Violenza e regresso della civiltà

Violenza e regresso della civiltàViolenza e regresso della civiltà – Gli ultimi dati sull’aumento delle violenze gratuite, soprattutto in ambito giovanile, inducono ad alcune riflessioni.

Scriveva Minh Dung Louis Nghiem, medico vietnamita naturalizzato francese (“La violence des jeunes et le cerveau reptilien”) che stiamo scivolando verso una progressiva primitivizzazione della società.

Non è forse vero che uomini e donne ricominciano ad andare in giro seminudi o magari coperti di cenci firmati?

Non è forse vero che sta scomparendo il ragionamento obbiettivo a tutto favore di ogni più sconclusionata pulsione individuale? Non sono i vari esasperati aspetti di filo-animalismo altrettante inconsce forme di culto naturalistico?

Non stiamo forse assistendo ad una elementarizzazione del linguaggio, dove hanno fatto la loro comparsa dei moderni grugniti elettronici, segno evidente di un abbassamento del livello di alfabetizzazione e, conseguentemente, di capacità critica?

Non stiamo forse assistendo al ritorno di nuove, mascherate, forme di sfruttamento schiavistico del lavoro?

Stato selvaggio di ritorno

Sto evidentemente limitando il mio sguardo al mondo occidentale – quello a me più vicino e che meglio posso giudicare – dove progresso, autorità della legge e sviluppo delle entità statuali, fossero imperi o stati-nazioni, avevano gradatamente affrancato l’uomo dalle sue primitive condizioni (fondate su violenza, vendetta, prevaricazione sui deboli) perlomeno all’interno di ogni singola comunità.

Non che quelle non siano rimaste anche nei tempi più recenti, ma certamente si erano di gran lunga attenuate rispetto ad antiche situazioni di anarchia e di diffusa ed impunita brutalità.

A ciò aggiungiamoci il notevole contributo che le etnie immigrate, provenienti da aree arretrate sotto ogni punto di vista, sta fornendo oggi a questa tragica involuzione.

I gesti di gratuita violenza cui stiamo assistendo oggi sono dunque del tutto conformi ai tempi che stiamo vivendo.

Pazzi morali

Non si tratta, però, di gesti di menti folli, anche se apparentemente tali, ma di uomini, soprattutto giovani dal cervello formattato, che esercitano i loro primari impulsi in maniera elementare, sconsiderata (senza filtri) in una società dove tutte le vecchie regole, che assicuravano un minimo di equilibrio e di ordine (sociale, familiare, etnico, economico, religioso) sono saltate.

E in cui la violenza ha già fatto il suo re-ingresso da tempo. Attraverso il linguaggio e la lacerazione dei vecchi legami comunitari, in nome dei diritti individuali, facili a degenerare in arbitri e licenze, preludio a future imminenti tragedie e disordini.

Le dottrine criminologiche definiscono quella categoria “pazzi morali”, ossia coloro che patiscono una mancanza congenita e costituzionale di senso morale; ma che non soffrono di specifici disturbi psichiatrici o neurologici.

Prognosi infausta

E se non tutti i cervelli formattati ricorreranno agli impulsi della violenza primitiva, tutti o quasi accetteranno, perché privi di ogni minimo elemento di capacità critica, quella loro imposta, si tratti di vaccini, decreti, (in)cultura woke o invasioni.

Non c’è, non ci sarà governo che potrà ribaltare il trend. Se non avrà il coraggio di ribaltare i tavoli su cui è costretto a giocare.

E se per caso il Cielo glielo fornisse, gli occorrerebbero perlomeno dieci anni per portare a compimento le minime necessarie terapie sociali.

Ma una simile soluzione, la moderna democrazia ideologica e inorganica non lo permette.

Per questo la prognosi, ahinoi, è infausta.