualismo faceva parte della dottrina del liberalismo classico. Il PD ha sostituito la difesa di quelli che erano chiamati i “diritti dei lavoratori” con quella dei diritti civili, cioè del singolo individuo (riconoscimento delle famiglie arcobaleno, delle istanze LGBT, della difesa del diritto all’aborto sempre più facilitato, per esempio con una pillola da assumere a casa, della libertà di stordirsi con la cannabis, tanto per cominciare).

Ma poi si chiude in un silenzio assordante quando si tratta di difendere i veri interessi popolari. Quelli di chi si alza tutte le mattine per andare a lavorare, ammesso che un lavoro lo abbia, di chi deve vivere in periferie degradate e insicure. Si preoccupa e si scalda per lo ius scholae, si strappa le vesti se gli parli di controlli più rigidi dell’immigrazione. E’ portabandiera di quel “politicamente corretto” per cui anche nel linguaggio bisogna stare attenti alle parole che si usano (sinceramente non so più quando vada usato il maschile, il femminile o l’asterisco, se si possa dire bianco, nero o di colore…ma poi di quale colore?).PD sinistra

Si trincera dietro l’ “usato sicuro”: il sempreverde antifascismo. In nome del quale si inventa proposte di legge ai limiti del ridicolo quale quella dell’ On. Fiano che vorrebbe proibire portachiavi e ninnoli vari con immagini e simboli che pericolosamente possono attentare alla democrazia.

Pensano che dare un bonus di 10.000 euro ai diciottenni possa risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Straparlano di digitalizzazione, innovazione e  green economy e poi si inchinano, anzi si sdraiano a pelle d’orso di fronte ai diktat di Bruxelles che stanno soffocando la nostra economia (Patto di stabilità, PNRR) che condizioneranno la nostra vita per gli anni a venire…Grecia docet.

Sono state fatte e pubblicate analisi del voto per fasce sociali di appartenenza: il PD raccoglie la maggior parte dei suoi consensi fra le classi alte e medio-alte. Questi sarebbero i pronipoti di un vecchio nonno ormai morto e sepolto: il P.C.I., di cui pochissimi sentono la mancanza, ma che, almeno nelle intenzioni, voleva difendere gli interessi delle classi popolari.

Oggi il PD rappresenta la borghesia radical-chic. E’ il referente della finanza internazionale che, non a caso, mostra grande apprensione per una possibile vittoria elettorale della Meloni e di Salvini (purtroppo possono stare tranquilli; non ci sarà nessuna rivoluzione).

E allora? Sembra ci sia un vuoto da riempire. Se le oligarchie globaliste hanno i loro referenti e chi si propone come possibile alternativa non sempre risulta credibile chi potrà rappresentare la Nazione, tutta la Nazione, comunità fatta di terra e popolo, di lingua, tradizione, cultura; chi può avere le carte in regola per candidarsi a difensore dei suoi interessi economici e morali.

Nella società reale si stanno aggregando forze che, sia pure eterogenee ed in maniera frammentaria e disunita, formulano proposte di ampio respiro per tentare di uscire dalla morsa mortale di chi ci vorrebbe servi ubbidienti del “sistema”.

Tre o quattro di queste formazioni sono scese in campo per le prossime elezioni politiche. Velleitari o profeti di una nuova era? Comunque vada…“Non occorre sperare per intraprendere né vincere per perseverare” (Guglielmo il Conquistatore 1028-1087)

 

Antonio Gatti