Sindacalismo Rivoluzionario: intervista a Valerio Arenare – Gli eventi degli ultimi anni e le scelte scellerate dei vari Governi che si sono succeduti, hanno creato una crisi economica di enormi proporzioni che, come immediata conseguenza, hanno portato all’aumento del numero, già notevolmente alto, di precari e di disoccupati, nonché aumentate le difficoltà per le famiglie Italiane.
In questa situazione i Sindacati e le associazioni sindacali di categoria hanno assunto delle posizioni completamente a favore del Governo e poco favorevoli ai lavoratori, come ad esempio la scelta di appoggiare la decisione di rendere obbligatorio il Green Pass. Su molte questioni non si sono pronunciati o lo hanno fatto con comunicati poco incisivi e di circostanza come l’aumento incontrollato dei beni primari. Questo ha sicuramente incrinato i rapporti, già non idilliaci, tra sindacati e lavoratori ed è per capire meglio la situazione che abbiamo voluto chiedere la propria opinione a Valerio Arenare responsabile nazionale del Sindacato Nazionale Lavoratori Italiani.
Come nasce il Sinlai e quali sono le sue principali attività?
Il Sinlai nasce nel 2010 da un’idea di alcuni sindacalisti di vari sindacati autonomi con l’intento di creare un’associazione di informazione sindacale che aveva scopo di fornire assistenza gratuita ai lavoratori su temi sindacali e previdenziali in quanto c’eravamo accorti che i sindacati tradizionali volontariamente tenevano all’oscuro di norme e leggi i lavoratori per costringerli ad avere bisogno anche per le cose più semplici di loro di loro e, quindi, mantenere il potere su di loro.
Quindi costituimmo il Sinlai con il principale intento di offrire informazioni a lavoratori, pensionati e disoccupati Italiani e da allora rimane la nostra principale attività anche grazie alla convenzione con alcuni centri servizi autonomi che ci permettono di offrire, sempre gratuitamente, anche alcuni servizi di patronato e CAF.
La vostra attività principale è informare i lavoratori, eppure siete balzati agli onori della cronaca per uno sciopero storico in provincia di Foggia che vide un migliaio di lavoratori agricoli scendere in piazza contro l’Agromafia e a chiamarli in piazza fu il Sinlai, senza dimenticare la presenza costante in piazza delle bandiere Sinlai durante i due anni di emergenza sanitaria.
Come sappiamo tutti, compreso i politici e i sindacati anche se fanno finta di non vedere, nelle campagne del Sud Italia lo sfruttamento dei lavoratori è all’ordine del giorno e fu proprio per questo motivo che in tutta Italia si parlò del Sinlai.
Alcuni lavoratori di aziende Florovivaiste della provincia di Foggia stanchi dei soprusi e del silenzio dei Sindacalisti della triplice ci contattarono per un supporto sindacale, io ed i miei sindacalisti fummo subito chiari, noi non siamo sindacalisti da tavolo delle trattative e letterine di cortesia, noi seguiamo gli insegnamenti dei Sindacalisti Rivoluzionari e dicemmo loro che se avessero voluto il nostro aiuto avrebbero dovuto seguire le nostre indicazioni, dopo pochi giorni proclamammo uno sciopero storico perché mai nessuno si era schierato contro le agromafie, i politici locali e gli stessi sindacati confederali.
Portammo 1500 lavoratori in piazza, furono giorni di alta tensione e dure contestazioni, ma alla fine vincemmo ottenendo l’aumento della paga giornaliera dei lavoratori, ma la trattativa non fu fatta ad un tavolo, ma nella piazza principale di San Ferdinando di Puglia.
Ad uno ad uno i rappresentanti delle aziende agricole del posto si avvicinavano al nostro sindacalista del posto e gli comunicavano che accettavano la nostra proposta e il nostro sindacalista ripeteva il nome dell’azienda al megafono. In tutto aderirono il 75% delle aziende del territorio. Fu un grande successo, ma il giorno dopo partirono subito minacce ai lavoratori e ai nostri sindacalisti che, però resistettero.
Chi non resistette all’affronto furono i sindacalisti della triplice.
La Triplice da decenni non si occupa più dei lavoratori, non sono un sindacato, ma una macchina per fare soldi e creare potere politico. Ragiona solo per tessere e non per dovere di difendere i lavoratori. Hanno qual è il motivo per cui nascono i sindacati.
Mentre i sindacati autonomi scendono in piazza per i lavoratori, loro preferiscono altre battaglie solo per entrare nelle grazie di Governi o di potenti lobby.
Hanno trasformato le loro sedi in centro servizi per gli immigrati che, come tutti sanno, portano molte più pratiche e quindi molti più soldi per patronati e CAF.
Purtroppo, nonostante tutto, mantengono il loro potere perché la legge, i partiti e i mass media, favoriscono i sindacati maggiormente rappresentativi a discapito degli autonomi e questo gli permette di mantenere sotto ricatto i lavoratori prigionieri nella loro rete fatta di un potere contrattuale che viene negato agli altri sindacati per paura che si rompa l’equilibrio tra sindacato e politica che per anni ha tenuto sotto scacco i lavoratori.
Noi siamo per un ritorno alla piazza,
per mettere al centro della discussione politica i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e le famiglie italiane.
Noi crediamo che la strada che ci indicarono Corridoni e gli altri sindacalisti rivoluzionari è da riprendere assolutamente, non esistono più le trincee come ai loro tempi, ma ci sono altri tipi di trincee e di battaglie da affrontare con determinazione e forza ed è questo il sindacato che non vogliamo per il futuro e se per ottenere questo bisogna combattere anche contro la triplice, come quando feci quando alcuni anni fa feci mettere striscioni di protesta contro la triplice e le associazioni di categoria in molte città italiane, siamo pronti a farlo perché per attaccare il castello, dobbiamo distruggere prima le mura di protezione, e noi lo faremo perché il bene dei lavoratori è il nostro primario obiettivo.