Caso Cospito: i figli del Caos

Caso Cospito: i figli del CaosCaso Cospito: i figli del Caos – Intorno al caso Cospito si focalizzano i media e lo stesso dibattito politico.

Sono in esame l’attuazione del regime carcerario duro a carico dell’anarchico ergastolano.

Lo sciopero della fame da esso intrapreso contro tale forma detentiva ha decisamente infiacchito le proprie condizioni di salute dividendo di fatto l’opinione pubblica in garantisti e giustizialisti.

Disputa giuridica di enorme interesse, ma non sarà materia dell’articolo che invece avrà riguardo di soffermarsi sulle cause che hanno prodotto tale detenzione.

Per cosa hanno arrestato Cospito?

Ricordiamo che Cospito sta espiando la pena dell’ergastolo per essere ritenuto l’autore di un fallito attentato terroristico alla scuola di Carabinieri di Fossano nel 2006. Pena alla quale si sommano altri 10 anni inflitti per la gambizzazione del dirigente dell’Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.

Cospito, nato nel 1967, è esponente di punta dell’anarchismo insurrezionalista. Fenomeno prevalente che ha di fatto soverchiato l’anarchia più tiepida della FAI e di altri circoli simili.

Gli anarcoinsurrezionalisti

Gli anarcoinsurrezionalisti attuali non muovono dalle idee del “socialismo anarchico” dei vari Bakunin e Proudhon. Quello caro ai Sacco e Vanzetti, ai Valpreda e al povero Pinelli, tanto per intenderci.

Eppure, nei bakuniani e negli anarcorivoluzionari in genere i propositi di una cospirazione antisistema, della strategia terroristica esisteva egualmente.

Per quanto scagionati in via processuale, l’intreccio tra gli anarchici e le stragi anni Settanta rimane un punto aperto non ancora approfondito.

Gli anarcoinsurrezionalisti del terzo millennio, però, non guardano alla rivoluzione come fine.

Le tesi di Max Stirner all’ombra di Nietsche

Riconducono le loro concezioni e i loro metodi alle idee professate nel XIX secolo. da Max Stirner, padre dell’anarchismo individuale (egoismo) il quale alla rivoluzione “collettiva-ideale ” di popolo preferiva l’insurrezione di uno o di pochi quale paradigma della frattura tra individuo e società.

Molti accostano lo sforzo di ribellione di Stirner alle idee superomistiche nietzscheiane.

Tuttavia, Nietsche, pur professandosi un individualista incallito, nichilista e distruttore della morale, non arriverà mai nei suoi scritti a vagheggiare una società anarchica esente da ogni ordine e autorità.

L’ubermensch di Nietzsche muove certo da una condizione di affrancamento individuale (stelle danzanti).

Non perché si formi bestiame libero di vagare senza padrone, ma per originare nuovi ranghi dominatori, un’aristocrazia dunque in grado di porsi al vertice di una rigenerata civiltà.

Idee che ispirarono l’uomo nuovo del fascismo e che agli anarchici, per loro stessa indole, farebbero venire l’orticaria.

L’anarca jungeriano

Altri affermano che dall’anarcoegoismo stirneriano abbia attinto a piene mani Junger, nella formulazione del suo “anarca”.

Come spunto iniziale non sarebbe da escludersi, ma l’anarca non propende per il sovvertimento poiché presuppone una condizione di fatto: laddove si affermi un sistema tirannico cosi totalizzante ed invincibile esso edifica su di se’ una corazza spirituale.

L’affermazione del proprio “sovrano interiore” libero da condizionamenti esterni.

L’anarca non mira a sabotare le strutture sociali, ma resiste stoicamente dal suo avamposto ideale, dalla sua trincea dello spirito. È la vestale che custodisce il fuoco perenne delle proprie idee finquando la bussola degli eventi non invertirà il suo ago per aprire nuovi squarci sugli uomini e sul mondo.

Tornando agli anarchici nostrani

Gli anarcoinsurrezionalisti come Cospito invece, sono l’essenza dell’inquietudine e dell’insofferenza.

Il loro nichilismo è distruttivo e fine a sé stesso giacché arida e vuota resta la loro prospettiva esistenziale.

Nihil novi sub soli, si direbbe in questi casi.

L’immaginario ideale “post-moderno” dell’anarcoinsurrezionalista, dello squatter metropolitano o del blackblock d’assalto altro non è che la riproposizione di visioni sfaldate, intestine al sistema medesimo che loro lasciano credere di combattere.

Idee condotte però, alle estreme conseguenze.

Ambientalismo, libertarismo, immigrazionismo terzomondista, femminismo, omosessualismo LGBT.

In altre parole, non attaccano la società per edificarne “rivoluzionariamente” una alternativa, ma ambiscono con le loro azioni ad accelerare quei processi che il neoliberalismo globale stesso sta per sua natura propiziando.

Figli del liberismo

Tra liberismo e anarcoindividualismo intercorrono punti di affinità in termini di dissoluzione dell’ordine naturale.

Sono entrambi da considerarsi “figli di Lucifero” dove lo spirito prometeico di ribellione (non serviant) a Dio e alla società naturale raggiunge il suo punto di sublimazione.

Quindi mentre i globalisti, come il demonio ingannatore, operano il male sotto finzione di bene (e di ordine), Alfredo Cospito e compagnia cantante gettano la maschera nel farsi diretti propugnatori di un siffatto disegno. Non è casuale che dalla loro parte va affettivamente schierandosi una vasta fetta della platea liberalprogressista (visita in carcere di una delegazione PD): divisi, quindi, dal metodo ma non dal fine.

Il concetto di anarchia è culturalmente più diffuso di quanto non si creda, se ampliato in funzione del sovvertimento dell’ordine naturale.

Gli anarcoinsurrezionalisti -a tale stregua- rappresentano solo lo stato febbrile di una patologia molto più profonda, i cui bacilli hanno già da tempo invaso e compromesso il corpo sociale.