Pony express, da lavoratori invisibili a “in via di estinzione”

Pony express, da lavoratori invisibili a “in via di estinzione”Pony express, da lavoratori invisibili a “in via di estinzione” – Esiste una categoria di lavoratori di cui tutti conoscono l’esistenza, ma di cui mai nessuno si è interessato. Sono i cugini dei Raider ma non hanno i loro diritti, sono lontani parenti dei Corrieri Espressi, ma non hanno la loro stessa sicurezza quando sono su strada; per tutti sono i  Pony Express*, ma realmente chi sa cosa fanno realmente nel loro lavoro?

Ebbene, ve lo spiegherò io nel modo più semplice possibile essendo stato uno di loro per ben 7 anni.

Nell’immaginario collettivo, il pony express è un ragazzetto, probabilmente uno studentello, che scorrazza per le strade della città allegramente facendo consegne come nei film americani. In realtà così non è!

Fino ad alcuni anni fa, i poni express a Roma erano in centinaia divisi per varie agenzie, Speed Boys, Moto Taxi, Presto, Moto Pony, Pellicano… e tante altre.

Entrando in una di queste agenzie, nello spazio riservato ai Pony, spesso stanzoni spogli e freddi, ci si trova di fronte agli operatori radio e a pochi Pony, la maggior parte non vanno mai in sede ma aspettano le “corse” già in strada.

Una realtà diversa dai film

Non c’è nessun ragazzetto studente, ma sono tutti uomini, e poche donne, con età che varia dai 35 anni fino a più di 65 anni, alcuni sono già pensionati. Si, non sono per nulla giovani, sono disoccupati che non trovano lavoro perché troppo fuori per età dal mondo del lavoro, pensionati che cercano di integrare con questo lavoro la pensione da fame che gli concede l’INPS, persone con vari problemi divorziati ridotti in mutande dalle ex mogli, problemi di precedenti penali, problemi di dipendenze da alcool e droghe.

C’è un po’ di tutto. Accumunati da alcune caratteristiche che li contraddistinguono da tutti gli altri lavoratori, la necessità di guadagnare pur a costo di rimetterci le ossa, si! Le ossa nel vero senso della parola in quanto gli incidenti con fratture e lussazioni erano frequenti perché il pony corre sempre, hai i minuti contati, non conosce contromano, non conosce semafori, non conosce stop.

Con ogni tempo

Corre con la pioggia e con il sole, con il freddo pungente e con il caldo asfissiante, senza mai una sosta, ha le consegne da fare e più corre, più la radio gli assegna consegna, più guadagna. Non ha contratti, lavora a nero o con contratti farlocchi legati a cooperative che durano due o tre anni e poi falliscono. Non hanno ferie, non hanno permessi, non hanno malattia ed infortuni pagati, devono solo correre.

E se cadi? Ti rialzi e se non hai nulla di rotto continui a correre.

Una consegna 2,50 euro a tagliando, i più bravi riescono a fare anche 40 tagliandi al giorno, ma sono in pochi, la media è dei 20 tagliandi, 50 euro al giorno, dalle 9:00 alle 18:00 tutti i giorni. Sono lavoratori invisibili, nessuno si interessa ai loro diritti e alla loro salute, eppure tutti i sindacati e tutti i partiti politici li usano anche più volte al giorno per spedire i propri documenti con la sicurezza che verranno consegnati in tre ore se paghi un tagliando, in due ore se paghi due tagliandi, in un ora se ne paghi tre (nella mia agenzia la consegna in un ora si chiamava “peperoncino” e non vi spiego il motivo perché è un “tantino” osceno).

La corsa del disperato

E tu correvi, mettevi a giro i ritiri e le consegne, e andavi, gli occhi sulla strada e le orecchie alla radio per accaparrarti per primo altri ritiri e consegne che la radio passava durante tutta la giornata. Alle 18:00 l’ultima corsa, il siluro (e anche questo termine è per un motivo osceno), ovvero la corsa del disperato da fare il prima possibile o la mattina prima che l’ufficio dove dovevi consegnare aprisse. Poi tornavi a casa stanco e stressato, con il viso e i vestiti sporchi di smog, ricordo che quando levavo gli occhiali si vedeva la loro forma bianca sul mio volto reso scuro dallo smog rilasciato dai tubi di scarico delle macchine che ti sbuffavano in faccia.

D’estate tornavi disidratato a casa con i vestiti fradici di sudore, d’inverno tornavi infreddolito con le mani spaccate, e non per modo di dire, dal freddo perché i guanti ti facevano perdere secondi importanti durante la consegna nello sfilarli ed infilarli e non potevi perdere nessun secondo.

Una sigla

Ognuno aveva una sigla, nella mia agenzia avevamo nomi di città, regioni e stati, io ero Nuoro, li sceglieva l’operatore Radio i nomi, tranne per chi veniva dalla Speedy Boys, loro erano i più bravi perché correvano di più e si sceglievano loro il nome. Alla fine, dimenticavi o forse nemmeno lo sapevi il nome dei tuoi colleghi, per te erano solo Brasile, Cina, Milano, Vienna, Varsavia, Napoli.

Ancora oggi, a distanza di anni, se incontro uno di loro lo chiamo con la sua sigla, per abitudine, per ricordare quel periodo duro della mia vita o semplicemente perché non so realmente come si chiama.

Tante storie e spesso non belle

Dietro quelle sigle c’erano degli uomini con tante storie e spesso non belle, c’era il Professore, aveva 67 anni, correva poco perché vedeva poco, guadagnava quindi poco e per questo mangiava solo una volta al giorno alla Caritas tranne il sabato che andava a mangiare dalla sorella, viveva solo in una casa vuota, la televisione gliela aveva regalato il capo cooperativa, era solo e morì solo, lo trovarono morto vicino al bar di via ostiense, era rimasto lì tutta la notte, aveva vissuto solo ed era morto solo.

Avellino

C’era Avellino, un passato da tossicodipendente e tanti problemi con la legge, un giorno non tornò con le mancate consegne, lo cercammo sia noi che la moglie per giorni in zona Centrale del latte, fui proprio io ad averlo visto per l’ultima volta in quella zona che stava passando sul suo scooter, dopo alcuni giorni lo trovano a pochi chilometri da dove lo avevo visto io morto in dopo aver avuto un malore e rimasto in un canale dello sgrondo delle acque piovane fino al suo ritrovamento.

Bangladesh

C’era Bangladesh (realmente proveniente dal Bangladesh) che era fortemente depresso e un giorno decise di farla finita; c’era Londra, che dava tutto quello che guadagnava all’ex moglie ed aveva solo un cambio d’abito perché non poteva comprarsene altri.

Biella

C’era Biella orgogliosissimo del figlio che giocava nelle giovanili in Seria A di Calcio, e che correva il più possibile per pagare le spese al figlio per non fagli mancare nulla e non farlo sentire inferiore ai suoi colleghi in quanto non guadagnava ancora molto essendo minorenne. C’era Uncino, che viveva con l’anziana madre e un fratello disabile, aveva una fidanzata da venti anni, morta per infarto essendo obesa e malata e, per non pensare ai suoi problemi, raccoglieva cani abbandonati e li teneva in un piccolo terreno che aveva fittato per loro, ne aveva una ventina e correva da loro appena finiva di correre per lavoro. Eravamo invisibili anche se tutti ci “usavano” e ora, i pony, stanno sparendo.

Un lavoro che scompare

Le PEC, i servizi rapidi postali gli hanno levato tanto lavoro; un tempo, quando ti fermavi al semaforo, ne vedevi passare a stormi, ora li vedi passare raramente e sono ancora loro, gli stessi di quando ci lavoravo io, solo molto più invecchiati, Cagliari, Ascoli, Bergamo…sono sempre loro. Ripenso a quel periodo duro che mi ha lasciato tanti acciacchi, cervicale, una spalla che funziona a tratti, reumatismi ed una gastrite cronica, ma che mi ha insegnato anche tanto, mi ha fatto capire realmente cos’è il sacrificio, il rischiare, il non abbattesti mai, oltre il fatto che conosco Roma meglio della maggior parte dei romani.

Scuola

Una grande scuola che mi è servita anche nei miei lavori successivi, ma mi ha lasciato anche una grande malinconia e il grande rammarico di non essere riuscito a far conoscere questi lavoratori invisibili nemmeno come sindacalista. E si, perché appena arrivavano i sindacati i pony sparivano consci che la loro regolarizzazione sarebbe significato un minor introito e la scomparsa delle cooperative che lavoravano, con contratti farlocchi, nelle agenzie.

Ed è per questo che sto scrivendo questo lungo articolo, perché spero, che chi avrà la pazienza di leggere questo mio scritto, ora potrà dire di conoscere un’altra particolare figura lavorativa e, magari, quando li incontrerà per strada sfrecciando per correre capirà il perché, perché la loro vita è correre, fino alla fine!

Pony Express*