Noi di Ordine Nuovo al Mamiani

Noi di Ordine Nuovo al MamianiNoi di Ordine Nuovo al Mamiani – pubblichiamo volentieri un lungo racconto di Nicola Cospito, storico punto di riferimento dell’area radicale, sulle prime occupazioni studentesche e in particolar modo su quella del liceo Mamiani di Roma. Il periodo successivo alla battaglia di Valle Giulia fu contraddistinto da forti tensioni sociali e politiche ed i militanti dell’area radicale dovettero difendere fisicamente la propria agibilità politica nelle scuole.

L’anno prossimo ricorrerà il centenario del Liceo Terenzio Mamiani, il liceo romano di Viale delle Milizie, realizzato un secolo fa dal celebre architetto Vincenzo Fasolo.

Per ricordare l’evento alcuni docenti della scuola hanno cominciato ad approntare un volume che si propone di ripercorrerne la storia e che uscirà appunto nel 2024. Il “Mamiani”, oltre ad aver avuto studenti famosi come Eugenio Scalfari, Anna Proclemer, Gabriele Muccino, Corrado Mantoni, Giovanni Bachelet, Simona Izzo, Gabriella Carlucci ed ancora Marco Lombardo Radice, autore del famoso best seller Porci con le ali, fu nel 1968 il primo liceo in Italia ad essere occupato dagli studenti nel periodo della Contestazione.

Era il 13 marzo di quell’anno e io frequentavo il primo liceo classico nella sezione D, avendo come docenti, tra gli altri, un grande grecista come il prof. Musmarra e un illustre matematico come il prof. Giuseppe Vitiello, autore del testo di geometria adottato in tutta la scuola.

Iniziano le agitazioni scolastiche

La sera del 13 marzo, gli studenti di sinistra che già da diversi giorni erano in agitazione all’interno dei corridoi dell’istituto con piccoli cortei improvvisati, nei quali inalberavano cartelli con scritte tipo: Potere studentesco, Diritto all’assemblea, No alla scuola dei padroni, dopo un’accesa assemblea non autorizzata iniziata nel pomeriggio, decisero di procedere all’occupazione della scuola.

La notte entrarono nell’istituto anche alcuni “esterni” probabilmente universitari e si ebbero veri e propri bagordi con orge, balli sui tavoli, alcolici a volontà, cosa che il giorno dopo indusse il Preside, Raffaele Tullio, figura storica del Mamiani e Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, a chiedere l’intervento della polizia che procedette allo sgombero nella mattina del 15.

Rossi di lusso

Cacciati dalla scuola, gli studenti continuarono l’agitazione ad oltranza nel vialetto antistante l’ingresso principale mentre alla Camera dei deputati diversi parlamentari del Partito Comunista avanzarono interrogazioni al Ministro della P.I. Lugi Gui. Molti degli studenti del Mamiani erano figli o nipoti di esponenti anche di calibro della sinistra come, ad esempio, Antonella Amendola e Giaime Pintor.

Va detto a questo punto che nel liceo era molto attivo da alcuni mesi un nucleo di militanti del Centro Studi Ordine Nuovo diretto dal sottoscritto e che nelle ultime settimane era cresciuto di numero raggiungendo una non trascurabile consistenza.

La presenza degli studenti ordinovisti

La sede di Ordine Nuovo non era distante dal Liceo essendo situata nella vicina via degli Scipioni. L’atteggiamento degli ordinovisti, nonostante alcuni scontri che avevano avuto luogo in precedenza, non era di ostilità nei confronti dell’occupazione, non perché ne condividesse le motivazioni quanto perché – la memorabile battaglia di Valle Giulia aveva avuto luogo solo due settimane prima – si mirava all’epoca all’unità del mondo studentesco facendo cadere una volta per tutte le pregiudiziali antifasciste.

Io stesso, la mattina del 15 marzo, presi parte con Antonella Amendola ad una delegazione che si recò al Provveditorato agli Studi per chiedere l’allontanamento delle Forze dell’ordine dall’Istituto. Intanto anche l’università era occupata e il giorno dopo, il 16, si ebbe il duro attacco missino alla facoltà di Lettere, roccaforte della sinistra, guidato da Giorgio Almirante e Giulio Caradonna, cosa che immediatamente ricreò gli steccati e l’ostilità tra i vecchi schieramenti.

I mesi passarono e, come noto, dopo alti e bassi e tira e molla di diverso tipo, tra altre assemblee e collettivi, si giunse alla visita del Mamiani da parte del neoministro Fiorentino Sullo che, per ingraziarsi gli studenti procedette ad una radicale riforma degli esami di Stato e, qualche anno dopo, alla promulgazione dei Decreti Delegati che diedero nuova rappresentanza a studenti e genitori negli organi collegiali.

Ordine nuovo dilaga nelle scuole

Il nucleo di Ordine Nuovo, nel frattempo, grazie ad una azione di propaganda politica e di efficace proselitismo, era cresciuto a dismisura e aveva cominciato una forte espansione anche nelle altre scuole romane, cosa che portò alla fondazione del FAS, il Fronte di Azione Studentesca che soppiantò completamente la presenza della Giovane Italia, l’organizzazione giovanile missina tra gli studenti.

Gli stessi comunisti cominciarono a perdere terreno al Mamiani mentre noi di Ordine Nuovo, sempre più numerosi, potevamo dare vita a gruppi di studio e a seminari che si tenevano il sabato, alle 12,30, al termine delle lezioni nell’aula di fisica al secondo piano e dove si affrontavano temi come lo Stato di Platone, la nascita dell’uomo nuovo e la necessità della elaborazione di una nuova visione del mondo.

Di tutto questo è presente traccia nel volume “Mamiani, rosso di lusso”, curato ed edito qualche decennio fa da due ex studenti del liceo, Paola Ghione e Maurizio Morbidelli che all’inizio degli anni ’80 si presero cura di sottopormi ad una lunga intervista.

Lo scontro passa sul piano fisico

Intanto, comunque, gli scontri fisici nei corridoi della scuola si susseguivano, soprattutto all’inizio delle lezioni o durante l’intervallo. Dato che ero considerato l’agitatore responsabile di quanto accadeva, ci fu un periodo nel quale, quando arrivavo a scuola alle 8 e andavo in classe a posare i libri, due miei professori, la Rizzo di Scienze (professoressa severissima) e Vincenzo Licitra di italiano e latino, mi chiudevano nell’aula impedendomi di uscire.

Una mattina che arrivai a campanella suonata, era la primavera del 1969, venni informato che uno dei nostri, Rizzo, omonimo della docente di scienze, un ragazzo di Milano che studiava al Mamiani, era stato aggredito e ferito dai comunisti che lo avevano trovato isolato. Rizzo era stato portato in ospedale.

Immediatamente organizzai la nostra reazione. Al termine delle lezioni ci concentrammo nel vialetto davanti all’ingresso principale attendendo che “i compagni” uscissero per dare loro una lezione. Dalla vicina sede di via degli Scipioni fummo raggiunti da alcuni camerati più anziani. Uno portò in una borsa alcune decine di uova. Dopo una mezz’oretta qualcuno dei comunisti azzardò l’uscita facendo il vago come se nulla fosse, ma si trovò immediatamente con una “frittata” sulla testa.

Una storia come tante

Fu allora che gli altri gli vennero in soccorso ma davanti al nostro impeto ripiegarono all’interno dell’istituto. Io, gettatomi al loro inseguimento con in mano il mio ombrello, arrivato davanti alla porta a vetri che i compagni avevano chiuso alle loro spalle, cominciai a tempestarla di colpi. Mentre la vetrata andava in frantumi schizzando da tutte le parti, fui bloccato per un braccio dal Prof. Licitra che mi gridò “Cospito, basta, ora pagherai tutti questi vetri…”. Io gli risposi che intanto loro avrebbero pagato l’aver ferito alla testa il nostro militante.

Venne però allontanato da un nostro esterno, Lorenzo, un operaio della FATME che di certo già solo nell’aspetto, era grande e grosso, incuteva timore. La mattinata si concluse così. Alcuni giorni dopo si riunì il Collegio dei docenti per adottare nei miei confronti i provvedimenti disciplinari del caso. Di certo rischiavo l’espulsione da scuola o, quanto meno, una lunga sospensione.

Invece non accadde nulla, perché il provvedimento nei miei confronti avrebbe implicato anche una punizione degli aggressori di Rizzo e i docenti preferirono stendere un velo su tutto per calmare gli animi.

Qualche tempo dopo, in classe, il Prof. Licitra mi chiese se poi avessi risarcito i danni alla vetrata. Era in effetti solo una domanda retorica.

Lui sapeva bene come stavano le cose. Alla risposta negativa sentenziò allora che sarei stato sottoposto a fine d’anno ad una dettagliata interrogazione su tutto il programma di italiano. E così fu, dovetti studiare parecchio ma la verifica andò bene. Il 6 giugno uscirono i quadri di fine anno scolastico. Fui promosso e per festeggiare, quella sera, con i camerati del Centro Studi andammo al Gardino dei Supplizi, un nostro cabaret dell’epoca, dove ci godemmo lo spettacolo con Leo Valeriano.

Nicola Cospito