Sintesi confuse e “giusto mezzo”

Sintesi confuse e “giusto mezzo”Sintesi confuse e “giusto mezzo” – Hegel propugnava la sintesi per coniugare tesi e antitesi. È stato, senza volerlo, il padre di molti ossimori politici. Aristotele, invece, parlava di giusto mezzo, ma come strada virtuosa da interporre tra due eccessi (in medio stat virtus).

Ora però tra il Bene e il Male la giustizia sta col primo: non attinge da entrambi per ingenerare ibridi.

Si sceglie l’uno o l’altro, non puoi stare con Dio e con Mammona.

La destra oggi

Anche Destra e Sinistra, nel campo della dialettica politica, dà luogo a grossolani equivoci. Perché chi ha scelto a destra, si è trovato inavvertitamente accorpato a capitalismo e liberalismo, in opposizione a marxismo e socialismo. Mentre a destra una volta era collocato proprio il reazionario tradizionalista e antimoderno, che divergeva tanto dai liberali quanto dai socialisti.

D’altronde una visione ” antimoderna” sarebbe in oggettiva contraddizione con quella del capitalismo liberale che inferisce al progresso, alla trasformazione della società, al sovvertimento dei suoi valori permanenti.

Il Sessantotto, la liberalizzazione dei costumi, l’emancipazione sessuale, germinano in un quadro liberista e liberale (campus americani).

Se il liberalismo, anche nelle sue diluizioni pseudoconservatrici è stato relegato a destra, come può conciliare le sue vedute con la triade valoriale Dio, Patria e Famiglia?

Il neoliberismo

Esempio di sintesi hegeliana da questo punto di vista è il reaganismo e il neoconservatorismo americano che ha preteso di conciliare i valori tradizionali e il libero mercato deregolarizzato.

Enorme inganno di un modello che ha invece aperto il varco al neoliberismo nelle forme più aggiornate della globalizzazione. Questi ha in odio proprio la piccola e media proprietà colpevole di impigrire e stanzializzare troppo i lavoratori-consumatori, destinati invece a spostarsi e a delocalizzarsi alla stessa maniera di imprese e capitali.

A tale riguardo, il professore Mario Monti, apostolo di suddetta corrente, confessa in tv la propria contrarietà ai mutui e incoraggia a prendere casa in affitto.

Il liberista, infatti odia il radicamento e gradisce una società apolide, liquida, depurata da confini.

Soros, guru del liberalismo mondiale, foraggia dietro formule filantropiche le ONG, l’immigrazione e l’integrazione dei rom coi proventi delle sue attività speculative.

Open Society, nome della fondazione dello speculatore ungherese, attinge dal concetto popperiano e liberale di “società aperta”, opposta alle società chiuse, sovrane e tendenzialmente autarchiche.

Altro pasticcio concettuale è il rossobrunismo che vaneggia di un affratellamento tra idee nazionaliste e marxiste.

Si fa, a tale stregua, riferimento ad un’origine di sinistra del fascismo.

Il che è vero data la provenienza del fondatore e di molti suoi adepti. Ma dal marxismo e dai suoi derivati ha saputo sapientemente prenderne le distanze, al pari del liberalismo

La terza posizione

La terza via nazionalpopolare, che il peronismo battezzerà come “tercera posicion”, non è un mélange affastellato di capitalismo e socialismo come molti maldestramente affermano. Segue la direttrice aristotelica del giusto mezzo (giustizialismo), tra due visioni patologiche fintamente contrapposte. Non nega l’esistenza dell’impresa e del lavoratore, ne riconosce carattere e specificità di compiti, ma cerca di accordarli per il bene primario della Nazione che non è affatto sintesi, ma principio sovraordinato.

Tale punto di intesa si realizza mediante una legislazione ad hoc, corporativa: non declina in estemporanee concertazioni tra sindacati e industriali come avviene nei sistemi liberali.

Il ferro di cavallo

La stessa teoria del “ferro di cavallo” da cui i rossobruni attingono per avvalorare le loro tesi e cioè, che gli estremi, il rosso e il nero, si toccherebbero per fronteggiare il Grande Capitale, è fallace, dal momento che gli eventi dimostrano l’esatto contrario.

Ovvero che a simbiotizzare sono sempre capitalisti e marxisti, in nome di reciproci interessi materialistici e, sovente, sotto l’egida di uno specioso antifascismo.

Inoltre, il rossobrunismo esigerebbe un ritorno a un sistema egualitario collettivistico o similare, seppur corretto in una cornice nazionale.

E’ l’antitesi di quell’ idea organica sostenuta invece da chi propende per una giustizia distributiva, l’unica premessa possibile per tendere a una visione equa e armonica della società.

La terza via non è, perciò, da qualificarsi come sintesi, ma giusto mezzo tra due dottrine, dirette propaggini di uno stesso male.