Totalitarismo abortista

Totalitarismo abortistaTotalitarismo abortista – Una data: 24 gennaio 2023. Tre numeri: 257 favorevoli, 3 astenuti, 0 contrari. In questi scarni dati c’è tutta la natura nichilista del Parlamento italiano attuale.

Sono i dati della seduta della Camera che ha reso intoccabile la legge 194 sull’aborto, votando l’ordine del giorno promosso dal Movimento 5 Stelle che recitava: “La Camera impegna il Governo ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978”.

Dopo 45 anni, la 194 ha assunto, così, carattere sacro.

Guai a volerla ripensare, a cercare di modificarla. Di abolirla non se ne parli neppure. Nominarla solo se fatte le debite riverenze. Deve restare lì, così com’è. In eterno.

Nessun dubbio deve essere tollerato sui diritti del nascituro, sul fatto che l’embrione sia vita e che possa avere dignità di essere umano.

Il voltafaccia dei deputati CDX

E dov’erano quei deputati che, in campagna elettorale, si sono riempiti la bocca di “Dio, Patria e famiglia”? Di quale Dio parlavano se accettano che venga violata la sacralità della vita? Di quale Patria, se ammettono che vengano soppressi i suoi figli? Di quale famiglia, se concedono che manchi la pietà per il proprio sangue? Gli sbandierati valori della tradizione? Un semplice specchietto per le allodole (che, a quanto pare, funziona benissimo anche con gli allocchi) per racimolare voti. Destra, sinistra, centro: nessuna differenza. Tutti proni dinnanzi al grande Moloch della 194.

Due lati della stessa medaglia

Di fronte a questo scenario politico, desolante nel suo sostanziale monolitismo, in cui le differenze tra le varie forze sono solo apparenti, formali, simboliche (si veda anche l’impressionante compattezza sul conflitto ucraino o sulla sudditanza alla UE), quale può essere l’atteggiamento di quell’ampia parte di popolo che si riconosce nei valori della tradizione e del cristianesimo? Due le possibili alternative: o continuare ad ingrossare le fila dell’astensionismo o costituire un fronte alternativo al sistema.

Costruire il fronte

L’astensionismo non può limitarsi ad essere semplice disgusto per la politica ma deve diventare militanza, capacità di immaginare nuove prospettive, mettendo in luce le contraddizioni del sistema e la sua inadeguatezza a fornire risposte alle domande dell’oggi. Quando la percentuale del non voto supererà livelli che già oggi sono altissimi, il sistema dovrà prendere atto, volente o nolente, del proprio fallimento.

La seconda opzione è più complicata, perché si tratterebbe di mettere insieme movimenti che da tempo non riescono a trovare un’intesa. Alle ultime politiche la frammentazione delle varie liste antisistema ha fatto mancare il raggiungimento del quorum. Ma non bisogna disperare, con il tempo e lavorando con buona volontà le cose potrebbero cambiare.

Di certo non è ammissibile continuare ad alimentare la farsa da ladri di Pisa messa in piedi dall’attuale classe politica.

Raffaele Amato