Le vergini dell’eurodemocrazia

Le vergini dell’eurodemocraziaLe vergini dell’eurodemocrazia – Suonano davvero insolite le parole pronunciate da Roberta Metsola, presidente del parlamento europeo, la quale, commentando le vicende del c.d. “Qatargate”, ossia le graziose donazioni fatte pervenire dal petro-emirato ad alcuni politici e rappresentanti delle istituzioni UE, ha affermato che “L’europarlamento è sotto attacco, la democrazia europea è sotto attacco”.

La scoperta di un’organizzazione volta a influenzare il voto dei deputati europei a favore di Qatar e Marocco, in cambio di cospicue mazzette, rinvenute negli uffici di alcuni volti noti a Strasburgo e Bruxelles – tra cui l’ex europarlamentare del PD Pier Antonio Panzeri, attivista per i diritti umani e la vicepresidente del parlamento, appartenente al gruppo dei Socialisti&Democratici, la greca Eva Kaili – ha scosso l’abituale flemma burocratica delle istituzioni UE.

Bruxelles non un monastero

A cominciare dal presidente dell’euro-consesso, che, forse, riteneva fino a ieri l’aula di Bruxelles un luogo popolato da fanciulle illibate e la democrazia una sorta di monastero di carmelitane.

La magagna, infatti, non pare ristretta ai soli quattro arrestati e ad altri inizialmente ritenuti soci di questa lobby di progre-corrotti, visto che in alcune recenti occasioni legate ai lavori europarlamentari, diversi deputati del gruppo Socialisti&Democratici avevano espresso, prima dei Mondiali, pareri e voti favorevoli al Qatar su alcuni argomenti legati ai suoi discussi standard.

Morti sul lavoro

Da dieci anni a questa parte, però, come è ormai appurato,  numerosi lavoratori provenienti dal quarto mondo  – si parla di circa 6.500 –  hanno perduto la vita nei lavori di costruzione e ristrutturazione degli stadi destinati a ospitare le gare del massimo torneo calcistico internazionale. Sottoposti a condizioni lavorative disumane e sottopagati, nessuna commissione europea (pienamente legittimata a chiedere conto della cosa visto che nazioni della UE avrebbero partecipato alla competizione) è intervenuta per pretendere il rispetto dei diritti umani.

Solo il 24 novembre, bontà sua, a partite iniziate, il Parlamento ha adottato una risoluzione sottolineando il contesto di corruttela in cui l’assegnazione della coppa si è realizzata e la situazione deteriore delle condizioni di lavoro nella costruzione degli impianti, invitando Qatar e FIFA a risarcire le vittime.

Eurodeputati in vendita

Ridicolo che mentre le sinistre europee puntavano il dito sui pretesi amici di Putin e sulle sue possibili sue influenze nelle scelte politiche interne, i loro eurodeputati – che avevano recentemente votato una risoluzione che riconosceva la Russia come stato sostenitore del terrorismo – si facevano comprare, a suon di fruscianti bigliettoni (tanti), dal Qatar – e pare anche dal Marocco – per smussare gli angoli di (comunque tardive) accuse contro il petro-emirato, promuovendone l’immagine e votando misure a suo vantaggio.

Osceno che solo ora, col paese arabo sotto i riflettori, i deputati europei si siano mobilitati per protestare contro corruzioni e tragedie iniziate già dieci anni fa.

Non sono, dunque, l’Europarlamento o la democrazia ad essere sotto attacco, come afferma, tra l’affranto e lo scandalizzato, la Metsola.

Sotto attacco è solo la decenza la quale, però, non siede tra i banchi di Bruxelles.