L’Unione Europea, spietata, ora impone le case green

L’Unione Europea, spietata, ora impone le case greenL’Unione Europea, spietata, ora impone le case green – È in via di approvazione l’ennesima direttiva UE destinata a stravolgere la vita dei cittadini europei, soprattutto di quelli italiani. Dopo il mondo dell’auto, stavolta l’oggetto delle attenzioni non esattamente amorevoli di Bruxelles è la casa.

La direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici impone una serie di passaggi:

  • entro il 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno essere di classe energetica almeno E;
  • entro il 2033 dovranno passare almeno alla classe D;
  • tra il 2040 e il 2050 dovranno essere tutti a emissioni zero.

Le classi energetiche (G, F, E, D, C, B, A1, A2, A3, A4) sono attribuite in base al livello di consumi energetici degli immobili, secondo una scala che va da G (la peggiore) ad A4 (la più efficiente).

Lo scopo del provvedimento è quello di ridurre le emissioni di gas serra causate dalle abitazioni.

Il problema italiano

In Italia oltre il 60% degli immobili residenziali rientra nelle classi G (34,5%) ed F (25,9%), pertanto si può facilmente immaginare quale gigantesco sforzo, non solo economico, comporterà questa direttiva.

Bisogna considerare il valore che la casa ha, in particolare in Italia, quale bene rifugio e il significato sociale della proprietà immobiliare. La percentuale di proprietari di case in Italia è di circa il 75% contro una media UE del 70%.

Il nostro è un popolo di proprietari, che hanno nell’abitazione un riferimento essenziale della propria esistenza. Le ricadute della direttiva nel mercato immobiliare saranno pesantissime perché gli immobili che non saranno adeguati subiranno una forte svalutazione.

Gli interventi necessari per il passaggio ad una classe energetica superiore riguardano coibentazione ed impiantistica, con costi molto elevati a carico dei proprietari.

Inoltre, le nuove, forzate, esigenze di ristrutturazione innescheranno, come è già successo per il bonus 110%, aumenti incontrollati dei prezzi dei materiali e difficoltà di reperimento della manodopera. Ancora una volta, in nome dell’ideologia e di un malinteso ecologismo, la UE sceglie la via delle misure coercitive anziché quella dei meccanismi premianti, imponendo tempi di attuazione strettissimi, tali da mettere in seria difficoltà cittadini e mercati.

Con costi economici e sociali che si annunciano devastanti.