Lula vince le elezioni in Brasile

Lula vince le elezioni in BrasileLula vince le elezioni in Brasile – La sinistra vince di misura le elezioni in Brasile e Lula torna al potere per un terzo mandato. Corrono voci di brogli, ma l’esito sembra comunque segnato. A complimentarsi con Lula, tradendo insofferenza per lo scomodo Bolsonaro, accorrono Biden per gli USA, Borrel per la UE, Trudeau per il Canada e l’immancabile Open Society di Soros.

Moneta unica sudamericana

In campagna elettorale, Lula aveva promesso che si sarebbe speso per la costituzione del SUR, una valuta comune latino-americana, progetto che ora, con quasi tutti i Paesi del Sud America in mano alle sinistre, appare alquanto fattibile. Lula non ha mancato di vendere il progetto quale strumento per svincolare il Sud America dall’egemonia del dollaro americano. Riecheggiano le aspettative che taluni in Europa avevano fatto loro circa l’adozione dell’Euro e che, a vent’anni anni e più di distanza, taluni sembrano stranamente ancora avere.

SUR e Dollaro

Tuttavia, come l’Euro in oltre vent’anni non ha minimamente scalfito il ruolo del dollaro e anzi, numeri alla mano, ha ridotto il peso delle valute europee nei panieri delle riserve internazionali, così il SUR potrebbe, replicando le instabilità e le deficienze insite in un’unione monetaria tra differenti Stati, avere tutte le carte in regola per rafforzare, piuttosto che indebolire il ruolo della valuta egemone nordamericana, proprio in una fase storica in cui invece sarebbe massimamente traballante.

Un esperimento già fallito in Europa

Per altro, qualora il Sud America volesse veramente perseguire la falsa riga europea di Maastricht, verosimilmente non potrebbe che mimarne i tristi risultati come uno spossessamento della capacità di azione e di libertà politica degli Stati, a favore di un prevalere del dominio della finanza e dei mercati.

Il tutto poi sarebbe sinistramente utile ad un avanzamento dei progetti globalisti, stile Piano Kalergi, di arrivare ad un solo governo mondiale, tramite i passi successivi di creare grandi governi per aree continentali tra loro collegati. Il patriottismo strettamente brasiliano di Bolsonaro, che invece stava ritagliando per il Brasile, all’interno delle struttura dei BRICS, un ruolo autonomo, tanto verso gli USA che verso le altri centrali di potere sovranazionale, ovviamente avrebbe reso impraticabile tali prospettive.

Da parte nostra non possiamo che augurarci che i progetti globalisti proposti da Lula non prendano piede e che l’esperienza Bolsonaro resti più che una mera parentesi e temporanea pietra d’inciampo.