Immigrazione clandestina, parliamone fuori dai denti

Immigrazione clandestina, parliamone fuori dai dentiImmigrazione clandestina, parliamone fuori dai denti – Quando si affronta l‘argomento relativo alla microcriminalità attribuibile alla immigrazione clandestina rimaniamo sorpresi di fronte al fatto che, spesso, quella microcriminalità esprime una violenza alla quale non siamo avvezzi e che trascende il taccheggio, il furto con destrezza, o addirittura la rapina degenerando facilmente in violenza.

Sottovalutiamo il pericolo

Di fronte a un taccheggio, che degenera in pestaggio feroce, cadiamo dalle nubi perché non teniamo presenti alcuni fattori che sono tutti riconducibili a due aspetti. Ovvero alle nostre continue auto-accuse di essere stati feroci crociati, cattivi colonialisti, spietati razzisti e al fatto che sottovalutiamo la «hybris» di quelle genie.

La reiterata auto-accusa, nei confronti del nostro passato, non fa altro che mettere moralmente ed eticamente in mora noi e suscitare il peggior revanscismo in loro, esponendoci ad una continua mala disposizione dell’immigrato nei nostri confronti.

Esperienza diretta

Per dovere di istituto ho bazzicato a lungo i paesi da dove, in maniera clandestina, giungono gli immigrati; ho frequentato fumosi bar, osservato losche combriccole, ascoltato quel che si dicono gli aspiranti clandestini nei loro capannelli, e le considerazioni con le quali spiegavano la loro decisione di immigrare (illegalmente) da noi erano – e ancora sono – tutte riconducibili a un sordo sentimento di rancorosa rivalsa che culmina in certezze come «ce lo devono», oppure «facciamo loro scontare quello che ci hanno fatto patire».

È un aspetto da non sottovalutare perché si tratta di genie più di noi avvezze al sacrificio, più di noi predisposte a reagire attivamente alle sollecitazioni del sesso e dell’alcool e per di più con un diverso approccio alla relazione umana, approccio condizionato da consuetudini tribali in contrasto con il nostro diritto.

La mitizzazione dell’Italia

È bene aver coscienza che, alla volta della nostra terra, non partono solo i denutriti delle foto dei campi profughi ma, nella stragrande maggioranza, robusti giovani maschi tra i 25 e i 35 anni nel pieno delle loro fregole, anche sessuali, perché:

  • «in Italia è tutto gratis»
  • «in Italia si fa soldi»
  • «in Italia si sta bene, si fa quel che si vuole e le donne sono disponibili (uso un eufemismo)»
  • «in Italia sei padrone perché l’italiano è un pauroso»
  • «gli italiani ci hanno colonizzati e noi adesso ci riprendiamo quello che ci hanno tolto»
  • «gli italiani sono debosciati, non sono uomini veri, le loro donne sono facili (altro eufemismo) e aspettano noi»
Odio religioso e non solo

Queste, assieme a più preoccupanti considerazioni cariche di odio religioso contro noi «N’srani» (cristiani),sono i pensieri espressi in libertà tra di loro.

E non commettiamo l’errore di prendere sottogamba la foia sessuale di quei giovani: rendiamoci conto che, per loro, le donne europee sono debosciate disponibili a provare l’ebrezza di accoppiarsi con il maschio negro o arabo, nonché prede da sottomettere per frustrarne una indipendenza immorale («indice della bassezza morale degli italiani» … ho sentito anche questo),  per mortificare i loro maschietti europei nei confronti dei quali la maggior parte nutre un senso di rivalsa nutrito, appunto, da quel nostro dannato vizio dell’auto-accusa.

Si sappia che così la pensa la stragrande maggioranza dei clandestini maghrebini e africani (specie nigeriani) che si imbarcano per giungere da noi.