Siamo in guerra ma non si può dire

Siamo in guerra ma non si può dire

 

Siamo in guerra ma non si può dire – E siamo alle solite: l’Italia è in guerra, ma non lo vuole dire, anzi, non lo può dire, perché la quasi totalità degli italiani reagirebbero veementemente all’annuncio che occorre andare a morire per Volodomir Zelensky. Attenzione: non dell’Ucraina, la cui resistenza imposta dall’Occidente sta dissanguando la gioventù di quel paese inutilmente; per il leader inventato dalle televisioni americane e, quindi, per gli interessi degli statunitensi di marca John Biden.

E che si sia in guerra lo dimostra senza possibilità di replica il commento quasi unanime della politica italiana a fronte della straripante vittoria di Vladimir Putin alle elezioni che si sono tenute in Russia: giudizi appesi al vuoto, con accuse di “pressioni” e di “illiberalità” del voto che non sono sostanziate da alcun elemento di fatto.

Occidente democratico imbarazzante

Per altro, che democrazie apparentemente ben più consolidate di quella che oggi governa Mosca e che da qualche decennio non riescono a organizzare decentemente le elezioni – qualcuno ricorda il caso George W. Bush-Al Gore, oppure il ben più inquietante confronto tra Donald-Trump e l’attuale inquilino della Casa Bianca?

Per non parlare del nostro Paese, con regioni che non riescono a leggere più di una scheda in dieci minuti… – si mettano a concionare sulle altrui consultazioni, francamente, suscita solo ilarità.

Purtroppo per tanti leaderini atlantisti oltre ogni misura, decenza e opportunità, le elezioni in Russia sbugiardano un’altra delle tante menzogne che vengono propalate alle nostre opinioni pubbliche da un paio d’anni e, segnatamente, quella che vorrebbe lo Zar assediato nel Palazzo d’Inverno con la gente pronta a ribellarsi.

Di contro, c’è un fiero popolo che, proprio perché consapevole dei rischi enormi che sta correndo, è stretto e compatto intorno al suo vertice supremo, consapevole che ogni momento storico difficile impone sacrifici e pazienza per uscire dalla crisi e tornare alla normalità.

Tutti i camerieri di Washington

A fronte di tanta unione, quindi, ai “camerieri di Washington” – da notare: tutti arruolati, a destra e a sinistra, tra uomini e donne della politica che hanno speso un’intera vita a parlar male del “Grande Satana”, come Ruhoallah Khomeyni definiva gli Stati uniti, e a tifare prima per la Russia di Stalin e Breznev (i compagni), poi, proprio per quella di Putin (taluni “patrioti”) – non è restato che continuare a mentire e a farlo talmente sfacciatamente da determinare anche qualche crepa nel panorama politico interno.

Anche se, va detto, fa quasi tenerezza il Matteo Salvini che cerca di recuperare qualche consenso nel fronte contrario alla guerra, facendo il “vice” nel governo più allineato a Kiev che si conosca sulla faccia della terra, Ucraina compresa.

Esiste una sola conseguenza che sarebbe da concretizzare, all’indomani di questo voto: prendere atto che la guerra tra Russia e Ucraina è finita e che è stata vinta, per quanto attiene ai territori conquistati, da Mosca.

La Nato nel conflitto?

Per ribaltare questo risultato, esiste solo la chance adombrata dalla Francia e dalla Germania: allargare il conflitto alla Nato intera.

Certo, che gli eredi della Grande Armée e della Wehrmacht abbiano qualche tensione revanscista lo si può pure capire; un po’ meno gli eredi del Regio esercito, tenendo conto che Benito Mussolini spese gli ultimi mesi da capo del governo dell’Italia intera nel tentare di convincere i tedeschi che la vittoria nella Seconda guerra mondiale non si sarebbe colta contro Josif Stalin e che sarebbe stato meglio ritirare tutte le truppe dalla steppa.

E specialmente chi passa buona parte del suo tempo a prendere le distanze anche dalle cose buone del passato, a maggior ragione potrebbe prenderne di ancora più marcate dagli errori che, come tali, furono giudicati anche allora.

 Il rischio, infatti, è altissimo, nel ripercorrere strade poco promettenti, se non di sciagure: si tratta del pericolo non di scoprire che la Storia non è mai maestra di vita, ma che la realtà è molto, ma molto più dura dei peggiori incubi che si possano sognare nelle notti più nefaste.

Bisogna convocare seriamente una conferenza per la pace, smettendola di raccontarsi macabre barzellette e patenti idiozie che dimostrano solo il tasso di dipendenza dell’Europa e dell’Italia da interessi che non affacciano nel Mediterraneo e non lambiscono neanche minimamente le coste orientali dell’Atlantico.

Massimiliano Mazzanti

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