Medio Oriente: 6 cose da tenere a mente

Medio Oriente: 6 cose da tenere a menteMedio Oriente: 6 cose da tenere a mente – Missili lanciati a migliaia fin dalla prima ora di guerra, droni che colpiscono carri israeliani considerati invulnerabili fino alla sera prima, assaltatori su deltaplani che passano sopra gli sbarramenti israeliani spezzando l’accerchiamento di milioni di palestinesi di Gaza: sembra di sentire un Battiato in versione militare che canta di uccelli che scendendo in picchiata “cambiano prospettive al mondo” con voli imprevedibili, ascese velocissime e traiettorie impercettibili.

Abituati alla conflittualità permanente tra palestinesi e israeliani, si era finito quasi per trascurare lo scontro che si trascina da lungo tempo. Ora, improvvisamente si parla di guerra aperta con centinaia di morti e migliaia di feriti da entrambe le parti già nelle prime 12 ore.

Nulla sarà come prima

E in effetti è questo il primo elemento che si impone all’attenzione di tutti: comunque vada a finire, fosse anche nel modo più tragico, nulla sarà come prima. Vediamo perché.

  • Il mito del Mossad onnipotente e infallibile è stato sfatato in poche ore. Preparare per mesi una offensiva aerea e terrestre di tale portata non è uno sforzo facile da nascondere, eppure la sorpresa è stata totale. In realtà la vera forza del Mossad non è il livello professionale – che non è superiore a quello di altri “servizi” in giro per il mondo – ma più propriamente la complicità politica, nel senso che tanti governi nel mondo preferiscono collaborare o almeno chiudere un occhio sul suo operato per evitare complicazioni diplomatiche.
  • La stessa psicologia del soldato sionista è rimasta sconvolta dalla sorpresa. In effetti, da anni alti ufficiali israeliani in pensione mettevano in guardia i giovani soldati abituati a combattere una guerra comoda contro ragazzini armati di pietre pattugliando le strade a bordo di mezzi ben protetti, senza aver mai provato uno sbarramento di artiglieria siriano. Ora è arrivata la doccia fredda.
Punti di forza d di fragilità
  • Un altro punto di forza sionista è sempre stata la militarizzazione della società civile che la rende normalmente più sicura. Oggi invece, quando i combattenti di Hamas arrivano a ridosso degli insediamenti, il fatto che ogni casa possa essere un centro di fuoco e che ogni civile possa sparare li rende automaticamente obiettivi legittimi per i palestinesi. Con tutto ciò che ne consegue.
  • La strategia sionista per anni è stata quella di disgregare gli stati arabi vicini (Iraq, Libano, Siria) spingendo una comunità contro l’altra e parallelamente di creare fratture nel fronte arabo stringendo rapporti con i paesi “moderati”. L’offensiva di Gaza ha ricompattato di colpo l’opinione pubblica del mondo arabo contro il sionismo, e crea gravi problemi a chi vorrebbe scendere a compromessi con Israele.
  • Il conflitto è solo apparentemente circoscritto. L’armamento, l’addestramento, l’organizzazione e la stessa strategia denotano un appoggio e una consulenza – se non una regia – iraniane e ci si chiede se e per quanto potranno restare tranquilli i fronti libanese, siriano e cisgiordano. Del resto, l’Iran è stato ripetutamente colpito sul suo territorio dai suoi nemici e teme da tempo una invasione americana su vasta scala. Portare lo scontro lontano dai propri confini è una strategia logica per prevenire un’invasione. Nello stesso utilizzo in massa dei missili sembra di vedere qualcosa di “atavico” e di genetico: è dai tempi delle guerre contro Greci e Romani che i Persiani usano come arma preferita l’utilizzo sistematico e prolungato di masse di arcieri per sconvolgere e decimare il nemico con una pioggia inesauribile di frecce. Missili e droni ne sono la versione moderna e tecnologicamente avanzata, ma la concezione tattica è sempre la stessa. E poi dicono che la razza non esiste …
Gli ostaggi
  • Infine, vediamo una inedita strategia degli ostaggi da parte di Hamas. Mentre i media israeliani accusano i palestinesi di uccidere i civili, i combattenti di Hamas stanno seguendo invece una linea spregiudicata catturando vivi i nemici a dozzine e pubblicizzandolo ampiamente. Gli israeliani catturati e portati a Gaza oltre a dare prova delle vittorie locali riportate dai palestinesi, costituiscono un’arma di pressione politica per chiedere il rilascio dei palestinesi prigionieri dei sionisti. Resta poi da vedere quanto la presenza di questi prigionieri (tra i quali almeno un generale) possa costituire un deterrente per i sionisti e possa indurli a non scatenare bombardamenti indiscriminati contro l’intera Gaza.

Restano le incognite per il futuro. Israele con le sue forze aeree e terrestri e le sue bombe atomiche ha la forza militare per cancellare Gaza e la sua popolazione ammassate in uno spazio ristretto. E non mancherebbe neppure la volontà politica di fare a Gaza quello che è già stato fatto a tanti altri centri arabi dal 1948 in poi.

Quello che può trattenere i sionisti è piuttosto il prezzo internazionale da pagare. Con lo scontro Russia-Nato in corso in Ucraina, la destabilizzazione antifrancese in Africa occidentale e la Cina che minaccia Taiwan, una strage di ampie dimensioni a Gaza può innescare una reazione a catena difficilmente prevedibile e ancor meno gestibile.

E non solo in Medio Oriente.

Marzio Gozzoli