La Meloni alla cerimonia dell’Hannukkah

La Meloni alla cerimonia dell’HannukkahLa Meloni alla cerimonia dell’Hannukkah – Si approssima il Santo Natale, la festa più importante per i cristiani insieme alla Pasqua. Contestualmente, come da tradizione ormai consolidata, arriva puntuale la visita del Presidente del Consiglio italiano alla comunità ebraica.

La Meloni alla festa ebraica

La Meloni ha partecipato alla festa ebraica dell’Hannukkah, con annessa accensione del candelabro caro alla tradizione giudaica. In tale occasione la premier si è addirittura commossa, ricordando come il popolo ebraico sia “parte fondamentale dell’identità nazionale” e rammentando “l’ignominia delle leggi razziali” – arrivando finanche a superare i suoi predecessori in quanto a salamelecchi.

I conti con il passato

D’altronde, su di lei – più di ogni altro – grava l’onta dell’eredità del fascismo, da cui vuole distaccarsi più in fretta possibile. Ecco, perciò, che si spertica a prostrarsi nei riguardi di tutti coloro che in qualche modo potrebbero sentirsi offesi dalle sue precedenti appartenenze politiche.

La Meloni ha scelto i suoi alleati

Ovviamente, l’apprezzamento dell’altra parte non ha tardato ad arrivare, tanto che Sami Modiano, uno dei reduci del campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau, ha espresso compiacimento per le parole della Meloni, che servirebbero – a suo dire – ad eliminare “l’ambiguità sul fascismo presente in larga parte del Paese”. Insomma, un ennesimo florilegio di ipocrisia buonista, a cui la Meloni non esista ad indulgere, preoccupata com’è a tranquillizzare tutti i potentati – locali ed esteri – circa la sua condotta politicamente corretta.

Intanto gli italiani…

Certo è che se il Neopresidente avesse speso un decimo di queste energie per accennare anche una minima tutela dell’interesse nazionale, probabilmente l’Italia sarebbe uno stato più serio e credibile.

Ma a lei interessa solo di fare bella figura con coloro dai quali prende quotidianamente gli ordini; indipendentemente se questi siedono a Roma, a Bruxelles o a Washington. E se per farlo deve ostendere dei lacrimoni di coccodrillo a reti unificate, tanto meglio. Tutto fa brodo nel calderone del servilismo all’italiana.

Sono questi i patrioti?

Fortuna che questo doveva essere il governo dei patrioti, che avrebbe salvato l’Italia. Di questo passo, infatti, del Belpaese non resterà che un vago ricordo; come la rimembranza del bel tempo che fu, quando l’Italia era una nazione sovrana e forte, ridotta oggi a sentina e zimbello di un mondo – quello occidentale- che di per sè è ormai prossimo al tramonto.