La scuola come tiro al bersaglio

La scuola come tiro al bersaglioLa scuola come tiro al bersaglio – Giuseppe Valditara non è nuovo nel mondo della scuola.

Fu lui, insieme a Maria Stella Gelmini ad operare nel 2008 tagli netti al personale scolastico, dando un ulteriore incremento alla formazione delle classi pollaio.

E chi lavora tra i banchi e gli studenti sa bene quanto questo abbia nuociuto e abbia determinato fatalmente l’abbandono a sé stessi degli elementi meno capaci e più fragili. Immaginate insegnare matematica o latino e greco in classi di 32/35 allievi.

La scuola, tasto dolente dei governi

Vale la pena di ricordare come la scuola sia stata penalizzata da sempre, come l’edilizia scolastica sia carente e soggetta a problematiche di sicurezza, come i dirigenti scolastici siano costretti, loro malgrado, ad occuparsi non di un solo istituto ma di due e anche di più perché lo Stato intende risparmiare anche su di loro, di come da decenni manchi una riforma organica e seria dei programmi di insegnamento, di come ormai tutto sia condizionato dal tema dell’inclusione che è una fanfara e basta dato che anche gli insegnanti di sostegno sono stati anch’essi  tagliati, di come il culturame di sinistra abbia imposto l’infiltrazione dell’ideologia gender tra gli studenti, avvelenando i più smarriti e spingendoli verso il totale disorientamento esistenziale.

Non in ultimo va ricordata la demotivazione degli insegnanti che si sono visti aumentare il carico di lavoro senza un corrispettivo aumento dello stipendio.

Il confronto con i colleghi europei

Gli insegnanti italiani, come noto a tutti, sono i peggio pagati in Europa, dopo Greci e Maltesi, visto che in Germania un docente guadagna il doppio, in Svizzera il triplo e non se la passi male anche in Francia e in Spagna.

Tanto per indicare qualche cifra, in Danimarca, Lussemburgo, Svizzera e Liechtenstein le retribuzioni superano i 50.000 euro l’anno, e in Germania, per essere precisi, lo stipendio è di 67.138 euro.

Il Lussemburgo supera tutti con oltre 100.000 euro l’anno.

In Italia invece un docente percepisce la modestissima cifra di 30.784 euro lordi. Senza contare che il rinnovo contrattuale negli ultimi 15 anni è andato a singhiozzo e addirittura non c’è stato per un periodo che va dal 2009 al 2018 con una perdita economica considerevole per il potere d’acquisto.

I sindacati voltano le spalle ai prof

E questo con l’acquiescenza dei sindacati che si sono piegati alle direttive dei governi amici del centrosinistra.

Sono in tanti a ricordare in quel periodo gli scioperi inutili indetti dai sindacati della Triplice al solo scopo di tenere gli insegnanti a bada ed impedire proteste più efficaci.

È un dato di fatto che i sindacati si sono resi complici degli abusi e della violazione dei diritti perpetrata ai danni dei lavoratori della scuola. Sono loro che nel 1991 firmarono il protocollo sui servizi minimi privando i docenti dell’unica arma che avevano per difendersi: il blocco degli scrutini e degli esami.

Questa firma seguì l’ultima vera rivalutazione dei compensi che si era avuta nel 1987 sotto il governo Fanfani proprio grazie al blocco di tutte le attività.

Ma ormai questa è preistoria. I governi che si sono succeduti, i ministri che si sono alternati a Viale Trastevere per la scuola non hanno fatto niente, anzi, ognuno ha dato la sua brava martellata a partire da D’Onofrio che nel primo governo Berlusconi pensò bene di abolire gli esami di riparazione sostituiti con i blandi debiti formativi mai saldati dagli studenti promossi ope legis.

Le promesse della Meloni

Tralasciamo qui di occuparci delle promesse fatte da FDI durante la campagna elettorale quando parlava di aumentare le retribuzioni dei docenti della scuola pubblica per adeguarli alla media europea. Le solite promesse di marinaio che lasciano il tempo che trovano.

E adesso appunto tocca a Valditara che ha avuto la brillante idea di proporre per i docenti compensi differenziati sulla base della zona geografica di appartenenza.

E di certo non per sanare le sperequazioni economiche quanto per far piacere ai disegni autonomistici della Lega che ha sempre amato discriminare il meridione d’Italia.

La proposta Valditara

Valditara ha parlato più esattamente di differenziare gli stipendi per regioni sulla base del costo della vita anche con finanziamenti privati. Questa storia dei finanziamenti privati la dice lunga su chi ancora si ostina a voler creare una scuola azienda e non formatrice di coscienze e competenze.

Valditara, nella sua insipienza, trascura i disastri causati dalla cosiddetta alternanza scuola lavoro che, non solo ha fatto perdere agli allievi ore e ore di lezione, costretti ad occuparsi di quisquilie, ma ha causato addirittura incidenti mortali come accaduto a Lorenzo, Giuseppe e Giuliano, tre ragazzi che hanno perso la vita in luoghi di lavoro non sicuri, in nome della logica del profitto ad ogni costo.

Valditara mira alle “donazioni”, alle “sponsorizzazioni”, all’intervento dei privati per non affrontare le sue responsabilità e accondiscendere invece ad un governo, esattamente identico a quelli di centrosinistra che lo hanno preceduto, che per la scuola non ha fondi da stanziare preferendo mandarli in Ucraina o spenderli per sanare il mondo del calcio ormai dedito ad ogni sorta di speculazione economica.

Come si capisce ormai anche nella scuola il governo della Meloni si comporta in maniera folle.