Libertà di stampa o di calunnia

Libertà di stampa o di calunnia Libertà di stampa o di calunnia – Non c’è da scandalizzarsi che la sinistra e i suoi zelanti amplificatori del gruppo GEDI, Repubblica e la Stampa (a proposito, che fine faranno molti dei suoi lavoratori, visto l’imminente piano di ristrutturazione, dovuto in gran parte alla precipitazione delle vendite?) abbiano colto l’occasione della tragedia del naufragio del caicco al largo di Cutro, per utilizzare i morti contro il governo.

È il gioco della politica.

C’è invece di che vomitare – i lettori mi perdoneranno ma non ho davvero trovato definizione più appropriata – nel constatare il livello di strumentalizzazione e di sciacallaggio raggiunto da quei due quotidiani.

Sciacallaggio e menzogna

Il primo marzo così ha titolato, in prima pagina, Repubblica: “Nessuno ha voluto salvarli”; mentre La Stampa, lo stesso giorno, si è sbizzarrita con: “Piantedosi e i migranti di Cutro: una strage di stato”, col commento audio del direttore della testata e valletto di fiducia di Lilli Gruber, Massimo Giannini.

È di tutta evidenza che dall’aspetto della critica politica, che fa parte delle regole della democrazia e non può essere soggetta a censure, pur se totalmente infondate, si è vistosamente entrati in quello della responsabilità penale.

A cui non può evidentemente sottrarsi neppure un ministro, ove si dimostri una sua precisa volontà volta a favorire l’omissione di soccorso e, quindi, a determinare la possibile/probabile morte di decine di persone.

Quali responsabilità?

Chi scrive non ha alcuna indulgenza nei confronti di questo governo.

È però pura invenzione prospettare colpe penalmente rilevanti in capo al governo, e nello specifico al ministro Piantedosi, visto che fino al momento del naufragio dell’imbarcazione non era partita alcuna richiesta di soccorso e non vi era alcun indizio che potesse far presumere la presenza di centinaia di persone al suo interno.

Né colpa penalmente rilevante può derivare dalla scelta, politica, di potenziare l’aspetto di polizia nel controllo delle rotte marittime.

Le responsabilità – politiche – del governo sono, piuttosto, di segno contrario ma non è il momento di parlarne ora.

Non tollerare

Ciò che, ora, vale sottolineare è che le pesanti affermazioni lanciate da due importanti quotidiani nazionali non provochino alcuna reazione ufficiale da parte del governo. Non a tutela dei suoi singoli ministri, ma della credibilità delle istituzioni ch’esso rappresenta de iure.

Un proverbio recita: “raglio d’asino non sale al cielo” ma un altro detto, più famoso e forse più concreto, afferma “Calomniez, calomniez, il en restera toujours quelque chose”.

La consegna sembra, però, essere una sola, “abbozzare”. Non sia mai che qualcuno accusi il governo di accanirsi, oltre che verso i migranti, anche contro la libertà d’opinione.

Che, però, libertà d’opinione non è, a meno di non confondere l’opinione con uno sputo.